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Fano: Mulino dalla Torre

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Fano: Canale Breccioli-Rainaldi (mappa Manfredi, 1718)

Fano: Vallato del Porto (o Canale Albani), Canale dei mulini e mulini urbani (scomparsi)


Il Vallato del Porto o Canale Albani, lungo circa 10 km, prende l'acqua dal Metauro in riva sinistra mediante una traversa in cemento posta in posizione diagonale sull'alveo, con funzione di sfioratoio. Poco più a valle due sistemi di regolazione (La Chiusa e Le Portelle) agiscono in caso di piena per rimandare le acque in eccesso di nuovo nel Metauro.
Il corso del Vallato per circa 3,5 km è parallelo a quello del fiume, poi se ne discosta gradualmente dirigendosi verso Fano. Dalle Portelle sino alla località Papiria S. Michele è affiancato dalla Strada Comunale Taglio del Porto, particolarmente suggestiva e ricca di verde nei primi due chilometri, poi sino a Fano dalla Via Papiria.

Entro la città, dal Ponte Rosso al Ponte Storto o "della Ridolfa", 400 m di entrambe le rive del Vallato sono state trasformate nel 1783-84 in un parco pubblico (Viali Mazzini o "i Passeggi"), attualmente (1999) con alberature di Tigli, Lecci, Ippocastani e varie specie esotiche sempreverdi, piantate al posto di quelle abbattute per farne legna da ardere durante la seconda guerra mondiale. Già nel 1873-1874 era avvenuta una distruzione analoga (articolo de "il Gazzettino" del 1° maggio 1904 e SELVELLI 1909).

Infine il Vallato alimenta la centrale idroelettrica della Liscia (vedi scheda) e si immette nel Porto-canale di Fano.

Notizie storiche sul Vallato del Porto

Le prime notizie storiche certe di un vallato che portava l'acqua dal Fiume Metauro alla città di Fano risalgono al 1612. In tale anno difatti venne realizzato il canale Breccioli-Rainaldi, utilizzando come tratto iniziale un canale precedente, quello che serviva i mulini dalla Torre e di Sotto (vedi schede), situati in vicinanza del fiume, e costruito il Mulino di Porta Maggiore. Il tracciato di questo vallato viene indicato in antiche carte a partire dalla fine del 1600, seppure in maniera approssimata e sotto la denominazione di "Fosso delli Vallati", "Taglio del Porto", "Taglio del Metauro".
Riferisce Pietro Paolo Gabus (1727) che il Rainaldi "ebbe il buon consiglio di farlo scorrere tortuosamente per la Campagna; anzi perchè credette, che le tortuosità ne pure bastassero per reprimere la violenza di quelle acque atteso l'esorbitante declivio del loro letto, stimò necessario fare diversi ponticelli, perchè con gl'archi bassi, e stretti, venisse trattenuto".

Ai primi del 1700 vennero eseguiti importanti lavori che trasformarono il Vallato del Porto pressappoco come lo vediamo oggi. Si costruirono nuove opere di captazione nel fiume, dapprima più a valle della chiusa vecchia (progetto dell'architetto Gabus approvato nel 1722 e realizzato in parte negli anni successivi) e poi di nuovo a monte dove erano un tempo (Ingegnere Antonio Felice Facci, nel 1731-35).
Il tratto iniziale del canale del Gabus restò inutilizzato; lo possiamo vedere come un residuo di scavo ed un terrapieno sul quale corre la strada che da Via Papiria prosegue diritta sino al Metauro (Strada Comunale del Porto Vecchio). L'intero tracciato venne inoltre reso rettilineo e l'acqua fu immessa nel Porto Borghese (esistente sin dal 1613-1620), mediante il salto della Liscia, per ripulirlo dai sedimenti che periodicamente lo ostruivano.

Particolari interessanti: in una mappa del 1718 disegnata dal Manfredi e conservata presso la Biblioteca Federiciana di Fano, si vede che il Vallato passava sopra due piccoli corsi d'acqua, il Fosso degli Uscenti e il Rio Beverano (denominato oggi Fosso della Carrara), mediante rispettivamente un "ponte di muro" e un ponte di legno detto "ponte a canale". Queste due opere sono scomparse, ma rimane una traccia del secondo nel toponimo "Casa Ponte Canale" a 6,5 km dalla Liscia.

Il 30 novembre 1835 il Vallato fu venduto per 44.000 scudi dalla Rev. Camera Apostolica (l’organo finanziario dello Stato della Chiesa) agli eredi del Cardinale Giuseppe Albani, Legato della Provincia pesarese che l’aveva in affitto sin dal 1826 (1), e da allora venne chiamato “Canale Albani”, anche se a tale nome è preferibile quello di Vallato del Porto, data la possibile confusione con l’omonimo Canale Albani che porta l’acqua alla Centrale idroelettrica di Cerbara (in origine mulino idraulico, con notizie fin dal 1525) posta lungo il Metauro più a monte in Comune di Piagge, appena fuori del territorio fanese.

Nel tratto di alveo tra le località Gramaccia Nuova e Gramaccia Vecchia (F. Metauro da 5 a 5,5 km dalla foce) l’erosione fluviale, asportando i sedimenti ghiaiosi, ha messo allo scoperto nel 1979 alcuni resti di antiche murature. Questi ruderi sono probabilmente riferibili alle opere di presa costruite dall'architetto Gabus nel 1700.

NOTE
(1) Avanti il R. Tribunale Civile di Pesaro - Per l’Eccell.ma Casa Albani contro il Comune di Fano. 1892. Stab. Nobili, Pesaro. Biblioteca Federiciana di Fano, Ms. Mariotti, b.20.

Mulini entro e presso la città anteriori al 1612

Anteriormente al 1612, anno in cui fu scavato il canale Breccioli-Rainaldi e costruito il Mulino di Porta Maggiore, esistevano già alcuni mulini dentro la città di Fano e nei suoi immediati dintorni, anche se non vi sono testimonianze storiche certe su quale fosse il corso d'acqua che li alimentava.

Alcuni autori hanno ipotizzato per i mulini di Fano una derivazione dal Metauro sin dall'epoca romana (SELVELLI 1946 e BONASERA 1951).

L'AMIANI (1751) riferisce che nel 1216 la Comunità fanese concesse all'Abbazia di S. Paterniano (detta anche di S. Martino) di fabbricare nei suoi pressi un mulino lungo la via Flaminia nel luogo detto allora la Croce di S. Paterniano, servendosi dell'acqua del T. Arzilla, a condizione di non recare pregiudizio ai non lontani mulini pubblici situati fuori città avanti l'Arco d'Augusto. Di questa concessione si parla anche in un documento della fine del 1400 - primi del 1500.
Lo stesso autore ricorda che nel 1238 "furono ristorate le Mura della Città, e cavata intorno la fossa per introdurvi l'acqua dell'Arzilla, che in questo tempo servendo pé Molini dé Canonici (1), della Badia di S. Paterniano, e del Pubblico, scorreva dalla Croce di S. Paterniano al detto Monastero presso la Strada Flaminia, e quindi riprendeva il corso verso il convento di S. Stefano in Palude de Frati Agostiniani" (2).
Sempre l'AMIANI ricorda anche che nel 1491 "il Fiume Arzilla, il quale servito aveva per commodo de' Molini de' Canonici e dell'altro della Città, aveva cagionato infiniti danni colle corrosioni appresso la Strada Flaminia, per dove scorreva in quel tempo" .
In un disegno del 1757 raffigurante il tratto di Flaminia da via XXVII Agosto al Ponte Storto, vengono indicate le "vestigia d'un antico Molino distrutto della R. Abbazia" (quella di S. Martino, detta anche di S. Paterniano) ed un condotto e un fosso a fianco della strada sino alla "Fontana fuori Porta Maggiore", posta all'incrocio con l'attuale via Fanella (Biblioteca Federiciana di Fano, Sala Manoscritti, Disegni, B7 - 64).
Non si ha modo di sapere con certezza se il mulino dell'Abbazia fosse alimentato da un canale proveniente dal T. Arzilla, come afferma l'AMIANI: si potrebbe anche pensare all'acquedotto romano?
Questo passava proprio qui nel dirigersi verso la città; il suo piccolo condotto sopraterra, nell'ultimo tratto su argine, fu demolito all'inizio del 1900 (DE SANCTIS 2006).

Entro la città erano presenti il Mulino dal Casaro o del Cassero (documenti del 1358, 1419, 1422, 1434-1435, 1453, 1455 e 1493), il Mulino in contrada Episcopio, dotato anche di gualchiera, lavatoio per panni e ruota per rotare e forgiare le armi (documento del 1435) e il Mulino in contrada S. Silvestro (documento del 1441).

E' citato un vallato dei mulini "verso Senigallia" nei pressi della contrada di S. Pietro fuori porta e "la casa dei mulini antichi verso il mare" (documento del 1441, riportato nella scheda 17.2.1.149 - Mulini idraulici del bacino del Metauro con ubicazione incerta).

In una carta del 1569 (Giulio Ballino, Pianta schematica di Fano, in PANICALI e BATTISTELLI 1977) è riportato un "Taglio novo" che si dirige verso le mura augustee nel tratto di Porta Giulia, passando accanto ad esse ed alla Rocca Malatestiana sino al mare. Il canale è disegnato in maniera da puntare verso il T. Arzilla (non raffigurata), distante da Porta Giulia circa 1,5 km misurati dal Ponte della Trave.
Nella stessa carta è riportato un "Canale d'acqua" allineato alla Via Flaminia, che porta ad un mulino presso Porta Maggiore. Il canale in questione potrebbe derivare l'acqua o dal T. Arzilla oppure dall'acquedotto romano, che passava proprio qui nel dirigersi verso Fano.
Inoltre è riportato un "Fiumiselo" che si dirige verso Porta S. Leonardo, si immette nel fossato che cinge le mura e sbocca in mare presso la Chiesa di S. Spirito. Questo "fiumiselo" è anche raffigurato in una carta del 1599 (Pietro Bertelli, Pianta prospettica di Fano, in PANICALI e BATTISTELLI 1977) e in altre successive. La sua orientazione può far ipotizzare che si tratti o di un canale proveniente dal Metauro anteriore al Canale Breccioli-Rainaldi del 1612, di cui però non si hanno altre testimonianze storiche, oppure del Fosso degli Schiavoni, documentato fin dal 1640 (Archivio privato Ferri, busta 153, in Sezione Archivio di Stato di Fano), ma che scorreva però a qualche distanza dalle mura (lungo l'attuale viale Vittorio Veneto e sino al mare).

In una carta dell'anno 1600 (Cesare Porta, Progetto per il Porto di Fano, Biblioteca Federiciana di Fano) è disegnato un mulino vicino alla Rocca Malatestiana, senza però il suo canale di alimentazione.

DOCUMENTI

- Documento del 1358 relativo al Mulino del Cassero: S.A.S.Fa., Depositaria, 17 (1358) cc. 100-103
- Documenti del 1419, 1422, 1434-1435 e 1453 relativi al Mulino del Cassero: S.A.S.Fa., Codici Malatestiani vol. 34 (1419), c.1; vol. 35 (1422) c.20; vol. 81 (1434-1435) c. vol.89 (1453) c.73
- Documento del 1435 relativo al mulino in contrada Episcopio: S.A.S.Fa., A.N., notaio Giacomo d' Antonio, vol.B (1433-1438); c.72r atto del 24-5-1435
- Documento del 1441 relativo al mulino in contrada S. Silvestro: S.A.S.Fa., A.N., not. Antonio di Domenico da S. Giorgio, vol.B (1436-1465) c.287v, atto dell' 8-2-1441
- Documento del 1441 relativo al vallato dei mulini "verso Senigallia": S.A.S.Fa., A.N., not. Antonio di Domenico da S. Giorgio, vol.B (1436-1465) c. 367, atto del 21-11-1441
- Documento del 1455 relativo al Mulino del Cassero: S.A.S.Fa., A.N., not. Gregorio Damiani, vol.A, cc.20v - 23v
- Documento del 1493 relativo al Mulino del Cassero: S.A.S.Fa., A.N., not. Pierdomenico Stati, vol. H, c.192
- Documento della fine '400 - primi '500 relativo al mulino dell'Abbazia di S. Paterniano e al canale proveniente dall'Arzilla: S.A.S.Fa., A.S.C., Ufficio Capitani Mulini, busta n.7.

Mulini entro la città posteriori al 1612

Il Vallato alimentava a Fano una serie di mulini, oggi scomparsi, mediante un canale secondario non più presente chiamato Canale dei Mulini o "él Valat", che iniziava al Ponte Storto e si versava nel porto presso la Rocca Malatestiana. Il canale costeggiava la Via Flaminia (l'attuale Via Roma) e passando sotto il Bastione del Nuti alimentava il Mulino di Porta Maggiore, poi proseguiva parallelamente alle mura.
Nel 1867 esistevano un Mulino di Porta Maggiore o Mulino Albani (costruito nel 1612), di proprietà del principe Castelbarco Albani e dotato di 6 macine, uno fuori porta Giulia, detto Mulino della Liscia, o anche di Porta Giulia o del Tabacco, usato per il seme di lino e con due macine, e un terzo vicino alla Fortezza (o Rocca Malatestiana), detto Molinello o Molino del Porto o della Fortezza o del Gesso, anch'esso con due macine.
Da disegni del 1854 e del 1922 risulta che a Porta Maggiore era presente una invalca, industria tessile o conciaria che utilizza la forza idraulica, e che al Molinello c'era una fabbrica del gesso. Il Mulino della Liscia ha funzionato sin dal 1700, anno in cui venne impiantata la fabbrica, anche per la manifattura del tabacco. Il Mulino di Porta Maggiore fu demolito nel 1928 e la vicina fontana con lavatoio pubblico lo fu nel 1931. Pure demolito fu il Molinello, mentre sull'area del Mulino della Liscia venne costruita la centrale idroelettrica omonima, tuttora funzionante.

NOTE
(1) I Canonici Regolari di S. Salvatore ressero l'Abbazia di S. Paterniano sino alla metà del 1500.
(2) ZAZZERI (1977) ubica la Chiesa di S. Stefano in Padule in un punto situato ad Ovest di Fano, tra il T. Arzilla, Via Paleotta, Via della Trave e Via di Villa Tombari, zona a quel tempo con ristagni d'acqua. La Chiesa, di cui si hanno notizie dal 1061, non compare più nelle fonti ecclesiastiche e religiose a partire dal 1290.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 13.10.2016

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