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Fano: Chiesa di S. Antonio Abate



Sul lato meridionale della città, nell'antica Piazza del Trebbio (oggi Piazza Costanzi), si innalza la chiesetta intitolata a Sant'Antonio Abate.

Le sue origini risalgono alla metà del XIII secolo, come dimostrano i resti di muratura rinvenuti all'esterno dell'attuale sacrestia. Le uniche notizie documentate risalgono però al 1453, quando venne collocata sulla facciata la statua del nostro Protettore e Vescovo Sant'Orso. Nel 1740 il dilavamento provocato dalle copiose piogge ne provocò la rovina; la chiesetta venne allora ricostruita nel 1749 per volontà del priore Pietro Santoni su progetto dell'architetto riminese Gianfrancesco Buonamici.
La chiesa venne riedificata grazie al contributo finanziario del Comune fanese - in quanto era vivo desiderio della comunità ripristinare l'antica Parrocchia - e della famiglia Ferri che era proprietaria della cappella destra della chiesa, collegata al palazzo avito mediante un arco.
Il Buonamici, memore dei precedenti cantieri ravennati e della chiesetta del SS. Salvatore che proprio in quegli stessi anni faceva edificare nell'Eremo di Monte Giove, realizzò una struttura di modeste dimensioni che ben assolveva al ruolo di piccolo fondale scenografico della piazza. In occasione dei lavori, l'interno si arricchì di decorazioni plastiche di marca borrominiana; vennero rifatti i pavimenti e furono aggiunti due camini in maiolica finanziati dal conte Giacomo Ferri. La chiesa venne restaurata nel XIX secolo, ma di tali interventi non si conoscono né l'autore né l'entità dei lavori.

L'intervento che più di ogni altro mutò irreversibilmente l'originaria fisionomia settecentesca fu quello del 1922 con l'esecuzione di lavori che intaccarono la nuda semplicità dell'edificio: venne abbattuto l'arco laterale che collegava la chiesa al palazzo Saladini - Ferri; la parte inferiore del prospetto venne dotata di un rivestimento cementizio dipinto a fasce bicrome e riempito di ornamenti pseudogotici che conferirono alla chiesa un aspetto meno slanciato e una decorazione anacronistica.
Le aggiunte del XX secolo ancora conservate conferiscono l'attuale aspetto alla chiesa.

All'esterno la chiesa si caratterizzava per la purezza del volume prismatico a base ottagonale che si restringeva in un tiburio che ripeteva la medesima pianta, concludendosi in alto con un lanternino alleggerito da finestroni rettangolari che infondevano luminosità all'interno della cupola (il lanternino è oggi mancante).
Le murature esterne della chiesa risultano suddivise in tre fasce orizzontali: il primo ed il secondo registro accolgono il rivestimento cementizio del nostro secolo di cui si è detto; il terzo registro mostra invece la superficie rustica in laterizio ed è aperta nella faccia centrale da un lucernario ovale da cui piove la luce all'interno dell'aula.
Il portale maggiore venne foggiato ad ogiva, vennero aggiunte nicchie laterali delimitate da cornici dentellate ed aperte in bifore con colonnine tortili e archetti pensili. Il tutto secondo un gusto eclettico tipicamente ottocentesco che mescola suggestioni gotiche a stilemi romanici, tali da conferire alla chiesa quasi l'aspetto di un battistero toscano. Sul retro, un'elevazione che si configura come continuazione della superficie muraria del tiburio forma una semplice struttura a vela, alleggerita da un doppio fornice atto ad ospitare le campane e concluso infine da un timpano triangolare.

La chiesa è a pianta centrale, l'architetto vi adotta la soluzione dei muri perimetrali interni circolari, a cui fa riscontro l'andamento poligonale delle superfici esterne, probabilmente suggeritogli dall'osservazione delle basiliche di Ravenna, nella quale città egli attese a diverse realizzazioni. Le pareti perimetrali interne vennero interrotte da tre altari in marmo, tra cui il maggiore, dilatato entro uno spazio rettangolare, è dedicato al santo titolare della chiesa e reca una rappresentazione di Sant'Antonio Abate orante del pittore fanese Carlo Magini. L'altare di sinistra è invece dedicato a vari Santi e reca un dipinto di Sebastiano Ceccarini rappresentante la Vergine con i Santi Liberata, Gaetano da Thiene, Antonio da Padova con Bambino; quello di destra, che reca un dipinto del medesimo pittore rappresentante la Sacra famiglia con i Santi Gioacchino ed Anna, venne eretto per volontà della famiglia Ferri e dedicato alla Sacra Famiglia.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 22.07.2004

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