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Metodo di studio dei Molluschi


Per i Molluschi marini il periodo di studio va dal 1985 al 2011, anche se sono stati considerati dati antecedenti.
Sono state considerate le specie presenti nel tratto di Alto Adriatico (1) antistante la costa della Provincia di Pesaro e Urbino, per una lunghezza di circa 41 km e un'ampiezza di 65 km corrispondenti a circa 35 miglia (2). La zona in questione ha una profondità dolcemente degradante sino a 66 m, nella zona centrale di questa parte di Adriatico.

Le schede descrittive e la nomenclatura delle specie si basano su "I Molluschi marini conchiferi della Provincia di Pesaro e Urbino" di POGGIANI et al., 2004, con aggiornamenti successivi per la nomenclatura.
Altre opere considerate sono:
- un lavoro pubblicato nel 1949 su "I Molluschi della spiaggia di Fano", basato su materiale spiaggiato, raccolto sui blocchi calcarei del molo e in piccola parte prodotto di pesche (RUGGIERI, 1949);
- "Atlante delle conchiglie del Medio Adriatico" (COSSIGNANI et al., 1992), in quanto riguarda anche la parte di Alto Adriatico a Sud del parallelo a 43°58' 00" latitudine Nord sino alla linea limite con il Medio Adriatico (la congiungente Ancona con Zara);
- "Le conchiglie della costa romagnola" di RINALDI (1991), che riguarda la zona di Alto Adriatico contigua alla nostra, da Cattolica a Sud sino alla foce del Reno a Nord, integrata da un lavoro del 1995 (RINALDI, 1995).

Da un punto di vista biogeografico, in base alla suddivisione dei mari italiani in 9 aree adottata per compilare la checklist della Società Italiana di Biologia Marina del 2006 (www.sibm.it), la zona di studio è compresa nell’area biogeografica dell’Alto Adriatico, ossia il tratto di mare tra il limite Nord del bacino e la linea congiungente il promontorio del Conero con l’Istria. E’ situata in adiacenza dell’area biogeografica del Medio Adriatico.
In questa zona i fondali (suddivisi per piani in base alla profondità ed associati alle rispettive biocenosi) sono:

piani sopralitorale, mesolitorale (o intertidale) e infralitorale (3)
- fondale roccioso costituito da rocce, massi e lembi di fondo sabbioso lungo gli 11 km della costa alta del S. Bartolo (da Pesaro a Gabicce) ampio 20-70 m; moli e scogliere frangiflutti presso riva lungo il resto della costa, con le biocenosi delle Rocce Mediolitorali e delle Alghe Fotofile. Vanno da 0 a 3-5 m di profondità;
-fondi mobili costieri:
fondali sabbioso, sabbioso-fangoso e fangoso molto sabbioso costieri (sabbie litorali, sabbie pelitiche e peliti molto sabbiose) (4), con le zoocenosi a Venus gallina e Venus gallina + Owenia fusiformis (SCACCINI 1967). Vanno dalla riva a 1-1,5 miglia dalla costa e da 0 a 10-12 m di profondità; fondale fangoso-sabbioso con acqua più o meno salmastra alla foce dei corsi d’acqua (Arzilla, Metauro e Cesano) e dei porti-canale di Gabicce mare (F. Tavollo), Pesaro (F. Foglia) e Fano (Vallato del Porto alimentato dal F. Metauro);
fondale fangoso-sabbioso costiero (peliti sabbiose), con le zoocenosi a Venus gallina e Venus gallina + Owenia fusiformis (SCACCINI 1967). Va da 1-1,5 a 4,5-7,5 miglia dalla costa e da 10-12 a 18-22 m di profondità.
In questi fondi mobili non sono presenti le praterie a Posidonia e Zostera, pur potendo queste piante fanerogame vivere nella fascia sino a 30 m circa di profondità.

piani infralitorale e circalitorale
- fondi mobili al largo: fondali fangoso e fangoso-sabbioso (peliti e peliti sabbiose), con la zoocenosi a Turritella communis (SCACCINI, 1967) (5). Vanno da 4,5-7,5 a 15-16 miglia dalla costa e da 18-22 a 48-58 m di profondità.

piano circalitorale
- fondale sabbioso-fangoso (sabbie pelitiche “relitte”), con la zoocenosi a Tellina distorta (SCACCINI, 1967) e fondale fangoso molto sabbioso (peliti con molta sabbia), con la zoocenosi a Turritella communis (nella facies con esemplari morti quasi esclusivi) (SCACCINI, 1967) (6). Vanno da 15-16 a 35 miglia dalla costa e da 48-58 a 66 m di profondità. Queste due biocenosi occupano una vasta zona al centro dell’Adriatico: la biocenosi a Tellina si estende da Ravenna a Giulianova e quella a Turritella da Fano a Giulianova. In esse l’epifauna è abbondante e costituita in prevalenza da spugne, ascidie, attiniari e molluschi, con l’aggiunta dei detriti provenienti dagli organismi morti. Sono questi i cosiddetti fondi sporchi dei pescatori locali, dove la pesca a strascico è difficoltosa e per impedire l’intasamento delle reti si devono usare accorgimenti particolari.

- Acque libere sia al largo che presso costa, superficiali o profonde, non immediatamente prossime alla riva e al fondo (ambiente pelagico).

Per la nomenclatura dei Molluschi marini si è seguita la Checklist usata in POGGIANI, MATTIOLI e MICALI (2004), con aggiornamenti tratti dalla Checklist della fauna marina italiana (2006) - MOLLUSCA (POLYPLACOPHORA - B. Dell’Angelo, GASTROPODA PROSOBRANCHIA – B. Sabelli, M. Oliverio, G. Spada, G. Manganelli, F. Giovine, R. Giannuzzi-Savelli, F. Pusateri, GASTROPODA HETEROBRANCHIA ETEROSTROPHA – B. Sabelli, GASTROPODA HETEROBRANCHIA OPISTHOBRANCHIA - R. Cattaneo-Vietti, F. Giovine, GASTROPODA HETEROBRANCHIA PULMONATA – G. Manganelli, BIVALVIA - S. Schiaparelli, SCAPHOPODA- G. Steiner, CEPHALOPODA - G. Bello), consultabile nel sito della S.I.B.M. (www.sibm.it).

Per quel che riguarda i Molluschi di acqua dolce, lo studio è stato condotto utilizzando dati dal 1971 al 2011; un'indagine più sistematica è stata condotta dal 1994 al 1996 in 54 stazioni di rilevamento dislocate in tutto il bacino del Metauro (21 stazioni lungo il Metauro dalla foce alle sorgenti, 3 sul T. Tarugo, 11 sul F. Candigliano, 8 sul T. Burano, 4 sul T. Bosso e 7 sul T. Biscubio).
Il periodo di studio dei Molluschi terrestri va dal 1990 al 2011.

Per la nomenclatura dei Molluschi dulciacquicoli e terrestri ci si è attenuti a "Gastropoda Prosobranchia, Heterobranchia Heterostropha" di BODON et al. (1995), a "Gastropoda Pulmonata" di MELONE et al. (1995) e a "Bivalvia, Scaphopoda" di BEDULLI et al. (1995) della "Checklist delle specie della Fauna Italiana".
Le checklist sono consultabili nel sito CK2000 - Checklist of the Italian fauna del 2003, www.faunaitalia.it/checklist.

Si ringraziano per l'aiuto nella determinazione Folco Giusti (specie terrestri), Giorgio Lazzari (specie di acqua dolce e terrestri) e per i dati forniti (citati in alcuni casi come "comunicazione personale": com. pers.) il Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano, Simone Ottorino Bai, Angela Balducci, Giulio Carnaroli, Christian Cavalieri, Virgilio Dionisi, Mario Facchini, Leonardo Gubellini, Giorgio Maiella, Giovanni Mattioli, Giuseppe Panaroni, Giulio Riga e Paolo Volpini.

Una parte dei dati raccolti sono stati archiviati su supporto informatico ("Banca dati dei Molluschi del Mare Adriatico antistante la Provincia di Pesaro e Urbino" - dati dal 1964 al 2005 e "Banca dati dei Molluschi di acqua dolce e terrestri della Provincia di Pesaro e Urbino" - dati dal 1971 al 2011).

Le collezioni di riferimento, usate per fotografare gli esemplari conservati, sono state curate da Pasquale Micali (collez. personale), Luciano Poggiani (collez. depositata nella Raccolta naturalistica del Centro di educazione ambientale Casa Archilei di Fano) e Giovanni Mattioli (collez. depositata nel Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano).

NOTE
(1) Da un punto di vista geografico l'Alto Adriatico va dalle acque venete e friulane fino alla linea che unisce fra le due coste Ancona e Zara.
(2) 1 miglio marino = 1852 m.
(3) Il piano sopralitorale (o zona emersa) è la zona di riva bagnata solo dagli spruzzi delle onde. Il piano mesolitorale (o mediolitorale, o intermareale, o intertidale, o zona litorale) è la zona tra la bassa e l'alta marea. Il piano infralitorale (o zona sommersa) è la zona sempre sommersa che si estende sino a 25-30 metri di profondità, limite di illuminazione al di là del quale non vivono le piante Fanerogame marine (Posidonia e altre). Il piano circalitorale (o zona di platea) si estende nella nostra zona di Adriatico da 30 a circa 65 metri (la maggiore profondità che si raggiunge nella parte centrale).
(4) Peliti: sedimenti a granulometria finissima, composti prevalentemente di minerali della famiglia delle argille. Al posto di questo termine, proprio della geologia, viene di solito usato quello più generico di fango.
(5) In SCACCINI e PICCINETTI 1967 tali sedimenti vengono indicati come fango scuro e molle il primo e come sabbione (fondo sabbioso fine e duro) il secondo.
(6) In SCACCINI e PICCINETTI 1967 tali sedimenti vengono indicati come sabbiosi fini e duri.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2004
    Ultima modifica: 25.07.2020

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