Carnevale, feste, tradizioni e lavoroCarnevale, feste, tradizioni e lavoro

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Campo della fiera del bestiame di Porta San Leonardo

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Fiere e mercati nella zona di Fossombrone

Fiere, mercati, cantastorie e venditori di oroscopi a Fano


Fiere e mercati nel 1600

Sono ben noti i motivi per cui le fiere costituivano nel passato un fatto di grande rilevanza economico-commerciale. Tanto più lo erano per tutti quei piccoli centri in cui il commercio e la produzione locale languivano.
Per invogliare i mercanti all'appuntamento fieristico e favorire il soddisfacimento dei bisogni della popolazione anche a Fano era concessa la franchigia sia alle merci, che non pagavano dazio, sia alle persone che non potevano essere molestate (cioè inquisite o fermate) dai ministri di giustizia del foro laico o di quello ecclesiastico. Per tale motivo i bandi delle fiere venivano sottoscritti, per quello che gli competeva, anche dal vescovo, che però emanava in proprio altre norme da osservare davanti ai monasteri e alle chiese a salvaguardia del buon ordine e del buon costume. Durante la fiera di S. Bartolomeo veniva sospesa l'attività del tribunale laico ed ecclesiastico. Da ricordare che la franchigia alle merci veniva concessa anche per il consueto mercato settimanale del sabato che si svolgeva in piazza per le merci, al Trebbio e poi tra l'Arco d'Augusto e Porta Maggiore per i suini, nei campi vicini al vallato tra Porta Giulia e Porta Maggiore per i bovini.
Chi nei giorni di mercato o di fiera acquistava in franchigia e poi riponeva la merce in magazzino per rivenderla quando il «tempo franco» era passato doveva mettersi in regola con la solita «gabella del passo», che doveva essere pagata anche dai mercanti che si trattenevano in città dopo la fine della fiera: comunque in materia c'era una casistica minuta e pignolesca su cui non ci soffermiamo. I Capitoli della Dogana generale dell'antica e nobile città di Fano erano stati corretti e definiti nel 1640 dal commissario apostolico mons. Perbenedetti.

Le principali fiere di merci erano due: quella detta di S. Paterniano (10 luglio) e l'altra di S. Bartolomeo (24 agosto); la tradizione giunta fino agl'inizi del presente secolo annovera anche le fiere dette di S. Marco il 25 aprile, di S. Orso il 16 maggio, di S. Fortunato il 9 giugno, dei SS. Angeli Custodi il 2 ottobre, di S. Lucia, o degli scaldini, il 13 dicembre.

La più grande fiera di bestiame si svolgeva fin dal sec. XV ogni domenica di settembre a S. Liberio, volgarmente S. Oliviero, alla destra del Metauro nella zona di Montemaggiore: ripetiamo che, sia pur per breve profondità, per tutta l'estensione del territorio fanese la sponda destra del fiume apparteneva a Fano; le colline sovrastanti, meno Isola e Sorbolongo, allo Stato di Urbino.

Per le due maggiori fiere il tempo di franchigia durava dal 5 al 15 luglio, inclusi, per quella di S. Paterniano; dal 12 agosto all'8 settembre per quella di S. Bartolomeo, in antico chiamata di Santa Maria d'agosto. Il giorno della festa del santo segnava la scadenza per pagare i debiti «commerciali» e gli affitti (di metà anno); ed era anche il tempo di «scasare».

Scorrendo la collezione degli Statuti delle Fiere (Sez. Archivio Storico di Fano, Archivio Storico Comunale) si nota che per tutto il '600 e il '700 le disposizioni disciplinari, penali, organizzative etc. rimasero immutate: sempre ripetute nello stesso ordine e con le stesse parole. Ad esempio, per i due secoli suddetti (ma forse sarà successo anche prima e anche dopo) «quelli di Fossombrone» che vendevano pianelle, ciabatte e scarpe continuarono a sistemare i loro banchi nella strada che dal Trebbio di S. Antonio (centro della fiera) andava verso la chiesa di S. Paterniano. Poco lontano dalla Porta di S. Leonardo per due secoli e più trovarono tradizionale «posteggio» pignattari e vasari.

Dal Trebbio fino alla «piazza grande» e anche nell'area della stessa si succedevano le botteghe (chioschi) costruite da privati bottegari che le affittavano ai mercanti. Queste botteghe dovevano essere munite di una tenda collocata in alto, in modo da lasciare il passo alle carrozze. Nel Seicento l'attuale Corso Matteotti ancora non era, e non era mai stato nemmeno ai tempi di Roma, la via principale di Fano: veniva indicato come «via o strada delle botteghe» (il motivo lo abbiamo appena detto) oppure «via delle calzolerie»: solo più tardi vi vennero aperti veri e propri negozi.

La strada principale della città fu per tutta l'antichità via Nolfì, e ancora lo era nel Seicento, specie nel tratto più vecchio, quello che dall'incrocio con via della Postema (ora via Garibaldi) portava verso la Rocca: su via Nolfi (chiamata semplicemente via maestra) e sui tratti delle vie laterali che vi confluivano avevano la loro residenza moltissime tra le più illustri famiglie (Carrara, Gabrielli, Borgarucci, Castracane, Forestieri, De Cuppis, Petrucci, Uffreducci, Martinozzi, Nolfi, Montevecchio, Avveduti, Hercolani, ecc.); vi si affacciavano (a fine secolo) ben sette chiese e sette fra conventi e istituti.

Durante le fiere era vietato «mettere robbe o mercantie alla ventura di qualsivoglia sorte» cioè vendere col sistema di lotterie o sorteggi di vario genere; vietato anche impiantare tavoli da giuoco con carte, dadi, libri, balle (palline), biribissi, salvo specifiche licenze del governatore. Per occupare i posti migliori i mercanti, solita storia, davano mance agli sbirri o ai piazzari comunali; un abuso che l'autorità cercò di stroncare, con poca fortuna.

I mercanti ebrei erano ammessi alle fiere, anzi erano ricercati perché con le loro merci le «abbellivano»; i bandi vietavano di molestarli «in modo alcuno nè in fatti nè in parole» minacciando pene ad arbitrio dei Consoli della fiera, due gentiluomini preposti ogni anno alla osservanza delle solite norme.

Per quanto riguarda il mercato del sabato, dal 1656 si fece l'esperimento, durato qualche anno, di spostarlo nei mesi meno freddi fuori di Porta Marina: è una soluzione di cui si parla anche oggi.

Da: “Fano nel 600”, DELI, 1989

Fiere e mercati nel 1900

A Fano si tenevano, come oggi d'altronde, due mercati settimanali, il mercoledì e il sabato; quello del sabato era importantissimo per il commercio del bestiame.

Vi partecipavano mercanti di tutte le Marche e della Romagna.

Tre le fiere nel corso dell'anno: il 10 luglio di S. Paterniano, festa del Patrono; il 25 agosto di S. Bartolomeo detta dell'aglio e della cipolla, la più importante: era un avvenimento straordinario. In gran numero la gente veniva a Fano da molti paesi dell'entroterra. Si poteva comprare ogni genere di mercanzia. I cantastorie tenevano avvinte, con le loro canzoni che andavano dal comico al tragico e al sentimentale, numerose persone, specialmente quelle dei paesi le quali, poi al ritorno, avevano argomento di cui discutere e da raccontare,ai compaesani.

I cantastorie avevano il pappagallo che, con il becco, estraeva da un cassetto al lato della gabbia il foglietto con l'oroscopo ai clienti.

Vi era anche l'uomo vestito da indiano, con tanto di turbante, che da una macchina misteriosa, nella quale suonavano campanelli e si accendeva una lampada, estraeva il «vero oroscopo» a chi gli dava due soldi. Il chiasso era tanto, perché i venditori gridavano a più non posso (e non avevano l'altoparlante allora) magnificando la bontà della loro merce e il prezzo conveniente. Era una «babilonia» insomma; la gente si divertiva tanto, specialmente i ragazzi che venivano dalla campagna.

Non mancavano i malandrini e i borsaioli che alleggerivano del portafoglio i meno attenti agli inganni, che si nascondevano in mezzo alla folla.

Il mercato del bestiame (soprattutto di bovini) si effettuava sull'area oggi occupata dalla caserma «Paolini» e successivamente dove ora sorge l'edificio delle scuole «Corridoni».

La fiera di agosto si protraeva per tre giorni; era caratterizzata anche dai balli popolari che si facevano all'aperto o sotto tettoie appositamente allestite. Molto frequentata era la «capanna» nei pressi di porta S. Leonardo. Fra un ballo e l'altro si consumavano rosse fette di cocomero.

La terza fiera era fissata il 13 dicembre ed era detta di S. Lucia, e con questa si chiudeva l'anno fieristico.

I commerci, oltre a quello dei bovini, sono da ricordare quelli delle uova e del pollame, dei cereali, dell'olio d'oliva, del pesce e degli ortaggi.

Caratteristico era il mercato dei bozzoli, che si svolgeva in giornate di primavera, nel chiostro del convento di S. Paterniano, ombreggiato, per l'occasione, con teli di cotone; ancora, sui muri si possono vedere i ferri a cui erano fissati i fili metallici di sostegno.

Il ballo era detto del «sold» perché ad ogni ballo l'uomo doveva pagare la moneta da un soldo (cinque centesimi), che poi diventò una «bicicletta», così veniva detta una moneta metallica da quattro soldi (venti centesimi di lira).

(Da: "Fano dentro le mura", AMADUZZI 1984)

Il mercato del sabato, specie quello del bestiame, il più rinomato delle Marche, e le fiere avevano notevole importanza per l'economia ed il commercio della nostra città. La gente affluiva numerosa da paesi vicini e lontani, a piedi, con i carri, con la diligenza. In tali occasioni non mancavano mai i cantastorie marchigiani, romagnoli e persino veneti. Prendevano posto nei luoghi maggiormente affollati. Uno suonava e un altro cantava. Ad intervalli uno s’interrompeva per raccogliere le offerte dal pubblico e per vendere il foglio delle storie che andavano cantando. Storie d'amore tradito, di delitti, di figli abbandonati. Un po' di cronaca nera. Il cantastorie, per alcuni, costituiva il numero di maggiore attrazione della giornata. La gente, a sera, ripartiva commentando i fatti della giornata, non ultimi quelli presentati dal cantastorie mescolando fantasia e realtà, sentimenti delicati a passioni violente. La gente, che si accontentava di poco, si divertiva e si commuoveva.

(Da: "La vecchia Fano", AMADUZZI 1981)

In un opuscolo del 1932 (CONSIGLIO PROV. DELL'ECONOMIA CORPORATIVA 1932) vengono elencate tutte le fiere e i mercati, suddivisi per comune o frazione, della Provincia di Pesaro e Urbino. Per Fano vengono citate le fiere del 10 luglio, 25 agosto, 14 settembre e 13 dicembre,  e mercati in tutti i mercoledi e sabati dell'anno. 

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 12.01.2005
    Ultima modifica: 13.02.2016

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