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Carnevale di Fano - Edizione 1991

Carnevale di Fano - Edizione 1990


Carnevale bagnato, Carnevale annullato
FANO — Annullato il 1° Grande Corso Mascherato del Carnevale di Fano. La decisione è stata presa dal consiglio direttivo dell'Ente Carnevalesca alle 12 di ieri a seguito di bollettini meteorologici sempre più negativi per tutta l'Italia centrale. Su Fano il cielo era completamente coperto e cadeva la pioggia. I 5 grandi carri allegorici sfileranno il 18 e il 25 febbraio. L'annullamento per pioggia, magari dopo mesi di siccità, è diventato ormai una tradizione: un momento 'doloroso' per chi lavora per un anno. Purtroppo anche le previsioni a lungo termine non sono incoraggianti. Oggi la Carnevalesca deciderà se recuperare in altra data la sfilata annullata ieri.

Da: Il Resto del Carlino del 12/2/1990

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Fano: Carnevale beffato, rinviato per pioggia
Non è qui la festa!
Si conferma la «sfortunata» tradizione
Tutto rimandato a domenica prossima
FANO - In Carnevalesca non si sa se ridere o piangere; si dice che il confine tra questi due stati d'animo sia molto labile e che quindi una reazione valga l'altra; fatto sta che lo scherzo più atroce al Carnevale di Fano l'ha fatto il Padreterno inviando, quanto basta, una leggera pioggerellina che ha buttato all'aria tutto il programma delle manifestazioni. Che poi sia stato il Padreterno o Giove Pluvio o più semplicemente la tradizionale sfiga, ciascuno è libero di pensarla come gli pare. Anche quest'anno dunque la siccità è terminata proprio in vista dell'apertura del Carnevale: c'è chi ride e c'è chi piange, e c'è chi si consola augurandosi che domenica prossima il doppio degli spettatori, rispetto a quelli preventivati, affluisca sul percorso. La previsione non è peregrina: mentre ci si addentra nell'atmosfera del Carnevale e cresce la voglia di divertirsi, aumenta anche l'aspettativa per quanto riguarda le manifestazioni fanesi, certamente le più importanti di tutta la regione; altre volte si è verificato che il record di affluenza è risultato proprio dopo una stillata rinviata a causa del cattivo tempo.

Il rinvio, comunque, non rappresenta una decisione facile da prendersi; il rito si rinnova ogni giorno in cui si svolge la manifestazione. Nella mattinata si riunisce il consiglio direttivo nella sede dell'Ente Carnevalesca per esaminare la situazione; già in precedenza ogni consigliere però ha consultato i suoi «informatori» personali; valgono allo scopo tanto i vecchi lupi di mare, quanto i bollettini rilasciati dalle stazioni metereologiche. Nessun dubbio si pone quando piove a catinelle: il carnevale di Fano è una manifestazione che si svolge all'aperto e quindi ha bisogno del tempo buono per realizzarsi; le indecisioni sorgono quando le condizioni metereologiche appaiono variabili o caratterizzano solo un'area ristretta di territorio. Allora si cerca di assumere più informazioni possibili: si interpellano gli aeroporti si consultano gli osservatori atmosferici, si desumono notizie dalle redazioni dei giornali; tutto giova a delineare la situazione del tempo non solo su Fano e dintorni, ma anche nelle regioni limitrofe: in Romagna, in Umbria, in Abruzzo. Se la pioggerellina di Fano è già diventata o sta per diventare una rilevante precipitazione nel circondario, la decisone è una sola: si rinvia il corso mascherato, altrimenti si rischia grosso. Ciò è capitato proprio ieri quando nella tarda mattinata, con i capannoni del Carnevale già aperti sono cadute alcune piogge. Altrove la situazione del tempo appariva più grave quindi si è deciso di sospendere la manifestazione. I fanesi però non hanno rinunciato ad affollare in numero notevole, il percorso di Viale Gramsci; qualcuno aveva già incominciato a foderare il suo palco con i cartoni, gli ambulanti avevano aperto le bancarelle, la gente passeggiava in mezzo alla strada, felice dell'assenza del traffico. Temerario il «Drago» di Pacassoni era uscito dal suo «antro», non cessando di suscitare la meraviglia di grandi e piccini; anche le porte degli altri cantieri erano sul punto di aprirsi per svelare le loro meraviglie: Valentini, Pacassoni, Piccinetti, Deli, Ferretti, erano tutti lì a dare le ultime disposizioni e ritocchi quando poco dopo mezzogiorno è giunta la decisione: il tutto è stato rinviato a domenica 18 febbraio. Per informazione circa la sorte dei biglietti e dei palchi ci si potrà rivolgere o alla sede della Carnevalesca o all'agenzia di viaggi Benini.

Massimo Foghetti

Da: Corriere Adriatico del 12/2/1990

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Alberto Berardi ripercorre le tappe storiche più significative
Quella notte di danze e vino finita in una ... rissa
Non sempre a Carnevale tutto scorre nel più felice dei modi. Come quell'ultima notte di Carnevale, il 17 febbraio dell'ormai lontano 1885, e cioè esattamente 105 anni orsono in quel di Cuccurano. La notizia è riportata dal «Carabiniere» settimanale illustrato pubblicato a Roma nel numero 42 dell'ottobre dello steso anno. Quella sera l'ordine di servizio della sezione di Fano ingiungeva a due carabinieri, Giuseppe Mochi e Francesco Polinoni di recarsi a Cuccurano per sorvegliare una festa da ballo a pagamento che il contadino Caresani ed i braccianti Bevilacqua e Lazzari, tutti tre del luogo, «avevano ottenuto di dare». A festa iniziata la prima lite tra i due braccianti circa la ripartizione dei proventi. «I carabinieri intervennero con parole concilianti o persuasive ed i contendenti acquetaronsi, ma per poco chè il Bevilacqua, cui facevano effetto già nel cervello i vapori del soverchio vino tracannato ritornava sempre al litigio ed i carabinieri sempre con bei modi procuravano di abbonirli». Ma di fronte all'ostinazione del Bevilacqua non resta che ordinare al suddetto di allontanarsi. A questo punto cominciano i guai e l'atmosfera carnevalesca viene irrimediabilmente turbata. «Il Bevilacqua prorompe in aperta ribellione, indirizzando parole oltraggianti ai militari, i quali gli intimano l'arresto, l'afferrano e gli sequestrano un falcetto arrotato che portava sotto la giacca (un vero uomo allora era sempre armato anche alle feste da ballo e qualcuno ha oggi il coraggio di lamentarsi per quanto accade)». Ma i cuccuranesi sono molto solidali tra loro per cui l'amico e cognato dell'arrestato, certo Giuliani, suonatore ambulante, interviene insultando «pur egli i carabinieri e minacciando di andare a prendere il fucile per ammazzarli».

A questo punto la scena da Domenica del Corriere anche se poco carnevalesca: «I due coraggiosi militari agguantano ed intimano l'arresto anche a questo malintenzionato e li spingono entrambi nella vicina abitazione. Colà mentre attendono ad assicurare in terra il Bevilacqua, l'altro, dato di mano ad una panca, tenta di colpire il carabiniere Polinoni il quale aiutato dal collega riesce a schivare il colpo. In difesa del Bevilacqua (che evidentemente era molto conosciuto e stimato a Cuccurano) sopraggiunge ora un secondo suonatore ambulante, Antonio Mazzanti, pregiudicato, come il Giuliani suo collega. Quest'ultimo fa un nuovo tentativo, di percuotere cioè con una padella, che ha spiccato da una parete, il carabiniere Mochi che, abilmente gli toglie la strana «arma». Dopo questo forcing la resistenza degli arrestati diminuisce, la gente finita la festa si avvia verso casa, sopraggiungono i rinforzi da Fano agli ordini del maresciallo Carlo Franchi ed i tre arrestati vengono in caserma. Naturalmente encomio solenne per i due bravi carabinieri Mochi e Polinoni. Le feste di oggi a Cuccurano finiscono sempre in gloria, i carabinieri sono alle prese con problemi ben più gravi di quelli di allora, il rifiuto della forza pubblica non è più così diffusa e generalizzata. A distanza di cento anni, non possiamo non sorridere della notte brava di Carnevale di due suonatori ambulanti che invece di suonare vengono suonati, della lite «per la ripartizione dei proventi» del sequestro di un «falcetto ben arrotato», di una «panca» e dulcis in fundo di «una padella» come corpi del reato.

Così andavano le cose cento anni fa nell'ultimo giorno di Carnevale a Cuccurano di Fano e la stampa, sollecita, riportava il tutto ben alleata sulle posizioni dell'ordine costituito. Se ripenso ad alcuni recenti veglioni al Politeama conclusi in rissa, al montante con cui un noto professionista stese a terra nell'atrio un personaggio importante, la caccia al Sindaco di allora per un filone di pane che aveva colpito al seno una signorina sul palcoscenico, il sequestro di una intera orchestrina durante l'austerità dei primi anni 70 quando per legge non si poteva fare l'alba come invece usa da sempre a Fano, dobbiamo dire, poiché tutti questi fatti si conclusero senza arresti e senza denunce che il mondo è cambiato, almeno in questo, in meglio. Naturalmente a Carnevale.

Alberto Berardi
storico del carnevale.

Da: Corriere Adriatico del 18/2/1990

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«Il desiderio in maschera entra sotto ogni tetto»
«Il Pupo viene messo al rogo per espiare le colpe collettive»
Nel celebrare un rito trasgressivo si compie la festa della fecondità. A Carnevale la vita passa meno veloce, il tempo come sospeso, sembra non scorrere. «O carnevel quant si geniel... o carnevel en gi più via» scriveva Bragadin. «Il desiderio in maschera si aggira liberamente e il piacere entra sotto ogni tetto. Uomini e donne dal doppio volto si aggirano come spettri per la città. A Venezia gli stranieri che entravano in contrada al tempo di carnevale, indossavano immediatamente una maschera bianca». (Anonimo).

Il Pupo, capro espiatorio delle colpe collettive, alla fine del Carnevale, viene messo al rogo. In testa, seguito dai carri - evoluzione delle antiche carrette su cui salivano gli officianti o sacerdoti che partecipavano all'atto sacrificale - lo hanno accompagnato nella sfilata tutti gli altri a piedi. Non c'è tradizione antica e autentica in cui la festa non finisca con un rogo. Il ritorno alla normatività dei gesti e delle parole necessita infatti il sacrificio del dio che ha fatto impazzire uomini e donne. Un ambasciatore dell'Impero Ottomano narra - di ritorno dall'Occidente - al suo sovrano di aver visto gente che in un certo periodo dell'anno impazziva e che poi rinsaviva grazie alle ceneri che le venivano riversate sul capo.

Il Carnevale, nel venire incontro a pulsioni naturali dell'uomo che fanno parte integrante della natura umana, assolve ad un'importante funzione sociale liberatoria. Il Rinascimento rivaluta il carnevale che il Medioevo aveva buttato fuori dalla porta. Ma, come il teatro, rientra dalla finestra. L'analogia è evidente si tratta sempre di rappresentazioni. Il carnevale di Rio continua a far parte dell'immaginario collettivo e la danza liberatoria e istintuale di quella città travolge anche i nostri giovani che partecipano in massa ai veglioni di carnevale, nella festa che considerano la più coinvolgente di tutto l'anno.

Da: La Gazzetta di Fano del 18/2/1990

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Oggi il primo corso (tempo permettendo), ma c'è anche una ricerca storica
La lunga storia del Carnevale
«Coriandoli in archivio», ovvero un momento di riflessione
FANO — Si dice che l'allegria e il buon umore siano delle sensazioni istintive, che nascono spontanee. Senza bisogno che siano il frutto di uno stato d'animo ragionato; quest'anno però i fanesi hanno voluto ragionare sul loro Carnevale, cercando di capire quali siano stati i suoi elementi generativi, i caratteri distintivi, la sua evoluzione attraverso i secoli e se si può parlare di peculiarità del Carnevale fanese.

In passato non sono mancati studi in proposito, qualcuno ha pubblicato anche dei documenti e ha rievocato fatti curiosi e memorabili.

Quest'anno la Carnevalesca, con l'intento di incentivare questa ricerca, ha inserito a pieno titolo tra le manifestazioni carnevalesche un dibattito culturale, dal titolo «Coriandoli in Archivio», condotto dal prof. Alberto Berardi e dal Presidente dell'Ente Oscar Staurenghi; non si tratta di una stonatura, nè di una nota grigia tra una miriade di colorì, perché riscoprire il senso, se non le origini, del nostro Carnevale, costituisce un impegno che ci accomuna tutti e ci unisce sotto il segno di una cosa bella, dell'allegria.

Qualcuno ha detto che non è possibile delineare una storia del Carnevale di Fano, in quanto i Carnevali si assomigliano un po' tutti, forse è vero.

La gente quando ride ha la stessa espressione stereotipata, come quella di un Pupo o di una maschera di cartapesta, e ripete gli stessi atti codificati da un comportamento divenuto ormai comune in tutte le parti del globo.

Sta quindi agli stessi fanesi riappropriarsi dei loro elementi tipici, che ormai non sono più quelli del XIV secolo, quando andava di moda la contesa di piazza, e i componenti delle varie corporazioni si percuotevano con le trippe o con i sacchi; oppure quelli del XVI secolo, quando si rappresentavano le commedie di corte e si riscopriva il senso mitico del Carnevale; o del XVIII secolo, quando si organizzavano le sfilate di cocchi, primo antecedente dei nostri corsi mascherati.

Il Carnevale oggi è diverso, ma allo stesso tempo contiene tutti gli stimoli istintivi e culturali che si sono andati evidenziando nel tempo.

Possiamo ritrovare il carattere violento delle risse, non più tra macellai e ambulanti nelle contese di piazza, ma tra occupanti di due opposte tribune nel corso mascherato che si fronteggiano a suon di bombe... di farina; cosi è per il gusto della parata, di gettare dolci alla folla, di organizzare spettacoli teatrali, feste da ballo, gare di bravura e fare baldoria mangiando di grasso. Se è tramontata la tradizione dell'andare di porta in porta mascherati per cercare una ghiottoneria, recitando una cantilena, non si è perso il gusto del travestimento e della trasgressione, elementi tipici del Carnevale che coinvolgono grandi e piccoli, contagiano le scolaresche, i quartieri, le Associazioni.

Il forestiero che viene a Fano per il Carnevale, non sa nulla della storia del «Cmarel» sulla fontana di piazza, nè dei nasi osceni che si indossavano di nascosto durante il Veglione del Teatro della Fortuna; egli si lascia coinvolgere dalla confusione che anima il corso mascherato, godendo del «getto», della luminaria, delle grandi costruzioni allegoriche; i fanesi tutto questo lo costruiscono durante il corso dell'anno, collaborando e magari litigando, ma nel farlo riscoprono il senso della loro identità.

Massimo Foghetti

Da: Corriere Adriatico del 18/2/1990

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Il Carnevale è voglia di divertirsi
Ore di fantasia
FANO — Fantasia, allegria, voglia di divertirsi il carnevale di Fano è caratterizzato da questi elementi e rappresenta un momento di festa che coinvolge tutti i nostri concittadini. Dappertutto il divertimento è di casa, sia per gli adulti che per i ragazzi, e proprio a scuola i giovani fanesi vivono il carnevale in modo del tutto particolare; per esempio alla scuola media Padalino, come ci ha spiegato il preside, Francesco Romiti, c'è una lunga tradizione carnascialesca caratterizzata da una sfilata che si svolge nel cortile interno della scuola ogni giovedì grasso, alla quale partecipano sei classi on le loro mascherate.

Altri giovani poi allestiranno alcune drammatizzazioni che andranno in scena nel teatrino della scuola, mentre il martedì grasso sarà effettuata «la fiera d'una volta» con bancarelle allestite nel cortile. E' invece ispirata alla natura, con fiori ed insetti, la mascherata della Scuola Media «Faà di Bruno» di Marotta che quest'oggi vedremo sfilare nel corso mascherato che avrà inizio alle ore 14,30.

«Le maschere che i ragazzi proporranno — ha spiegato il preside della scuola media di Marotta Agostino Silvi, — sono frutto di un lavoro svolto, a livello didattico, fin da settembre e che consta di diverse fasi: ideazione, disegno dei modelli e loro esecuzione su gomma piuma e cartone da parte degli studenti. Questa attività ha coinvolto tutti insegnanti, giovani e genitori».

Avrà come tema i tesori del mondo marino la mascherata organizzata dalla seconda circoscrizione che seguirà il carro di Riccardo Deli intitolato «Sotto l'Adriatico dipinto di blu». «Ad essa partecipano cinquantanove elementi — precisa Nino Bonazzelli — con diverse componenti: un dio marino, due sirene, anemoni di mare, cavallucci, stelle di mare, ricci, alghe, meduse, coralli, ecc. Tutte queste hanno con loro dei tesori che sono stati trovati in fondo al mare: statue, monete, comunque reperti storici di ingente valore. I rappresentanti del fondo marino sono seguiti dai palombari che da esso prelevano i tesori per consegnarli ai marinai che li depositeranno su una carretta coperta di reti.

In mezzo a tanti oggetti d'arte si erge Paul Getty che ha in mano il nostro Lisippo». Quindi più che mai d'attualità la mascherata proposta dalla seconda circoscrizione così come lo è anche quella della quarta di Gimarra, che, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe riguardare l'amministrazione della città di Fano. Niente di più è dato sapere circa quanto proporranno i gimarresi, anche perché il presidente Carlo Baldini mantiene il più stretto riserbo su quanto si sta preparando.

Quindi sarà veramente una sorpresa, per tutti, fanesi e forestieri, vedere cosa la genialità degli abitanti della quarta circoscrizione, ha partorito quest'anno.

Rosanna Tomassini

Da: Corriere Adriatico del 18/2/1990

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E' la volta buona
FANO - Questa volta le previsioni del tempo sono buone; il 1° Grande Corso Mascherato si farà. I carristi hanno avuto una settimana di tempo in più per dare gli ultimi ritocchi alle loro "opere" che, in cartapesta o vetroresina, non hanno rivali in Italia. I Valentini, i Pacassoni, i Ferretti, i Deli, hanno dato ai carri la loro inconfondibile impronta. Cambiano i materiali, cambiano i soggetti, ma le mani che modellano sono sempre felici. Ammireremo oggi "Batmania", il carro di Valerio Ferretti che chiaramente si ispira al fenomeno tutto "americano" sollevato dal film "Batman"; "L'isola felice" di Hermes Valentini che si richiama all'ecologia per presentarci un carnevale che sopravvive agli inquinamenti; "Sogno ecologico" di Pietro Giorgio e Alfredo Pacassoni, che ispirati dallo stesso tema, ci mostrano come poter sconfiggere la pianta carnivora che si chiama inquinamento; ed infine "Sotto l'Adriatico dipinto di blu" in cui Riccardo Deli ironizza sulla famosa "Operazione Fossa del Diavolo" tesa a recuperare antichi tesori sommersi. Con i nuovi carri ci sarà anche il vincitore della scorsa edizione, "Il gioco del drago" di Pietro Pacassoni; e ci saranno le mascherate delle circoscrizioni, le majorettes di Medesano (Pr) e la Musica Arabita di Fano.

Da: Il Resto del Carlino del 18/2/1990

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La simbologia magica del «Getto», il gesto augurale del seminatore, e dei coriandoli (la pioggia)
Alle radici del Carnevale
La trasgressione come igiene mentale
Ma non è sempre una festa. Sotto la protezione della maschera e favoriti dall'atmosfera, da sempre nascono episodi di violenza. Nel 1425 un certo Giuliano di Domenico chiese clemenza al Signore della città, avendo ferito un ebreo «per gioco». Le «pruderie» della prima società industrializzata, che mal tollerò tutto questo spreco di energie, distratte dal lavoro.
Custodisce con cura un considerevole numero di documenti storici sul Carnevale di Fano. Un po' amareggiato dalla tirannia del tempo, che non gli consente di raccogliere e ordinare il materiale in una pubblicazione organica e completa, il professore e consigliere comunale, Alberto Berardi, trasmette intanto a giovani e meno giovani dati e notizie di una tradizione ultrasecolare. In una recente conferenza, significativamente intitolata «Coriandoli in archivio», Berardi ha azzardato una genesi tutta nuova del Carnevale... «E' vero ho effettuato un collegamento ritualistico e religioso. Per qualche tempo Apollo abbandona Delfi, di cui è signore incontrastato e lascia il potere a suo fratello Dioniso, dio senza eleganza e scomposto, con cui convivere solo per pochi giorni "perché il rapporto col dio acceca". Per noi Dioniso è il Pupo al quale, nella persona del presidente della Carnevalesca, venivano consegnate, fino a quarantanni fa, le chiavi della città, dal giovedì al martedì grasso. Il simulacro, come l'animale, è il capro su cui scaricare le colpe commesse dalla collettività. Interrato, cremato o bruciato, le ceneri del Pupo spazzano via tutti i comportamenti anomali rispetto alla morale corrente, che non può tollerarli. Anche il Getto è un atto che si ricollega a momenti magici. E' il gesto augurale del seminatore mentre i coriandoli non sono altro che la pioggia che fa germogliare. Per molti anni il lancio è stato di confetti, anch'essi simbolo di prolificità, dal momento che dentro l'involucro di zucchero c'è il frutto del mandorlo. A Roma i Saturnali costituivano una parentesi nell'anno, la fine di un periodo e l'inizio della primavera».

Berardi sostiene che l'industrializzazione mentre da un lato ha eliminato il privilegio di classe non ha fatto giustizia sull'eros. «Sì, perché rimangono sempre le frustrazioni di una società monogamica e un notevole gap fra desiderio e realtà. La società liberale conserva spesso un atteggiamento ipocrita verso costumi e comportamenti. E' per questo che il Carnevale ha ancora oggi una sua ragion d'essere e continua a svolgere una funzione catartica, liberatoria e di ribaltamento dei ruoli. La prima società industriale mal tollerò il Carnevale, perché uccideva la produzione, fiaccava le forze e le energie. Dalla repressione delle pulsioni nasce la civiltà. Ma poiché la fisiologia viene prima di ogni ideologia, la compressione non può non prevedere momenti e spazi di liberazione. Il Carnevale opera una sorta di operazione d'igiene mentale diventando così indispensabile alla stabilità economico-sociale. Il cristianesimo s'inserisce nella tradizione e con le stesse ceneri del peccato punisce i trasgressori. Non dimentichiamo poi che Giordano Bruno, significativamente, fu messo al rogo proprio il martedì grasso. Il Carnevale è una festa adulta, un rito trasgressivo in cui non c'è spazio per i bambini, che si sono voluti inserire per togliergli carica vitale».

Nel Carnevale, favoriti da clima e maschera, maturano atti di violenza. «Anche i documenti più antichi ce ne riferiscono. Va ricordata la corsa dell'ebreo che si svolgeva nel carnevale di Roma. Durante il tragitto la plebaglia si scaricava in termini razzistici e molti non arrivavano al traguardo. In un atto del 1425 un certo Giuliano di Domenico chiede clemenza al signore di Fano per il ferimento di un ebreo, colpito con code di trippa. A giustificazione, si difende adducendo che i danni provocati "per gioco e per solazzo" non possono essere puniti».

A cura di Anna Maria Camilloni

Da: La Gazzetta di Fano del 18/2/1990

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Carnevale, gemellaggio con Venezia?
Si calcola che ieri pomeriggio abbiano assistito alle sfilate circa 30 mila persone, cioè il 10-15 per cento in più dell'anno scorso. Molte persone, grazie all'accordo con le Ferrovie, venivano dalla regioni vicine. Intanto Staurenghi, presidente dell'Ente Carnevale, ha annunciato un possibile gemellaggio con quello di Venezia. Gli accordi sono stati avviati nel capoluogo veneto nel corso di una mascherata alla quale ha partecipato una delegazione di Fano.

Da: Il Resto del Carlino del 19/2/1990

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Un successone grazie anche alle riduzioni ferroviarie
30.000 persone per il Carnevale
I conti tornano. Bastava guardare le tribune, tutte al completo. Circa 25 - 30.000 persone hanno assistito alla sfilata dei carri allegorici di domenica. E' stata una fra le migliori affluenze degli ultimi anni. Il presidente Oscar Staurenghi esprime soddisfazione a nome di tutto l'Ente Carnevalesca. «E' stata premiata la politica pubblicitaria che la società quest'anno ha deciso di lanciare. L'affluenza dalle regioni limitrofe è stata sicuramente superiore a quella degli anni passati in virtù dell'accordo che abbiamo concluso con le Ferrovie dello Stato. L'idea di effettuare, nei giorni della manifestazione, sconti a tutti quelli che raggiungono la città in treno e l'affissione negli scomparti e nelle stazioni di manifesti sul Carnevale ha fatto affluire a Fano gente da tutta Italia. Molti anche coloro che sono arrivati con mezzi propri. Il beneficio conseguito grazie all'accordo è stato grande e sto preparando una lettera di ringraziamento alle Ferrovie dello Stato».

Quale è stato il ritorno economico? «Buono, in base all'affluenza di pubblico». Abbiamo visto in televisione le immagini del Carnevale di Viareggio. Sembra abbiano partecipato circa 200.000 persone. Che cosa caratterizza il Carnevale di Fano rispetto a quello più famoso della Versilia? «La nostra è una manifestazione dove tutta la folla è coinvolta. Il popolo vive dal di dentro il carnevale. Nasce spontaneamente dalla base che cerca di organizzarsi e di partecipare con mascheramenti e fantasia. Senza sminuire il carnevale viareggino che si distingue per grandezza, basti pensare ai chilometri e chilometri di corso, ritengo che gli manchi però proprio questa spontaneità. Quella di Viareggio è una rassegna di carri al cui passaggio, che dura circa tre ore, assiste passivamente tanta gente, senza un vero e proprio coinvolgimento. Basti pensare da noi alle circoscrizioni che partecipano, di anno in anno sempre più numerose, arricchendo con le loro allegre mascherate il quadro dei festeggiamenti. Si può dire che a Fano il popolo va verso il carro e il carro è fatto apposta per andare verso il popolo».

Ha qualcosa da dire sulla sfilata di domenica 25? «Vorrei invitare tutti i cittadini a partecipare in massa e a fare da contorno ai carristi che quest'anno hanno passato ogni limite per folclore ed arte, veramente belli tutti i carri. Quello di Riccardo Deli, di Valerio Ferretti, dei Pacassoni e di Hermes Valentini. L'arte dei nostri carristi è conosciuta in Italia, tant'è vero che il carnevale di Fano è stato chiamato ad allestire il carnevale di Sassari ed è in programma anche un gemellaggio con quello di Venezia. Con un incremento del 10-15% rispetto allo scorso anno il carnevale si avvia alla sua ultima sfilata dopo che la prima era stata annullata per la pioggia. Da giovedì cominceranno le manifestazioni collaterali, dal carnevale dei bambini al veglione sociale e a quello dei giovani al Politeama.

Anna Maria Camilloni

Da: La Gazzetta di Fano del 20/2/1990

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Fano. Nuovo successo per il corso mascherato
Un supercarnevale
Una folla di oltre 30mila persone ha fatto corona a carri e mascherate
FANO - Non poteva essere che una giornata di sole la cornice ideale del Carnevale di Fano e del suo secondo corso mascherato. Grazie alla mite temperatura, ieri, circa trentamila persone hanno assistito alla sfilata dei carri e delle maschere lungo viale Gramsci. Tanta voglia di divertirsi nei cuori dei fanesi e dei forestieri radunatisi lungo il percorso, e sui loro capelli e abiti, nonostante le raccomandazioni, tanta schiuma e neve artificiale. Ad aprire il corso mascherato la banda della Musica Arabita, noto complesso folkloristico fanese, seguita dalla mascherata del rione di Gimarra, costituita da tante tartarughe, quanti sono gli assessori del Comune di Fano, che rappresentano le lentezze della nostra Amministrazione nella risoluzione degli annosi problemi della nostra città: acqua, viabilità ecc. In seguito si sono fatti largo tra la folla in sella ai loro «potenti» minibolidi, gli associati al Motoclub «Ricci» di Fano. Ed ecco, a questo punto, sopraggiungere il Pupo, «El spurtiv», il simbolo del Carnevale che per la prima volta viene portato in giro per Fano il Giovedì grasso e che viene bruciato in piazza, come consuetudine, il martedì successivo.

Di lui si legge nei manifesti sparsi per la città: «Salt e bali cum un adanat ti veglion, ji cum se sia ecc perché so fresc e bel». Il Carnevale è soprattutto la gioia dei più piccoli, e proprio i bambini della scuola materna di Cuccurano hanno proposto un piccolo carro allegorico formato da una enorme chioccia che sovrastava tanti bimbi-pulcini. Dopo le mascherate, i grandi carri allegorici: il «Gioco del Drago» e «Sogno ecologico» di Pietro, Giorgio e Alfredo Pacassoni, l'«Isola felice» di Hermes Valentini con la mascherata della scuola media «Faà di Bruno» di Marotta, «Sotto l'Adriatico dipinto di blu» di Riccardo Deli con la mascherata della seconda Circoscrizione ispirata al tema dei tesori del fondo marino. Per concludere «Batmania» di Valerio Ferretti e il complesso folkloristico della majorettes di Umbertide.

Dopo il giro del getto, durante il quale un copioso lancio di dolciumi è stato effettuato sopra grandi e piccini, scatenando la caccia anche al più piccolo cioccolatino, la grande luminaria: uno spettacolo veramente suggestivo ed unico del Carnevale della nostra città. Ma la festa non è terminata. Quando l'ultimo carro ha lasciato viale Gramsci, intere mascherate e tanti giovani si sono trasferiti, più tardi, al Politeama per il veglione dei giovani che come sempre è risultato affollatissimo.

Rosanna Tomassini

Da: Corriere Adriatico del 26/2/1990

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FANO - UNA GIORNATA INDIMENTICABILE
Il carnevale della gente
E' stata l'edizione meglio riuscita degli ultimi anni. Getto a parte
FANO - E' tornata la gente, come non se ne vedeva più da anni; è questo il dato più esaltante del Carnevale di Fano che, pur continuando a mostrare qualche ruga di vecchiaia, conserva immutato il fascino antico. Sono venuti in 30 forse in 40 mila dalle Marche, dall'Umbria dal Lazio e dall'Emilia-Romagna, dall'Abruzzo a vivere una giornata di sole e di divertimento, hanno ammirato, fotografato, ripreso i grandi carri allegorici, si sono accapigliati per raccogliere caramelle e cioccolatini. Più statici i meno giovani, troppo esuberanti invece i giovanissimi, sordi ad ogni appello contro l'uso di bombolette-spray. Come sempre scarse le maschere sul viale Gramsci, ma alla festa al Politeama domenica sera non c'era giovane che non si fosse più o meno accuratamente mascherato. I carri, che seguivano la indovinata mascherata di Gimarra sui politici fanesi "tartarughe", le mini-moto del Mc "Ricci", i complessi folkloristici Musica Arabita di Fano e Città di Umbertide, le mascherate della materna di Cuccurano, della scuola media "Faà di Bruno" di Marotta e della 2° Circoscrizione, sono stati naturalmente al centro dell'attenzione.

I bambini sono rimasti particolarmente colpiti da "Il gioco del drago" il carro vincitore della scorsa edizione mentre i giovani e meno giovani hanno ammirato e ben giudicato i 4 nuovi carri, "Sogno ecologico" , di Pietro, Giorgio e Alfredo Pacassoni, "L'isola felice" di Ermes Valentini, "Sotto l'Adriatico dipinto di blu" di Riccardo Deli e "Batmania" di Valerio Ferretti. Un solo appunto: in molte zone del percorso, "getto" scarso. Occorre senz'altro incrementare quella che è la caratteristica principale del Carnevale fanese, cominciando dai carri nei quali sono praticamente scomparse le "postazioni" per il lancio; a vantaggio, è vero, di una maggior bellezza e maestosità dei carri stessi, ma a detrimento di un inimitabile momento di animazione e partecipazione. Crediamo debbano essere finalmente affrontati i "rapporti" che da tanti lustri il Carnevale di Fano ha con la Perugina in modo da ottenere di più.

c.m.

Da: Il Resto del Carlino del 27/2/1990

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CARNEVALE
L'ultimo giorno
FANO - Il Carnevale chiude con le tradizionali manifestazioni del "martedì grasso" riappropriandosi del centro storico. In piazza XX Settembre dalle 15 la "Castagnola d'oro", sfilata mascherata delle circoscrizioni, della Musica Arabita e delle autorità su auto d'epoca. Sempre alle 15 dalla piazza partenza della "Mascherata longa" che si concluderà con la spettacolare fiaccolata. Alle 19 cremazione del Pupo. Chiusura "giovane" per il Carnevale al Politeama (ore 21) animata da Francesco Boiani di Radio Fano.

Da: Il Resto del Carlino del 27/2/1990


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2000
    Ultima modifica: 12.01.2006

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