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Fano: testimonianze di solidarietà (itinerari storici)

Bibliografia sugli itinerari storici a Fano (aggiornata...

Chiese minori e chiese scomparse a Fano (itinerari storici)


In passato la città di Fano vantava numerose chiese, palazzi, campanili e torri, monumenti oggi andati irrimediabilmente perduti. Qualche traccia, ancora visibile, ne rimane a testimonianza lungo le vie cittadine del centro.

La via Maestra, così veniva chiamata via Nolfi nel Seicento, era di certo la più ricca di importanti edifici. Probabilmente non tutti sanno che lungo questa strada e in quelle subito adiacenti si contavano all'incirca diciassette chiese, alcune delle quali con convento, monastero o conservatorio annessi.

Ai vari Michael de Montaigne, Johann Caspar Goethe, Robert Browning, instancabili viaggiatori che nei secoli passati fecero tappa anche a Fano, la via dovette apparire un susseguirsi di costruzioni religiose: piccole chiesette come quella di Santa Maria Maddalena o l'altra dedicata dai Gesuiti al fondatore del loro ordine (S. Ignazio di Loyola) si alternavano a chiese di maggior importanza, ricche di preziosi cicli di affreschi, come la seicentesca San Pietro in Valle ancora esistente e, subito di fronte, la perduta chiesa di San Giuliano considerata una delle più belle in epoca malatestiana proprio per l'apparato pittorico che ne impreziosiva l'interno.
A poca distanza l'uno dall'altro si stabilirono numerosi ordini religiosi: i Cappuccini che scelsero il complesso conventuale di Santa Cristina edificato nel piazzale della rocca dei Malatesta, i Filippini con il loro Oratorio, i tre ordini mendicanti degli Agostiniani, Francescani e Domenicani ai quali si deve la costruzione di importanti chiese e conventi, i Gerolomini che stabilirono la sede nella via Da Carignano ed ancora, le suore Agostiniane di San Daniele il cui convento sorgeva fino agli inizi del nostro secolo in piazza Andrea Costa.
Se il viaggiatore di altri tempi poteva facilmente ammirare i frutti del generoso mecenatismo fanese, oggi a noi non rimane che farci attenti osservatori e, nel tempo di una passeggiata, curiosare tra edifici vecchi e nuovi alla ricerca di superstiti segni di antiche architetture.

Cosa rimane di quei numerosi edifici e delle preziose opere pittoriche che custodivano?

Ex Chiesa di S. Maria Maddalena

Della piccola chiesa di Santa Maria Maddalena, oggi sconsacrata e manomessa, si è conservato l'ingresso: si tratta di un grazioso ed elegante portaletto barocco in pietra, sovrastato da analoga finestra e da un campaniletto a vela.
La chiesa era detta anche delle orfanelle per il Conservatorio delle Orfane (1604 c.) che sorgeva dove oggi si trova il cinema Politeama. Al suo interno un tempo era conservata la tela con la raffigurazione di Santa Maria Maddalena, opera del pittore Giovan Francesco Guerrieri e oggi visibile presso la Pinacoteca Civica.

Ex Chiesa dei Padri Girolomini

Un'altra facciata superstite è ancora visibile in via Da Carignano: apparteneva alla piccola chiesa dei Padri Gerolomini, detti Osservanti, venuti a Fano nel 1550, essi stabilirono lì anche il loro convento. L'edificio divenne dopo il 1656 sede del Seminario Diocesano per circa un secolo, poi lo stabile fu trasformato per far posto al palazzo della famiglia Billi.

Ex Chiesa di S. Maurizio

Una piccola croce romanica in pietra con figure simboliche è tutto ciò che rimane ancora visibile della chiesa di San Maurizio, insieme alle tracce di una porta ad arco e ad una monofora trilobata, entrambe tamponate ma leggibili sul muro del lato nord di palazzo Martinozzi.
È evidente che quando Francesco Martinozzi fece erigere il proprio palazzo in città, nel 1564 periodo di maggior prestigio per la nobile famiglia, utilizzò parte delle murature dell'edificio chiuso e sconsacrato due anni prima. La chiesa apparteneva al Capitolo della Cattedrale e scarsissime sono le notizie se non la citazione in un'antica pergamena dell'archivio capitolare risalente al 1389. Sappiamo che il ricavato della vendita fu utilizzato per ultimare la rinnovata facciata di San Silvestro, detta la "Madonna di Piazza", e il titolo di San Maurizio fu trasferito ad una nuova chiesa che i Martinozzi fecero edificare nei possedimenti di Fosso Sejore. Simile destino di chiesa inglobata in un palazzo privato toccò a quella di San Giorgio che sorgeva sull'altro lato della strada, dove via Arco d'Augusto incrocia via Nolfi, ci riferiamo alla nuova dimora dell'illustre famiglia fanese da cui ha preso nome la via.

Torre di Sant'Elena - Chiesa e ospedale di S. Croce

Oltre la facciata di Palazzo Martinozzi sorge, oggi isolata, la robusta torre medioevale di Santa Elena.
Il nome le deriva dal dipinto che stava all'interno della chiesa di cui la torre costituiva il campanile, si trattava del complesso - chiesa ed ospedale - di Santa Croce.
Santa Elena venne ritratta a ricordo della leggenda della Croce di Cristo da lei ritrovata sul Golgota. Giovanni Santi - padre di Raffaello e autore di questa pala d'altare (Sacra Conversazione) - propose un tema ricorrente nella pittura di fine Quattrocento.
I bombardamenti aerei del 1944 hanno devastato quest'area e distrutto la chiesa e l'ospedale (oggi al suo posto si trova l'edificio delle Maestre Pie Venerini), ma il quadro con la Sacra Conversazione, era già fin dal 1924 conservato in Pinacoteca.

Ex Chiesa del Gonfalone

Alla Compagnia del Gesù, presente a Fano fin dall'inizio del Seicento ma senza stabile chiesa, nel 1641 fu concessa l'officiatura di Santa Maria del Gonfalone, oggi sede dell'omonimo cinema. Rimane a ricordo della chiesa il bellissimo soffitto ligneo a grandi lacunari ottagonali con l'immagine centrale di Santa Maria della Misericordia, la Madonna dal mantello spalancato in segno di soccorso e protezione.
Il Mafarion, come era detto il mantello, nell'iconografia classica raccoglieva spesso i membri di un ordine religioso o di una confraternita. La chiesa fu infatti costruita dalla Confraternita del Gonfalone nata per prendersi cura di vecchie e fanciulli. Prima del 1589 era chiamata Santa Maria della Carità. Il ricordato soffitto fu realizzato nel 1608 da un intagliatore di Mondolfo, un certo Matteo Carboni.
A questa chiesa fu legata la devozione Lauretana, infatti fino ai primi decenni del nostro secolo era detta anche chiesa della Madonna di Loreto. La confraternita curava la processione della Santa Casa per la quale il famoso scenotecnico Giacomo Torelli aveva costruito un macchinario che permetteva di far sfilare un modello della Santa Casa per le vie cittadine.

Chiesa di S. Marco

L'Ordine Cavalleresco di Malta fece invece costruire nel XIII secolo la chiesa di San Marco, poi riedificata a metà del Cinquecento. Il campanile venne realizzato da Lauro Buonaguardia, giunto probabilmente a Fano in seguito a qualche vantaggiosa offerta di lavoro, analogamente ai vari artisti bolognesi operanti a Fano nel Seicento. L'aspetto attuale dell'edificio risale invece al XVIII secolo.

Chiesa di S. Tommaso

Percorrendo corso Matteotti, un tempo strada secondaria rispetto a via Nolfi perchè di bottegai ed artigiani, possiamo visitare la chiesetta di San Tommaso. La tavola in essa custodita rappresenta l'incredulità di San Tommaso e fu dipinta da Giuliano Persuti nel 1546, il pittore fanese del Cinquecento che insieme ai Morganti, padre e figlio, diede vita a due diverse scuole pittoriche locali. L'ambiente si presenta completamente rinnovato, unico elemento architettonico appartenente alla preesistente chiesa è l'architrave della porta di accesso sul quale, in lettere gotiche, è riportata la data della prima costruzione, il 1276; all'interno una lapide ricorda che l'edificio fu ricostruito nel 1384. Nel nostro secolo si procedette al completo rinnovo della facciata in forme neo-gotiche e con il vescovo Vincenzo Del Signore (1937 -1967), la chiesa divenne centro di preghiera eucaristica per tutta la diocesi.

Chiesa di S. Antonio Abate

Al vertice del Trebbio, oggi piazza Costanzi, sorge la chiesa di S. Antonio Abate. Quattro palazzi nobiliari le fanno da contorno e delimitano un campo dove fino al secolo scorso, si svolgeva il gioco del bracciale. La chiesa faceva già da sfondo ma senza avere l'attuale aspetto. Non tragga in inganno lo stile pseudo-gotico della sua facciata, risalente ai primi anni del nostro secolo. Fu ricostruita nel 1749 in luogo della chiesa medioevale gravemente danneggiata nel 1740 da un'alluvione. Qui riposano le spoglie dell'architetto Matteo Nuti. Autore ne fu il riminese Gian Francesco Buonamici, artefice fra l'altro della torre civica di piazza, rovinata nel corso della seconda guerra mondiale. Un cospicuo sostegno finanziario fu offerto dalla nobile famiglia Ferri il cui palazzo sorge a sinistra della chiesa. Proprio in questa occasione i due edifici furono collegati da un arco sovrastante l'odierna via Cavour che permetteva alla famiglia di partecipare alle funzioni religiose senza uscire dalla propria dimora. L'arco fu abbattuto nel 1920. Alla forma ottagonale del perimetro esterno della chiesa corrisponde il vano circolare interno che custodisce pregevoli esempi di pittura locale del Settecento: subito ci accoglie la raffigurazione di Sant'Antonio del pittore fanese Carlo Magini, parente ed allievo del più importante Sebastiano Ceccarini di cui nella stessa chiesa possiamo ammirare due opere: a sinistra, la Sacra Famiglia con Anna e Gioacchino; a destra, la Vergine con i Santi. Giunti alla fine dell'itinerario accuseremo sicuramente un po' di stanchezza, suggeriamo perciò di sedere per qualche minuto e, approfittando del meritato riposo, osservare le due tele del Ceccarini. Colpiscono per l'eleganza e la compostezza classicheggiante delle forme, la delicatezza dei gesti, l'attenzione e il gusto dei particolari capaci di creare un'atmosfera intima e serena.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 06.01.2010

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