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Bocce alla longa


Si usavano boccette appesantite con cilindretti di piombo inseriti nel legno. Il gioco consisteva nel lancio della boccetta lungo una strada maestra, dopo una lunga rincorsa fatta di passi codificati, sincronizzati col movimento finale del braccio. Si giocava a coppie o a squadre, segnando il punto di arrivo del primo lancio da cui partire per i lanci successivi fino all'arrivo al traguardo stabilito. Il gioco richiedeva uno sforzo notevole, per cui era praticato solo da giovani robusti. Si svolgeva nelle domeniche di primavera, quando le strade maestre erano asciutte e levigate, dopo la frantumazione e l'interramento della ghiaia; spesso si svolgeva da un paese all'altro. Dopo la seconda guerra mondiale, per varie ragioni (compreso l'aumento del traffico stradale) il gioco venne abbandonato.
Una variante del gioco era costituita dalla "ruzzola", una ruota di legno (o una forma di formaggio) che veniva lanciata mediante una cordicella avvolta attorno.

Celso Mei

Bocce alla longa nella valle del Tarugo (Fossombrone)

Nella valle del Tarugo erano piuttosto diffuse le gare di bocce alla longa, che si contrapponevano alle più comuni gare di bocce alla corta; quest'ultime tuttora in auge oggi si svolgono su campi appositi ben curati e rispondenti a tutti i requisiti del caso.
Le gare di bocce alla lunga si svolgevano in primavera sulla strada maestra, in genere durante le feste di pasqua, quando la strada era ritornata ad essere liscia e scorrevole dopo la stesura dello spesso strato di ghiaia posto nell'autunno e i contadini non erano ancora impegnati nelle grandi faccende dei campi.
La competizione avveniva fra due squadre con uno stesso numero di concorrenti; ognuno di essi era dotato di una boccia, di legno duro e compatto, più piccola delle altre bocce comuni. È evidente che per avere la meglio sugli avversari bisognava tirare la boccia più lontano degli altri: per raggiungere questo scopo era necessario imprimere alla boccia un' apprezzabile spinta, una giusta direzione e un certo effetto in maniera che rimanesse il più posibile al centro della strada per proseguire distante. I lanciatori più abili riuscivano nelle curve a dare alla sfera una traiettoria tale, che questa riusciva a proseguire superando l'ostacolo; mentre quelli più energici, in prossimità di una curva, lanciavano in alto la boccia oltre la svolta, così che questa ricadesse al centro della strada e iniziasse la sua corsa. Per aver vinta una partita bisognava aggiudicarsi tre lanci, un po' come nel gioco della briscola. Il tiro iniziale veniva fatto partendo da un'unica base, mentre quelli successivi i componenti delle squadre lo operavano dalla posizione più lontana, raggiunta dalla propria squadra. La boccia, che usciva di strada, se proseguiva la sua corsa anche nel campo era considerata in gara.
Il premio ai vincitori più spesso era quello dell'onore della vittoria e di una bevuta; rare volte il riconoscimento si materializzava in qualche forma di formaggio, oppure in una cena donata dai vinti. Accompagnava i giocatori un codazzo di uomini e bambini; questi ultimi erano molto attenti alle mosse dei gareggianti per poter imparare il gioco e inoltre si prestavano volentieri a fare i raccattabocce.

Emilio Pierucci


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 04.12.2004

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