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La battaglia del Metauro: le fonti storiche


POLIBIO

Le Storie, libro XI, capitolo I, paragrafi 2-7

«La situazione non piaceva per nulla ad Asdrubale; ma poiché i fatti stessi non davano più possibilità di indugiare e vedeva i nemici che avanzavano in ordine di combattimento, fu costretto a schierare a battaglia gli Iberi e i Galli che erano con lui.

Dispose in prima linea gli elefanti (che erano in numero di dieci), aumentò la profondità delle file, restrinse in breve spazio tutto l'esercito e - postosi al centro, dietro lo schieramento degli elefanti - portò l'attacco contro l'ala sinistra dei Romani, deciso a vincere o a morire nella battaglia. Livio (Salinatore) avanzò contro i nemici con decisione e, gettate le sue truppe nella mischia, combattè valorosamente.

Claudio (Nerone), schierato all'ala destra romana, non poteva avanzare a causa del terreno difficile che aveva davanti, fidandosi del quale Asdrubale aveva fatto impeto contro l'ala sinistra dei Romani.

Mentre Claudio era indeciso sul da farsi, trasse ispirazione per fare quello che gli convenisse dal successo ottenuto da Asdrubale (cioè dal fatto che Asdrubale si era portato molto avanti con i suoi e quindi mostrava a Claudio stesso un fianco scoperto). Allora Claudio spostati dall'ala destra alcune sue coorti e facendole uscire alla sinistra del suo (*) schieramento si scagliò sul fianco dei Cartaginesi che erano sugli elefanti. … Quando Claudio attaccò alle spalle i nemici la battaglia divenne ineguale. Livio investì il fronte, Claudio il tergo degli spagnoli dei quali la maggior parte fu fatta a pezzi (Polibio, XI, l 5-7).»

(*) Interpretazione diversa da quella di Tito Livio che fa passare le truppe di Claudio dietro tutto l'esercito romano del console Marco Livio.

 

TITO LIVIO

Libro XXVII, capitolo 46, paragrafo 4
La posizione degli accampamenti dei Romani e dei Cartaginesi fino alla vigilia della battaglia

«Il campo dell'altro console (Livio Salinatore) si trovava nella zona di Senigallia (*)  e Asdrubale ne distava circa mezzo miglio.

(...)

Asdrubale, in attesa che la luce diurna gli mostrasse il cammino da seguire, ordinò di marciare lungo la ripa del fiume; e poiché seguendo le svolte e i meandri del suo corso sinuoso era andato girando senza molto avanzare, aveva deciso di attraversare non appena l'alba gli avesse lasciato vedere un passaggio opportuno.

Ma siccome quanto più si allontanava dal mare, non trovava un guado essendoci ripe sempre più alte che restringevano il fiume, così perdendo tempo diede al nemico la possibilità di inseguirlo».

 

Libro XXVII, capitolo 48, paragrafi 12-15
La manovra aggirante del console Claudio Nerone durante la battaglia

«Claudio (Nerone) - gridando ai soldati: "A qual fine abbiamo percorso a marce forzate un così lungo cammino?" - dopo aver tentato invano l'assalto della collina di fronte e aver visto che da quella parte non era possibile giungere al nemico, prelevò alcune coorti dall'ala destra (dove capiva che ci sarebbe stata una sosta inoperosa piuttosto che una battaglia), le condusse dietro lo schieramento delle legioni romane e piombò sul fianco destro nemico, senza che se l'aspettassero non solo i nemici ma neppure i Romani. E tanta fu la celerità che, subito dopo l'apparizione sul fianco, l'attacco fu portato alle spalle dei nemici.

Così da ogni parte - di fronte, di fianco, alle spalle - sono massacrati gli Ispani e i Liguri; e ormai la strage era arrivata fino ai Galli».

 

Nota (*)

Sena (Senigallia) ha legato il suo nome alla battaglia, anche se tra questa colonia e il Metauro ci sono non meno di 20 km e vi si interpone la valle del Cesano. Senigallia all'epoca costituiva il centro romano politico-amministrativo più vicino al luogo del combattimento.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 14.11.2007
    Ultima modifica: 14.11.2007

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