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Osservazioni sugli organismi planctonici marini a Fano a fine 1800-primi del 1900


Osservazioni sugli organismi planctonici marini a Fano nell'estate del 1889-1890
dell'abate conte Francesco Castracane degli Anteminelli di Fano

Lo studio delle meraviglie della Creazione e in particolar modo quelle che si hanno nei più piccoli organismi nel mentre che forma la mia principale occupazione durante la stagione invernale e la primaverile in Roma in modo che il tempo mi trascorre con una vertiginosa rapidità, pure mi fa sentire la necessità di interrompere le gradite occupazioni concedendo alla mente un poco di riposo. A tale scopo mi ritiro nell'estate e in parte dell'autunno in Fano mia patria, ove mi feci costruire sulla spiaggia del mare una comoda villetta, la quale nel mentre che mi pone a contatto della mia numerosa parentela, mi ricrea con l'incantevole vista dell'Adriatico, che mi attira per il refrigerio del bagno e in pari tempo mi offre opportunità di raccogliere materiali di studio, o mi suggerisce esperimenti da eseguire a dilucidazione della biologia delle Diatomee. E' cosa per me di utile e di diletto il ricordare l'opportunità offertamisi di fare raccolte interessanti di Diatomee in una spiaggia arenosa e liscia, ove non si sarebbe potuto attendere di incontrarle, e più il riandare sui diversi fenomeni che mi fu dato osservare alla spiaggia del mare. Certamente. non avrò da narrare cose peregrine, però mi lusingo che una tale esposizione varrà ad invaghire almeno alla contemplazione degli spettacoli della Natura, e per chi si diletti negli studi microscopici sarà utile l'apprendere quanto sia facile l'incontrare nel mare soggetti vari di studio i più curiosi ed interessanti.

Durante la stagione estiva dello scorso anno ed in più volte la mia attenzione durante il bagno venne attratta dalla vista di numerose faldelle natanti di tinta più o meno scura secondo che presentavano la faccia superiore o l' inferiore, come suole vedersi nelle due faccie delle foglie degli alberi, ed il colore era quello che sogliamo dire di oliva fradicia. Sin dalla prima occhiata potei dichiarare quelle faldelle o quasi false membrane quali agglomeramenti di infinito numero di Diatomee in processo di riproduzione, avendone più volte incontrato ed esaminato con il microscopio altre perfettamente simili. Riportato a casa alcun saggio di quelle faldelle e sottopostolo al microscopio riconobbi non essermi punto apposto nel mio giudizio, rallegrandomi di avere in quelle un agglomeramento interessantissimo di Pleurosigma. Esaminai le circostanze che dovettero favorire lo sviluppo di quelle pellicole e ritengo non andare errato riguardando quel fatto quale prodotto di due circostanze che dovettero collimare per condurre a simile risultato. La prima circostanza o condizione riconoscerei nell'influenza dell'acqua dolce scaricata dal porto-canale che sito in prossimità del luogo ove presentavansi quelle faldelle è alimentato dalle acque del Metauro ad arte deviate. Il fatto del massimo rigoglio delle Diatomee nelle acque meno salse è cosa perfettamente accertata dalle osservazioni dei Naturalisti Diatomologi, ed è confermato dalle unanimi testimonianze che si hanno registrate in occasione delle ultime spedizioni scientifiche marine e specialmente della memorabile spedizione inglese del Challenger. La seconda condizione e forse più diretta del fenomeno fu l'accumulamento di melme a ridosso della palizzata sinistra del porto-canale avvenuto sotto l'azione dei venti di Nord-Ovest, il quale accumulamento in luogo di essere costituito da sabbia incoerente e quindi soggetta a continua abrasione, presta un buon appoggio allo sviluppo delle Diatomee per la maggiore coerenza delle finissime particelle marnose. Così il non disturbato sviluppo delle Diatomee venne formando sul fondo marnoso un continuo strato di frustuli riuniti dall'involucro mucoso o coleoderma, nel quale rimanendo imprigionato l'ossigeno risultante dalla decomposizione dell'Anidride carbonica lo strato sollevavasi dal fondo e scindendosi in brani veniva portato a galleggiare alla superficie. L'osservazione del fenomeno avvenuto sotto i miei occhi e circoscritto in ristretta località, conferma quanto io azzardai dire a spiegazione di simile fenomeno ma avvenuto in così larga scala da paralizzare per qualche tempo l'industria dei poveri pescatori, e quindi da richiamare sul medesimo l'attenzione di Governi e di Società scientifiche (1). Una simile manifestazione del maraviglioso rigoglio della vita del mare è uno dei soggetti più interessanti che si impongano alle ricerche del biologo; però non è agevole cosa l'incontrare opportune condizioni di circostanze che valgano a soddisfare la curiosità del Naturalista, il quale perciò appunto deve essere tanto più diligente a non lasciar sfuggire l'occasione propizia.

Il mare, oltre alle sue molteplici attrattive, presenta altro meraviglioso fenomeno, che di sua natura s'impone a chiunque non sia totalmente privo di coltura. Intendo parlare della fosforescenza, fenomeno più conosciuto per quanto ne viene riferito nei libri di quello che veduto ed esaminato da chi vive nelle vicinanze del mare o che abbia avuto occasione di fare qualche viaggio marittimo. E pure non vi ha forse fenomeno più attraente per sè stesso e per la sua arcana natura della fosforescenza marina. Chi nelle placide notti estive si piace fermarsi alla contemplazione del mare preferisce il trattenersi al lume di luna e nel contemplare l'argentino riflesso di quella sulle acque e nell'ascoltare il ritmico rumore della onderella che si frange alla riva, sentesi quasi a suo malgrado portato alla poesia. Però quando non splende la luna sull'orizzonte, più meraviglioso ed attraente spettacolo presenta il mare, ma questo non si offre a chi non è uso a considerare niente più di quanto colpisce l' occhio volgare. Intendo parlare della fosforescenza, fenomeno notissimo a chiunque ebbe occasione di viaggiare in mare o anche semplicemente fu in battello a diporto in una notte non rischiarata dalla luna mentre lungo la via della nave o del battello e nel battere dei remi sull'acqua potè notare una luce incerta e arcana. Ma di ben altra importanza è quel fenomeno per chi, vinta la ritrosia che sentesi a fare il bagno a notte buia, vede attorno a sè splendere l'acqua e questo tanto più quanto forte sarà il rompere dell'acqua per il movere delle braccia nell'azione del nuoto. Nella scorsa estate questa luce mi si mostrò tanto viva che trovandomi con l' acqua sin al collo al muovere delle gambe ne potei distinguersi il colore della pelle. Ma questa luce non appare come uno splendore incerto più o meno intenso, ma bensì riconoscesi prodotta da miriadi di punti luminosi microscopici e perfettamente definiti. Chiunque scrisse su tale fenomeno giustamente lo attribuì ad animaluzzi ma da tutti ripete essere quelli appartenenti alla Noctiluca miliaris Surir, mentre fra le molte raccolte che ho fatto di questi curiosissimi organismi ai quali devesi il grazioso fenomeno luminoso, non ricordo di avervi scorto una Noctiluca. I produttori di questa luce sono degli organismi appartenenti ai Peridinium e più specialmente ai Ceratium che ne formano un sottogenere. Le specie che io ho notato più frequentemente nel litorale di Fano sono il Peridinium acuminatum, P. tripos, P. furca, dei quali i due ultimi sono i più grandi e i più splendenti, cosicché la maggiore luminosità rimarcata in quest'anno l'attribuisco al predominio delle forme più grandi sul P. acuminatum. Più volte ho fatto abbondanti pesche di questi piccoli organismi per mezzo di una reticella galleggiante di velo di seta ed ebbi il piacere di fornirne al Ch. Naturalista inglese Saville Kent che se ne valse nella istoria degli animali inferiori avendole trovate ricche di specie diverse. La posizione della mia villetta situata sulla riva del mare mi attrae a quando a quando al bagno nelle notti più calde, e allora mi trattengo a notare l' intensità della fosforescenza, la distribuzione dei produttori di quella, ed ogni altra circostanza che valga a rendermi conto della loro esistenza. In essi è un continuo illuminarsi ad ogni minimo urto per subito estinguersi, per cui appena mi riescì seguire il moto di alcuno di quei punti luminosi per il tratto di qualche centimetro. Però nel sorgere dall'acqua il mio petto e le braccia vedevansi costellati da infiniti lumicini che andavano estinguendosi tuttavia in questo anno ho potuto misurare il tempo che scorreva sino al cessare di tale strana illuminazione sul mio petto e sulle braccia e lo ritrovai di non meno di quaranta secondi. Il guizzare di un pesce nel fondo del mare ne svelava la presenza indicata dalla luce svoltasi alla periferia dell'animale, per cui agevolmente si seguiva nei suoi movimenti.

La singolare bellezza della fosforescenza marina in quest'anno mi suggerì di attingere una bottiglia di acqua per provarmi ad esaminare con il microscopio i produttori di quella luce. Però mi contentai di riguardare qualche volta un tale aquario, ove l' apparire della luce nella oscurità mi attestava che quei Peridini erano tuttora vivi. Differendo il propostomi esame microscopico mi accorsi che i Peridinium erano morti. Nondimeno lasciando la bottiglia esposta alla luce per più settimane dovetti constatare lo sviluppo di Diatomee, che avrei in seguito esaminate. A tale intento incominciai dal decantare la massima parte dell'acqua, e sul finire della decantazione scossi fortemente e per qualche tempo la bottiglia per distaccarne possibilmente dalle pareti e dal fondo gli organismi, che vi aderivano. Di fatti la poca acqua ne divenne molto torbida, cosicché versata in un provino e lasciata tranquilla formò un forte deposito. Questo residuo trattato successivamente in più acqua ad eliminarne il cloruro di sodio, e le particelle più tenui e leggiere, versatane la maggior parte dell'acqua sopranatante ed aggiuntovi acido solforico circa il doppio in volume e portato al bollore divenne nero. Quando al bollore del liquido acido l'annerimento della massa rimase per minuti stazionario venni gettandovi piccoli cristallini di bicromato di potassa, che nel decomporsi sprigionò l' ossigeno il quale si combinò con la sostanza vegetale decarbonizzandola completamente, così che l' insieme del liquido, di nero che era, assunse un bellissimo colore verde dovuto al solfato di cromo. Ulteriori lavande e riposi eliminarono la colorazione verde lasciando vedere al fondo alquanto di tenuissima bianca polverella costituita unicamente dalla sostanza silicea. Di questo poco residuo siliceo mi valsi per farne alcune preparazioni allo storace, e ne ottenni un saggio di Diatomee rappresentate da notevole numero di frustuli od esemplari. Il più grande numero di questi erano singolarmente piccoli, che io riguarderei per individui giovani e quindi poveri di silice. Abbondantissimi vi si incontravano alcuni dischetti dei quali alcuni sotto accurata illuminazione obliqua si riconoscevano per piccolissimi Coscinodiscus, ma tali quali non si sogliono incontrare di così minime misure. La più bella e interessante forma che pure incontrai molto abbondante in questo materiale, così che direi esserne il tipo caratteristico, è l'Asteromphalus flabellatus Bréb. var. tergestina Grunow, che fu forse la prima nuova Diatomea, che mi si parò innanzi nell'iniziare le mie ricerche da circa trenta anni e riscontrata fra i contenuti dello stomaco di un'ostrica fu uno dei primissimi tipi da me riprodotti con la fotomicrografia mandandone copia al Professore Walker Arnott per averne il suo giudizio. Sono pure abbastanza frequenti i frustuli bacillari della Thalassiothrix frauenfeldii Grunow, su cui ebbi occasione di fare alcune osservazioni critiche nella Relazione sulle Diatomee del Challenger (2), ove potrà conoscersi quale sia il mio modo di vedere su quel tipo, al quale sentimento non ho nulla da aggiungere o da disdire. Che tale tipo riconosciuto per la prima volta da Grunow fra le raccolte fatte nel memorabile viaggio di circumnavigazione della fregata austriaca La Novara passava per una forma rarissima del mare Indiano, quando io ne feci abbondantissima raccolta nel litorale di Fano notandone molte circostanze sul modo di presentarsi e sul processo di deduplicazione e il conseguente disporsi dell'assembramento in ordine radiante e quello di catena a zig zag. In seguito però quella forma che si riputava tanto rara venne riconosciuta come una delle più diffuse e proprie di quasi tutti i mari.

Le diverse osservazioni sopraccennate sembranmi dimostrare, quanto facile sia a chi abbia occasione di trattenersi alcun tempo alla riva del mare, il procurarsi materiali da esaminare col microscopio, e quanto pascolo venga offerto alla considerazione di chi sentasi portato ad ammirare le meraviglie del microcosmo. Una bottiglia di acqua marina tenuta per alcune settimane sotto l'azione della luce mi fornì alcune preparazioni, le quali ad una prima occhiata mi offrirono argomento di interesse, mentre per uno studio più completo forse avrebbero potuto riuscire molto più fruttuose. Però ad onta che io non abbia potuto dare molto tempo allo studio delle forme diatomacee casualmente incluse in quelle preparazioni, sottoporrò qui una breve nota delle Diatomee da me ivi riconosciute, delle quali otto vengono ad aggiungersi al censimento delle forme italiane (3), le quali perciò verranno contraddistinte con un asterisco. Non intendo però con questa enumerazione indicare tutte le forme diverse, che si racchiudono in questa raccolta, ché troppo lunga cosa sarebbe e laboriosa impresa il ricordarle tutte, mentre ebbi intenzione unicamente di mostrare quanto agevole cosa sia il procacciarsi argomento a studi interessanti e curiosi a chi si ritrovi al mare. Ecco l'elenco delle Diatomee da me determinate nella succitata raccolta.
1. Actinocyclus moniliformis, Ralfs.
2. * Actinocyclus ralfsii, W.Sm. var. australiensis, forma minor, Grunow
3. * Biddulphia aurita, Bréb. var. minima, Grunow
4. * Coscinodiscus curvatulus, Grunow
5. * Coscinodiscus decipiens, Grunow
6. * Coscinodiscus pellucidus, Grunow
7. * Coscinodiscus fimbriatus, Ehr.
8. Amphiprora alata, Ehr.
9. Hemiaulus hauckii, Grunow
10. Asteromphalus flabellatus Bréb. var. tergestina, Grunow
11. Nitzschia (Tryblionella) acuminata, Grunow
12 * Nitzschia (Ceratoneis) longissima, Bréb. forma parva
13. Nitzschia sigmoidea, W. Sm.
14. * Synedra closterioides, Grunow (Nitzschia closterioides Gr.)
15. * Thalassiothrix frauenfeldii, Grunow

NOTE
(1) Atti della Accademia pontificia dei Nuovi Lincei Sess. I del 15 dicembre 1872. Sopra la straordinaria apparenza presentata dal Mare Adriatico nella seconda metà del Luglio 1872; Atti della Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, Sess. I del 19 dicembre 1880. Straordinario fenomeno della vita del mare osservato nell'Adriatico nella estate del 1880.
(2) The voyage of H.M.S. Challenger, Botany vol.II. Report on the Diatomaceae collected by H.M.S. Challenger during the years 1873-1876. By Conte Abate Francesco Castracane degli Antelminelli.
(3) Cfr. G.B. De-Toni e D. Levi, Primi materiali per il censimento delle Diatomacee italiane, Venezia 1886.

"Memoria" per l'Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei sul fenomeno riscontrato nell'estate 1872
dell'abate conte Francesco Castracane degli Antelminelli di Fano

(tratto da DELI 2008) Il fenomeno straordinario fu riscontrato nel Mare Adriatico, anche di fronte a Fano. Lo studioso concluse che non poteva trattarsi che di una grande massa di diatomee, un'alga che in certe occasioni si rivelava con "straordinaria apparenza".

"Strano fenomeno marino" nel 1891

(tratto da DELI 2008) Da qualche tempo i pescatori dell'Adriatico vanno osservando un fenomeno che rende infruttuosa la pesca e li getta perciò nella costernazione. Ad uno o due metri sotto la superficie del maresi risacontra uno strato di materia semi solida, quasi una crema perlaceache non permette alle reti di affondare.

Da "Il Piccolo" del 2 agosto 1891

Mare sporco nel 1905

Da parecchi giorni si è manifestato il fenomeno del cosidetto "mare sporco". A quanto si dice, questo fenomeno si estende presentemente da Taranto a Venezia, impedendo la pesca. Le reti si riempiono di una fanghiglia giallognola che spesso le rompe o rende impossibile il salparle.

Da "La Concordia", Settimanale cattolico di Fano, n.29 del 29 luglio 1905


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 22.01.2013

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