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Ripalta (Castelli prima del sec. XIII)


ante 1175

Territorio di Fano. Oggi piccolo agglomerato nel comune di Cartoceto (PU) alla sinistra del Metauro, 215 s.l.m., con ruderi di torre e chiesa diroccata.

La prima notizia sul castello si trova in una concessione enfiteutica della canonica della cattedrale di Fano a cinque persone, concernente "totum mansum Roncalfi in curte castri Ripalte ... medietatem de orticello ante portam castri Ripalte, a latere cuius primo est via que vadit iuxta castrum" (ACap Fano, Istrumenti in pergamena, t. I, n. 11, a. 1175). Nel 1178 Alessandro III conferma all'abbazia di S. Paterniano di Fano "totum quod habetis in castro Ripalte et in curte eius" (ASVa, Reg. Vat., 300, ff. 169v-170v; SAS Fano, S. Paterniano, Atti d'enfiteusi, f. 207r-v). Nello stesso anno il priore della canonica loca "unam peciam terre positam in curte castri Ripalte, iuxta rivum Siccum" (ACap Fano, Istrumenti in pergamena, t. I, n. 14). Uno degli atti più importanti è la vendita di beni e diritti fatta nel 1202 da Rodolfo e Agolante figli di Tabiano a Rusticello di Guarnito, comprendente "quicquid habemus et tenemus vel alii pro nobis habent et tenent in castro Ripalte et in eius curte, una cum hominibus, domibus, terrenis, servitiis, usibus, usantiis" (ibidem, n. 18); quindi la donazione di Rainerio di Viviano dello stesso anno alla canonica: costui offre al priore Gualterio se stesso e i suoi eredi "et omnia mea bona mobilia et inmobilia ... in curte Ripalte et in castro predicto", inoltre promette che "nullum alium dominum faciemus nisi te do(n)num Gualterium ... tenere personas et res nostras ad dominium et maioriam predicte canonine Fan(i) et dare omni anno .XII. den(arios) in sancto Stefano pro usuali servicio" (ibidem, n. 20). Si intensificano da questo momento gli atti di enfiteusi della canonica, la quale elargisce a uomini del castello oliveti, "terram cum olivis e terram cum vinea". Così nel 1212 viene concesso "unum olivetum positum in curte Ripalte in loco q.d. Roncalfe et quartam partem mansi quod tenuit Adamolus"; all'enfiteuta viene richiesto un canone in natura e una entratura di tre libbre ravennati (ibidem, n. 25). La canonica aveva legato a sé alcuni uomini mediante rapporti di tipo vassallatico, come dimostra un contratto letto davanti ad un giudice del comune di Fano nel 1240: in esso un certo Deuteaiute, abitante in Ripalta, dichiara di essere stato nel castello e corte di Ripalta "ad vestram segnoriam tanquam vester homo et in futurum ... volo et fatio me hominem canonice supradicte, immo et confiteor quod etiam michi in feudum pro hominitia concessit dicta can[onica u]num sedium sive mansum in quo habito cum domibus, terra, olivis et aliis [pertinen]tiis" (ibidem, n. 59). Nel 1283 il castello è "destructum" e soggetto a Fano (ASVa, A. A. Arm. C, 156).

Chiese: pieve (di S. Cesario) di Ripalta (ACap Fano, Istrumenti in pergamena, t. I, nn. 27, 45, e 58, aa. 1218, 1233 e 1239; R.D., nn. 561, 674, 758, 806, 886, 969, 1036, aa. 1290-92 e 1299: in quest'ultima data si aggiunge la dedicazione a S. Biagio).

Benché le proprietà ecclesiastiche siano documentate già prima del 1202, Ripalta doveva essere fino a quell'anno al centro di un dominio signorile laico, di cui sono rappresentati i fratelli Rodolfo e Agolante e, forse, Rainerio di Viviano. Quindi i diritti di signoria furono ceduti ai canonici di Fano, i quali subentrarono ai laici nelle loro funzioni, limitate ormai alla sfera economica, in quanto nel sec. XIII il comune aveva già esteso la sua giurisdizione nel distretto di Ripalta.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 06.08.2004

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