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Da Piobbico al Monte di Montiego (itinerari - ESCURS)


DA PIOBBICO AL MONTE DI MONTIEGO 

Tempo di percorrenza (solo andata): h 1.30
Lunghezza: 3,5 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 1996

Dal paese di Piobbico parte un sentiero segnato dal CAI (n. 5) che, dopo avere superato una antica torre di guardia in rovina e una vecchia casa colonica, sale lungo le pendici del M. di Montiego (975 m), alzandosi abbastanza bruscamente di quota nell'attraversare un querceto di Roverella. Prosegue quindi in leggera salita all'interno di un rimboschimento a Pino nero, il cui interno è stato ricolonizzato dalle specie arbustive della lecceta.

Dapprima sulla destra è visibile il paese di Piobbico ma poi è la bastionata del M. Nerone coi suoi profondi valloni a dominare il paesaggio. Ad un certo punto il sentiero si affaccia dentro la Gola di Gorgo a Cerbara proprio in corrispondenza di una enorme cava di calcare.

Dopo più di un'ora di cammino si lascia il bosco e ci si trova sui pascoli sommitali del Montiego, in alcuni tratti disseminati di cespugli di Prugnolo. Si attraversano i pascoli mantenendosi a breve distanza dalle pareti della gola e dopo poco tempo appare più in basso Villa Montiego, agglomerato rurale già presente nel 1200.
Da qui un breve sentiero conduce alla Balza della Penna, una lamina verticale calcarea (Maiolica) di oltre 200 m che si protende nel cuore della Gola.

 

ANELLO DEL MONTIEGO (sentieri CAI n.405a, 463 e 405) (Comune di Piobbico)

Tempo di percorrenza: h 5 00’ (percorso ad anello)
Lunghezza: 13 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Il Monte Montiego si innalza fino a sfiorare i mille metri d’altezza a ridosso del Monte Nerone, dal quale è diviso solo dal fiume Candigliano e dall’abitato di Piobbico: i due rilievi si guardano a breve distanza regalando natura e morfologia però molto diverse. Quasi la metà dei boschi del Montiego sono rimboschimenti di pino e la parte sommitale si estende prativa quasi come un altopiano.

La partenza di questo percorso, così come l’arrivo, è il paese di Piobbico. All’inizio del cammino si può ammirare dalla sponda opposta del fiume la parte antica che comprende il borghetto e il palazzo nobiliare dei Brancaleoni.

Attraversata la piazzetta Sant’Antonio e la stretta via che porta a ridosso del fiume, il sentiero costeggia il Candigliano con originali angolazioni del centro storico e del Monte Nerone. Varcato un fosso una leggera salita preannuncia la deviazione a sinistra che ci fa entrare nel bosco. Da qui prende il via la vera ascesa che tuttavia in questa prima parte non è impegnativa ma anzi molto interessante: attorno a noi i pini del rimboschimento e le opere in pietra a secco che hanno permesso il terrazzamento e la realizzazione della pista di servizio sulla quale stiamo camminando. D’un tratto la pendenza cessa del tutto e si avanza a mezza costa, mentre lo sguardo ora si può allontanare fin dentro la Gola del Candigliano. È cambiata anche la vegetazione, che ora è quella autoctona fatta di leccio e altre piante adatte a versanti rocciosi e caldi come questo. Alcuni sali e scendi finché un nuovo guado da inizio alla seconda parte della salita. Ritornano i pini e riprende l’acclività, adesso decisamente più accentuata tanto che il sentiero prende a fare tornanti su tornanti. Quando più in alto si aprono dei varchi tra le chiome e riappaiono i lecci, la salita si fa meno dura e ci avviciniamo ad un altro bivio, quello del sentiero 405. Tenendo la destra restano pochi minuti per uscire dai boschi e trovarsi alla sommità delle balze di Gorgo a Cerbara. Il luogo in sé è bellissimo e il panorama mozzafiato, purché non si guardi in basso dove si apre la voragine di una enorme cava. Meglio riprendere il cammino seguendo lo stradello che resta sul ciglio di un’area pianeggiante punteggiata di ginepri. Arriva subito un altro incrocio e stavolta dobbiamo svoltare a sinistra immettendoci sul sentiero 463 che in quel piccolo altopiano adesso ci entra dentro. Un dosso da superare, due bivi in cui tenere la sinistra, un rapido passaggio tra i ginepri, la salita che aumenta, una curva secca, un tratto di sentiero stretto e un po’ scomodo, una rampa impegnativa ed eccoci alla corona di conifere che circonda i prati sommitali. Di là di questa barriera verde ancora ginepri, ma più piccoli e più radi, e poi solo erba, fino alla vetta, che rimane sulla sinistra. È una vetta sgombra di croci e antenne. La discesa ha inizio sul lato opposto rispetto a dove siamo arrivati, ancora sui prati, fino ad intercettare lo stradello che vi passa di lato e ci indirizza verso il vecchio rifugio di Fontecorniale. La struttura è chiusa ma a noi serve solo come riferimento: poco prima di arrivarci, sulla sinistra, un ampio sentiero parte rettilineo e con poca pendenza, ritrovando arbusti e poi il bosco. Non ci sono difficoltà tecniche in questa fase per cui si può apprezzare lo stacco tra il rimboschimento che vediamo a monte e le latifoglie che dominano sotto di noi. Un’improvvisa salita tra le ginestre precede di pochi minuti l’importante deviazione che non possiamo mancare. Sulla destra, ancora tra alte ginestre, il nostro percorso svolta decisamente, entra in una bella pineta e presto esce allo scoperto, tra la bassa vegetazione e terreno parzialmente denudato che apre la vista sul fondovalle e sull’abitato di Piobbico. Querce piccole e contorte, tratti di ghiaione, i soliti arbusti e qualche tornante per ingannare la pendenza. L’avvicinarsi del paese ci dà la misura di quel che resta da camminare: all’altezza di un piccolo prato, mentre appaiono anche dei cipressi, c’è una deviazione a destra che ignoriamo, dopo di che il sentiero si avvicina ad una proprietà e sbuca su un prato più grande. In basso, a destra, un cartello ci indica come proseguire e scendere su una strada dove si gira a sinistra per poi passare davanti ad un’abitazione. Entrati a Piobbico conviene rimanere alla sinistra del ponte prendendo il vicolo del centro storico che ci riporta sulla piazzetta da dove siamo partiti. Appena prima di trovarci di fronte alla chiesa, sul muro di sinistra vale la pena soffermarsi su un paio di lapidi che riportano l’altezza delle piene passate di qui negli ultimi due secoli.

 


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2000
    Ultima modifica: 28.03.2024

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