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I boschi ripariali del basso e medio corso del F. Metauro e del T. Arzilla: aspetti naturali, degradazioni e salvaguardia


Generalità

Il Fiume Metauro, il Torrente Arzilla e i loro affluenti possiedono nel loro basso e medio corso dei boschi ripariali più o meno estesi ed integri.

Lungo le rive del Metauro, nella parte più esterna, cresce una pioppeta con Pioppo nero prevalente, associato a Salice bianco, Pioppo bianco e nei tratti più asciutti a specie del querceto mesofilo e meso-xerofilo: Roverella, Acero campestre, Orniello, Ligustro, Biancospino, Prugnolo, Sanguinello e, nei tratti più aperti, Ginestra e Cisto rosso. Nella parte prossima all'acqua e dove il suolo è più umido cresce il saliceto arboreo e arbustivo, con Salice bianco, Salice da ceste, Salice dell'Appennino, Salice rosso, Salice di ripa e Ontano nero. In alcuni tratti la pioppeta è assai rada a causa degli incendi o del tutto assente perché la riva è stata coltivata. Frequente è la presenza di specie alloctone, arboree come l'Ailanto, l'Acero americano e la Robinia o arbustive come l'Amorfa.

Le rive del T. Arzilla presentano un bosco ripariale di modesta ampiezza, comunque più consistente nella parte a monte. Le specie di alberi e arbusti presenti sono il Pioppo nero, il Pioppo bianco, il Salice bianco, l'Ontano nero, la Roverella, il Pioppo canadese, la Robinia e tra gli arbusti il Salice dell'Appennino, il Salice rosso, il Salice da ceste, il Sanguinello, il Sambuco, il Ligustro, il Prugnolo e il Biancospino. Dove il Torrente è adiacente a scarpate il bosco ripe acquista una maggior presenza di specie di bosco mesofilo, mentre nei tratti più antropizzati sono frequenti specie esotiche (Pioppo canadese, Robinia, Ailanto).

I boschi ripariali del basso e medio corso del F. Metauro sino alla confluenza col Candigliano

Il rilevamento dei boschi ripariali del Fiume Metauro, dalla foce alla confluenza col Candigliano, è stato effettuato dal 23-11-2003 al 3-4-2004 e nel 2006.
I dati raccolti, relativi alle associazioni vegetali, alla flora e alla fauna, sono stati impiegati per lo “Studio dei boschi ripariali del Metauro” realizzato nel 2005 da Poggiani L., Dionisi V., Cavalieri C., Falcioni M., Paradisi L. e Gubellini L. per conto della Provincia di Pesaro e Urbino.

Boschi ripariali in alveo
Dove i sedimenti fluviali sono in prevalenza ghiaiosi, ma con buon grado di umidità, crescono saliceti arbustivi a Salix elaeagnos e S. purpurea, limitati a pochi tratti, di estensione modesta e a volte ormai distrutti da regimazioni idrauliche (aggruppamento a Salix purpureae).
Dove i sedimenti sono sabbioso-limosi, sempre su terreno umido, crescono per lunghi tratti dei saliceti arbustivi con presenza di Pioppo nero, talora in evoluzione verso lo stadio arboreo, e soprattutto saliceti arborei, abbastanza consistenti un pò in tutta la zona di studio. La specie prevalente è il Salice bianco (Salix alba), che forma spesso boschi monospecifici, al quale si associano il Pioppo nero (Populus nigra), il Salice da ceste (Salix triandra), il Salice di ripa (Salix elaeagnos) e l’Ontano nero (Alnus glutinosa). Sono ascrivibili all’associazione Salicetum albae.
A seconda della composizione degli strati arbustivo ed erbaceo, sono stati osservati:
- tratti con suolo allagato e privo di sottobosco: poco frequenti, posti subito a monte della Diga di Tavernelle su entrambe le rive;
- con sottobosco in prevalenza a Carex pendula: poco frequenti, posti a monte della Diga di Tavernelle sulle due rive e nel Bosco della Palazzina (detto anche della Torre Romana) in riva destra;
- con sottobosco in prevalenza a Urtica dioica: piuttosto rari quelli di una certa consistenza (riva sinistra a valle di Ponte degli Alberi);
- con sottobosco in prevalenza a Rubus caesius: abbastanza diffusi.
Sono state anche individuate varianti di transizione con la pioppeta, man mano che aumenta la presenza di Populus nigra.

Boschi ripariali sulle rive
Sulle rive, dove il terreno mantiene un buon grado di umidità, crescono pioppete più o meno fitte ed integre, con Pioppo nero (Populus nigra) prevalente nella copertura arborea, associato a Salice bianco (Salix alba); sporadica è la presenza di Pioppo tremolo (Populus tremula), Pioppo bianco (Populus alba) e Olmo campestre (Ulmus minor). Sono ascrivibili all’Associazione Salici albae-Populetum nigrae.
A seconda della composizione degli strati arbustivo ed erbaceo, sono stati osservati:
- tratti con sottobosco in prevalenza a Urtica dioica: rari quelli di una certa consistenza (riva sinistra a valle di Fossombrone);
- con sottobosco in prevalenza a Rubus caesius: abbastanza diffusi;
- con Edera (Hedera helix) che riveste buona parte dei tronchi e talora anche il suolo: abbastanza diffusi.
In pochi tratti si trovano limitati nuclei a Ontano nero (Alnus glutinosa) prevalente (riva sinistra a 6-8 km dalla foce e riva destra a circa 3 km dalla foce), ascrivibili all’associazione Aro italici-Alnetum glutinosae, e un lembo di pioppeta con prevalenza di Pioppo bianco (Populus alba) (riva sinistra a 4 km dalla foce).
In diversi tratti la pioppeta è rada, con zone erbose ed arbustive prevalenti, o associata ad Arundo plinii o talora a specie esotiche infestanti (Ailanthus altissima, Robinia pseudacacia).
Dove il suolo risulta più asciutto la pioppeta è in evoluzione verso un querceto di Roverella mesofilo e meso-xerofilo; in questo caso spesso il cambiamento è dovuto all’abbassamento della falda causato dall’escavazione della ghiaia in alveo, per cui molti pioppi sono morti o in via di disseccamento, non c’è rinnovamento e si assiste alla crescita di specie quali Roverella (Quercus pubescens), Orniello (Fraxinus ornus) e Carpino nero (Ostrya carpinifolia).

Boschi mesofili e meso-xerofili sulle ripe
Quando l’erosione è ancora attiva le ripe sono prive di vegetazione, mentre nel caso di erosioni antiche, dove il pendio si è fatto meno ripido, vi crescono arbusteti e lembi di boschi, sia mesofili che meso-xerofili, in parte ascrivibili all’associazione Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis.
Il piccolo Bosco del Rio Gallera si trova in corrispondenza del rio omonimo, sulla riva destra del Metauro a 10 km dalla foce. Presenta una superficie di 1,5 ha e si estende con esposizione S.O.-S e N.E.-N., da 30 a 50 m di quota, sui ripidi fianchi del valloncello che il Rio Gallera ha formato erodendo la collina prima di immettersi nel Metauro. La formazione geologica è rappresentata da argille e arenarie del Pliocene Medio e da depositi alluvionali del Pleistocene. Nella parte alta del valloncello il bosco è un querceto mesofilo di Roverella, mentre nella parte bassa e più umida si trovano Pioppo nero e Salice bianco. Oltre a queste specie, tra gli alberi (rilevamento del marzo 2001 e agosto 2006) sono presenti Olmo campestre e Robinia; tra gli arbusti e rampicanti legnosi Nocciolo, Vitalba, Alloro, Biancospino, Prugnolo, Rosa canina, Rovo comune, Fusaggine, Sanguinello, Edera, Orniello, Ligustro, Robbia selvatica, Caprifoglio etrusco, Sambuco, Asparago selvatico; tra le piante erbacee Aristolochia rotunda, Viola alba dehnhardtii, Oenanthe pimpinelloides, Sanicula europaea, Tamus communis. Nella parte più bassa, umida ed esterna al querceto di Roverella, si trovano Rubus caesius, Equisetum telmateia, Urtica dioica, Ajuga reptans, Eupatorium cannabinum, Petasites fragrans, Arum italicum, Carex pendula.
Gli arbusteti e i lembi boschivi delle Ripe di Ferriano si trovano sulla ripa omonima, detta anche Costa delle Balze, in corrispondenza della riva destra del Metauro a 8-9 km dalla foce. Complessivamente coprono una superficie di 22,5 ha. Si estendono sul versante di N.O. della collina di Ferriano, da 40 a 110 m di quota, sia ai piedi che nei tratti meno ripidi ed alla sommità di una serie di pareti franose originatesi da antica azione erosiva del Metauro. La formazione geologica è rappresentata da argille marnose del Pliocene Medio. Gli alberi e arbusti presenti (rilevamenti del 1986 e 2001) sono Roverella, Olmo campestre, Rosa canina, Prugnolo, Biancospino (Crataegus monogyna), Rovo comune, Ginestra, Robinia, Caprifoglio etrusco, Asparago selvatico e nei tratti più umidi Salice bianco e Pioppo nero. Tra le specie erbacee Inula conyza, Tamus communis, Brachypodium sylvaticum, Carex flacca.
Il piccolo Bosco di S. Angelo è ubicato presso il gruppo di abitazioni omonimo, in corrispondenza della riva destra del Metauro a 6 km dalla foce. Se vi si comprendono anche i tratti a macchia e cespuglieto, presenta una superficie complessiva di 7,5 ha. Si estende sul versante da O. a N.E. della Collina di S. Angelo, da 25 a 90 m di quota, sia ai piedi che nei tratti meno ripidi e in parte alla sommità di una parete franosa dovuta ad antica azione erosiva del Metauro. Vi crescono alcuni grandi esemplari di Roverella, associati a Biancospino, Prugnolo, Rosa canina, Rosa di S. Giovanni, Rovo comune, Ciliegio, Sorbo comune, Robinia, Vitalba, Ginestra, Dondolino, Sanguinello, Edera, Robbia selvatica, Caprifoglio etrusco, Asparago selvatico e Smilace. Compaiono in un tratto più umido Salice da ceste, Salice bianco, Salice dell'Appennino e Dulcamara. Le specie erbacee presenti nel sottobosco sono Aristolochia rotunda, Viola alba dehnhardtii, Cyclamen repandum, Symphytum bulbosum, Inula conyza, Brachypodium sylvaticum, Tamus communis, Arum italicum, Orchis purpurea. Questo bosco è indicato nel Catasto Pontificio, mappa di Caminate del 1818, come “bosco forte alto fusto”.

La protezione delle leggi

Questi boschi sono protetti da diverse normative (aggiornamento al 2001):
- il D.M. 31/7/85 (dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona della bassa Valle del Metauro, comprendente il Metauro e il T. Arzilla) come pure il precedente vincolo paesaggistico (L. 1497/39) apposto nel 1975 e pubblicato con DPR n 668 del 3/2/1981, indicano in maniera specifica le alberature fluviali quali "bellezze naturali" oggetto di salvaguardia, la cui distruzione è punibile in base all'art. 734 del codice penale;
- il PPAR (Piano Paesaggistico Ambientale Regionale) sottopone a tutela integrale i nostri corsi d'acqua, alberature comprese, e vieta (art. 27) l'abbattimento della vegetazione arborea ed arbustiva esistente, tranne le specie infestanti (Ailanto, Robinia, Amorfa) e le piantate di tipo produttivo-industriale propriamente dette; non è considerabile in quest'ultima categoria la vegetazione costituita da alberi e arbusti, irregolarmente inframezzati fra loro;
- la DGR n. 3878 PL/AGF del l6/7/1991 sugli indirizzi e criteri per il taglio e l'utilizzazione dei boschi indica per i boschi ripariali assimilabili all'alto fusto il solo taglio a scelta, previo assegno ed autorizzazione da parte della Forestale;
- la circolare n.1 del 23-1-1997 "Criteri ed indirizzi per l'attuazione di interventi in ambito fluviale nel territorio della Regione Marche" riconosce l'importanza delle associazioni vegetali ripariali e la necessità di mantenere, al di fuori dell'alveo normalmente attivo, la vegetazione esistente, limitando gli abbattimenti agli alberi d'alto fusto morti, pericolanti, debolmente radicati, che potrebbero essere facilmente scalzati in caso di piena. In alveo sono previsti tagli selettivi e diradamenti mirati, mantenendo le associazioni vegetali in condizioni "giovanili", con massima tendenza alla flessibilità e alla resistenza alle sollecitazioni della corrente, favorendo le formazioni arbustive a macchia irregolare. I tagli non devono essere eseguiti nel periodo da marzo a giugno, in cui è massimo il danno all'avifauna nidificante. Dove invece la vegetazione arborea non risulta essere un ostacolo all'invaso, si devono mantenere forme di bosco igrofilo "maturo", con mantenimento o ricostituzione di ecosistemi vicini alla naturalità;
- le NTA del Piano Regolatore Generale del Comune di Fano, all'art. 80 ribadiscono il divieto di abbattimento della vegetazione arbustiva e d'alto fusto, ma ammettono i miglioramenti della vegetazione ripariale, consistenti anche nel taglio di alberi caduti, totalmente o parzialmente secchi, pericolanti oppure cresciuti troppo vicini; l'eventuale abbattimento delle piante dovrà comunque essere sempre preceduto dalla loro segnatura effettuata dal Corpo Forestale, che prescriverà nel contempo anche la specie da ripiantumare tra quelle autoctone.

Le degradazioni ambientali

Nonostante le leggi di protezione, le alberature lungo i corsi d'acqua sono spesso oggetto di tagli massicci, che impoveriscono i boschi ripariali dal punto di vista floristico e vegetazionale, e degradano l'ambiente fluviale anche dal punto di vista paesaggistico, spesso in misura tanto rilevante da costituire un'alterazione permanente.
I tagli sono effettuati da ditte che hanno evidentemente un imperativo economico da perseguire nell'operazione, e cioè di ottenere legname in buone condizioni: non possono certo ottemperare a disposizioni di tipo naturalistico o idrogeologico o ad altri dettami della Forestale se non andando contro il loro interesse. E così non vengono tagliati alberi secchi, o deperienti, o pendenti in alveo, o troppo vicini e quindi da diradare, ma al contrario i più grandi, belli e di facile rimozione, proprio quelli che danno pregio al bosco ripe.
Gli esemplari più piccoli risultano danneggiati dalla caduta degli alberi scelti per il taglio, la quinta arborea è fortemente diradata, le ramaglie sono abbandonate sul posto, ostacolando a volte il deflusso delle acque e in ogni caso costituendo fonte di possibili incendi, gli alberi inclinati verso l'alveo non vengono rimossi poiché l'operazione non è remunerativa e infine, cosa ancor più grave, si pianta in filari il Pioppo canadese al posto del Pioppo nero, cancellando definitivamente il carattere di naturalità di questi pioppeti e creando i presupposti per una piantata di tipo produttivo-industriale che, come già detto, è esclusa dalla protezione.

Considerazioni per la protezione

Il valore delle alberature lungo i fiumi trascende nettamente dalle considerazioni di tipo economico, che si basano sul semplice valore degli alberi come legname. Infatti in tutto il territorio costiero, collinare e di pianura ormai questi boschi ripariali rappresentano l'unico verde rimasto, con importanti funzioni igieniche e turistico-ricreative. Essenziale è anche la loro funzione didattica, come scuola all'aperto di natura. Il valore scientifico dei boschi ripariali è rappresentato dalla progressiva rarefazione e scomparsa di questo tipo di ecosistema, che ospita tutta una serie di specie interessanti di alberi, arbusti, piante erbacee ed animali.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 08.12.2012

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