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Fano: le Mura Augustee


Le Mura Augustee di Fano, lunghe originariamente 1760 metri, si conservano oggi per circa un terzo del perimetro originario: il tratto tuttora visibile è comunemente noto come "Mura della Mandria". Il resto è andato distrutto in seguito all'ampliamento della città durante il periodo malatestiano (XIV-XV secolo) e di esso rimangono pochi resti soprattutto a livello di fondazioni.

Volute dall'imperatore Augusto nell'ambito dell'ambizioso progetto di monumentalizzazione della Colonia Giulia Fanestris, vennero terminate nel 9-10 d.C., come testimonia l'iscrizione sul fregio dell'Arco di Augusto.

Il circuito murario, che segue l'andamento del terrazzo fluviale su cui sorge la città, si articola in lunghi tratti di muro intervallati da 28 torrioni cilindrici (di cui i quattro sul lato mare solo ipotetici) distanti "un tiro di freccia" l'uno dall'altro e due porte di accesso: L'Arco di Augusto e la Porta della Mandria.

La tecnica edilizia impiegata per la messa in opera della cinta è l'"opus vittatum" (cioè filari di pietra arenaria di diversa altezza e disposti orizzontalmente) per la parte esterna e l'"opus cementicium" (cioè un conglomerato di malta e scaglie di lavorazione) per il riempimento interno.

Un grave pericolo rappresentò la guerra greco-gotica (535-553) in occasione della quale le mura, preventivamente restaurate, subirono gravi danni e demolizioni.

Superati gli assalti dei barbari invasori, le mura augustee subirono numerose traversie (demolizioni, interramenti , rifacimenti , ecc.); alla fine del 1800 - primi del 1900 si pensò addirittura di demolirle completamente per favorire lo sviluppo urbanistico della città. Fortunatamente questa ipotesi fu in seguito accantonata grazie in particolare al meritorio intervento dell'ing. Cesare Selvelli nel 1923-25; la loro valorizzazione come bene storico è iniziata nel 1926, quando venne approvato un progetto di sistemazione complessiva dell'area comprendente le Mura della Mandria. Nel 2002-2003 le mura sono state di nuovo restaurate.

Alessia Polidori

(da: DE SANCTIS 2012) In una rilettura della cinta muraria romana basata su dati oggettivi, DE SANCTIS (2012) esclude la presenza delle mura augustee in tutto il tratto prospiciente il mare.
Ipotizza che un frammento di muro in opus quasi reticulatum ritrovato sulla scarpata verso il mare dove si trovano le Mura malatestiane, in corrispondenza del decumano a sinistra di quello massimo di Via Arco d'Augusto, fosse un muro di controscarpa affiancato ad un passaggio che consentiva di accedere ad un approdo sulla spiaggia, e non parte di un'opera di difesa.
Ritiene dubbia la presenza della torre ipotizzata in testi precedenti all'interno della Rocca Malatestiana e forse anche di quella immediatamente più ad Ovest.
Riporta il recente ritrovamento nel largo davanti a Porta Giulia delle fondazioni di una torre e di un segmento di muro demoliti a metà Ottocento, resi oggi visibili con una opportuna sistemazione.
Interpreta la deviazione verso l'esterno della cinta muraria nel lato Ovest come correlata all'ingombro costituito dal vicino anfiteatro interno alle mura.

Luciano Poggiani


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 21.12.2012

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