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Crostacei Decapodi del bacino del Metauro e delle acque...

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Glossario sui Crostacei Decapodi

Metodo di studio e come leggere le schede dei Crostacei Decapodi


Il periodo del presente studio va dal 1994 al 2011, anche se si è tenuto conto di segnalazioni precedenti.

La zona di studio comprende le acque interne comprese nel bacino del Metauro e le acque marine antistanti la Provincia di Pesaro e Urbino comprese nell'Alto Adriatico.

Riferendoci alla rete idrica del Metauro, possiamo distinguere un basso corso (da 0 a 80 m s.l.m.), dalla foce agli affluenti Rio Puto e T. Tarugo; un medio corso (da 80 a 300-350 m), dagli affluenti Rio Puto e T. Tarugo alla linea Cagli - S. Angelo in Vado; un alto corso (da 300-350 m a circa 1000 m), dalla linea Cagli - S. Angelo in Vado sino allo spartiacque appenninico.
In tale ambito sono state individuate 54 stazioni di rilevamento, visitate negli anni dal 1994 al 1996. 21 stazioni sono ubicate lungo il Metauro dalla foce alle sorgenti, 3 sul T. Tarugo, 11 sul F. Candigliano, 8 sul T. Burano, 4 sul T. Bosso e 7 sul T. Biscubio.

Il tratto di Alto Adriatico antistante la Provincia di Pesaro e Urbino ha una lunghezza di circa 41 km e un'ampiezza di 65 km (corrispondenti a circa 35 miglia) (1), con profondità massima di 66 m.
Da un punto di vista biogeografico, in base alla suddivisione dei mari italiani in 9 aree adottata per compilare la checklist della Società Italiana di Biologia Marina del 2006 (www.sibm.it), la zona di studio è compresa nell’area biogeografica dell’Alto Adriatico, ossia il tratto di mare tra il limite Nord del bacino e la linea congiungente il promontorio del Conero con l’Istria. E’ situata in adiacenza dell’area biogeografica del Medio Adriatico.
In questa zona i fondali (suddivisi per piani in base alla profondità ed associati alle rispettive biocenosi) sono:

piani mesolitorale (o intertidale) e infralitorale (2)
- fondale roccioso costituito da rocce, massi e lembi di fondo sabbioso lungo gli 11 km della costa alta del S. Bartolo (da Pesaro a Gabicce) ampio 20-70 m; moli e scogliere frangiflutti presso riva lungo il resto della costa, con le biocenosi delle Rocce Mediolitorali e delle Alghe Fotofile. Va da 0 a 3-5 m di profondità;
-fondi mobili costieri:
fondali sabbioso, sabbioso-fangoso e fangoso molto sabbioso costieri (sabbie litorali, sabbie pelitiche e peliti molto sabbiose) (3), con le zoocenosi a Venus gallina e Venus gallina + Owenia fusiformis (SCACCINI 1967). Vanno dalla riva a 1-1,5 miglia dalla costa e da 0 a 10-12 m di profondità; fondale fangoso-sabbioso con acqua più o meno salmastra alla foce dei corsi d’acqua (Arzilla, Metauro e Cesano) e dei porti-canale di Gabicce mare (F. Tavollo), Pesaro (F. Foglia) e Fano (Vallato del Porto alimentato dal F. Metauro);
fondale fangoso-sabbioso costiero (peliti sabbiose), con le zoocenosi a Venus gallina e Venus gallina + Owenia fusiformis (SCACCINI 1967). Va da 1-1,5 a 4,5-7,5 miglia dalla costa e da 10-12 a 18-22 m di profondità.
In questi fondi mobili non sono presenti le praterie a Posidonia e Zostera, pur potendo queste piante fanerogame vivere nella fascia sino a 30 m circa di profondità.

piani infralitorale e circalitorale
- fondi mobili al largo: fondali fangoso e fangoso-sabbioso (peliti e peliti sabbiose), con la zoocenosi a Turritella communis (SCACCINI, 1967). Vanno da 4,5-7,5 a 15-16 miglia dalla costa e da 18-22 a 48-58 m di profondità.

piano circalitorale
- fondale sabbioso-fangoso (sabbie pelitiche “relitte”), con la zoocenosi a Tellina distorta (SCACCINI, 1967) e fondale fangoso molto sabbioso (peliti con molta sabbia), con la zoocenosi a Turritella communis (nella facies con esemplari morti quasi esclusivi) (SCACCINI, 1967) (4). Vanno da 15-16 a 35 miglia dalla costa e da 48-58 a 66 m di profondità. Queste due biocenosi occupano una vasta zona al centro dell’Adriatico: la biocenosi a Tellina si estende da Ravenna a Giulianova e quella a Turritella da Fano a Giulianova. In esse l’epifauna è abbondante e costituita in prevalenza da spugne, ascidie, attiniari e molluschi, con l’aggiunta dei detriti provenienti dagli organismi morti. Sono questi i cosiddetti "fondi sporchi” dei pescatori locali, dove la pesca a strascico è difficoltosa e per impedire l’intasamento delle reti si devono usare accorgimenti particolari.

Per la nomenclatura delle specie ci si è attenuti alla Checklist delle specie della fauna d’Italia - Malacostraca III - DECAPODA (FROGLIA 1995) e a FROGLIA 2010.

Si ringrazia Giovanni Mattioli, tecnico del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano, per l’aiuto nella determinazione e per i dati forniti Simone Ottorino Bai, Giulio Carnaroli, Christian Cavalieri, Luca Esposito, Andrea Fazi, Fabrizio Giardina, Leonardo Gubellini, Umberto Pupita e Giulio Riga, (citati come "comunicazione personale": com. pers.). Si ringrazia per l'aiuto fornito la Società del Mare Adriatico di Fano (prodotti ittici).

Una parte dei dati raccolti sulle specie di acqua dolce sono stati archiviati su supporto informatico ("Banca dati dei Crostacei Decapodi di acqua dolce e salmastra della Provincia di Pesaro e Urbino" - dati dal 1971 al 2003).

Come leggere le schede

Nelle schede vengono riportati:
- il nome scientifico, il nome volgare, il sottordine, la superfamiglia e la famiglia;
- le dimensioni, riferite alla lunghezza di addome e cefalotorace, antenne escluse (indicando a volte anche queste ultime); per i granchi vengono indicate le dimensioni del solo cefalotorace, dalla fronte al bordo posteriore del carapace (il primo dato è la lunghezza e il secondo la larghezza).
- una valutazione di frequenza della specie nella zona di studio, anche se approssimata, usando questi termini: comune (a volte anche: molto comune), poco frequente, rara (a volte anche: molto rara);
- la distribuzione negli ambienti della zona di studio, suddivisi nelle seguenti tipologie semplificate:
fondale roccioso (fondale roccioso costiero con rocce e massi frammisti a lembi di fondo sabbioso; moli e scogliere frangiflutti presso riva)
fondi mobili costieri (fondali sabbioso, sabbioso-fangoso e fangoso molto sabbioso costieri, anche con acqua più o meno salmastra alla foce dei fiumi e nei porti-canale; fondale fangoso-sabbioso costiero)
fondi mobili situati al largo (fondali fangoso e fangoso-sabbioso)
fondali sabbioso-fangoso e fangoso molto sabbioso ricchi di epifauna situati al largo o "fondi sporchi".

Per le specie di acqua dolce vengono indicate quelle di interesse comunitario in base alla Direttiva "Habitat" 92/43/CEE del 21-5-1992, modificata con Direttiva 97/62/CE.

Le carte di distribuzione riportate per le specie di acqua dolce sono suddivise in quadrati di 5x5 km, secondo il reticolo U.T.M., con il simbolo indicante la presenza della specie al centro del quadrato. La parte di territorio oggetto di studio è contornata da una linea più spessa, mentre le linee ondulate indicano il limite del bacino del Metauro e la sua idrografia.

NOTE
(1) 1 miglio marino = 1852 m.
(2) Il piano sopralitorale (o zona emersa) è la zona di riva bagnata solo dagli spruzzi delle onde. Il piano mesolitorale (o mediolitorale, o intermareale, o intertidale, o zona litorale) è la zona tra la bassa e l'alta marea. Il piano infralitorale (o zona sommersa) è la zona sempre sommersa che si estende sino a 25-30 metri di profondità, limite di illuminazione al di là del quale non vivono le piante Fanerogame marine (Posidonia e altre). Il piano circalitorale (o zona di platea) si estende nella nostra zona di Adriatico da 30 a circa 65 metri (la maggiore profondità che si raggiunge nella parte centrale).
(3) Peliti: sedimenti a granulometria finissima, composti prevalentemente di minerali della famiglia delle argille. Al posto di questo termine, proprio della geologia, viene di solito usato quello più generico di fango.
(4) In SCACCINI e PICCINETTI 1967 tali sedimenti vengono indicati come sabbiosi fini e duri.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 19.07.2004
    Ultima modifica: 08.01.2013

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