Il sisma ebbe un'intensità massima del IX grado MCS.

La scossa fu distruttiva solo in una ristretta area delle Marche meridionali, nella zona di Camerino e San Ginesio. In particolare furono distrutte o molto danneggiate le case coloniche. Anche molti edifici pubblici e religiosi in tali località subirono lesioni e crolli parziali. Danni di varia entità, comunque minori, furono documentati anche in numerose altre località marchigiane e umbre, tra le quali Amandola, Fabriano, Gualdo Tadino, Matelica, Pioraco, Serra Sant'Abbondio, Cingoli, Pergola, Spoleto, Urbino. Il sisma fu risentito in un'area molto vasta, fino all'Istria e in Dalmazia. Anche a Firenze furono segnalati danni, forse a causa di un forte effetto di amplificazione locale del moto sismico. In vari luoghi della zona epicentrale furono notate cadute di massi, intorbidamento delle sorgenti d'acqua, fenomeni luminosi.

Questo terremoto non causò vittime, ma solo alcuni feriti. A Fabriano, Camerino e Urbino vi furono danni considerevoli al patrimonio monumentale.

Nel bacino del Metauro questo terremoto produsse effetti macrosismici massimi compresi tra il VI e il VII grado MCS, per lo più nella parte sudoccidentale. Le località metaurensi nelle quali sono stati documentati danni in seguito a questo terremoto sono le seguenti.

Urbino (VI-VII MCS): La scossa danneggiò molte case, anche se non in modo grave. Caddero pezzi di intonaco, si aprirono fenditure e si slegarono alcuni muri. 160 comignoli crollarono. Nel Duomo si aprirono alcune lesioni. Le mura del Palazzo Ducale, già in stato precario, subirono alcuni cedimenti.

Pergola (VI-VII MCS). La scossa, preceduta da un rombo, causò gravi danni al Duomo, all'ospedale e al palazzo municipale. Nella valle del Cinisco varie fabbriche furono danneggiate.

Mondavio (VI MCS). La scossa, preceduta da un rombo, causò nel paese il crollo della cima di un campanile e, fuori dall'abitato, il crollo di altri due campanili.