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Fano: Ponte Rosso


- Comune di Fano

- Ubicato dentro la città

- Corso d'acqua attraversato: Vallato del Porto

- Strada che lo percorre: via IV Novembre

- Ultimo sopralluogo: gennaio 2008

PONTE ROSSO

Il ponte attuale in muratura risale al 1961. Quello precedente, in legno, è raffigurato in foto dei primi del 1900, nelle quali si nota la sua struttura retta da palafitte (AMADUZZI 1984 e AMADUZZI 1987).

Il suo nome deriva dall'essere stato un tempo dipinto di rosso. In precedenza veniva chiamato Ponte Verde, come viene ricordato in un editto del 15 giugno 1805 del Governatore Generale di Fano e Contado Attone de' Marchesi Benigni (S.A.S.Fa., A.S.C., Bandi, editti e notificazioni, busta n.15, n.147).

Il vecchio “ponte rosso” sta cedendo a colpi di piccone

Con lui se ne vanno i nostalgici ricordi dei tempi delle “carrozzelle” – Ne verrà ricostruito uno più moderno e più sicuro per la circolazione pesante

In questi giorni alcuni operai stanno smantellando il “ponte rosso” sul canale Albani che da tempo immemorabile collegava il centro alla parte periferica della città. Al suo posto verrà gettato un più moderno ponte, della larghezza di nove metri, più un metro su ciascun lato per il passaggio pedonale.
Niente di straordinario, si dirà: soltanto una più idonea e rispondente costruzione per questo nostro tempo divorato dalla febbre del nuovo, del sempre più comodo e del progresso. Ed è vero, tanto più che quella parte della città oltre il ponte rosso, una volta pressoché nuda campagna, oggi è diventato il naturale complemento della città e centro di vita in tutti i settori e da qui appunto la necessità di un collegamento più razionale e di più sicuro accesso per gli automezzi. Ma se ci soffermiamo a parlare del “ponte rosso” è per un particolare motivo, sentimentale, crediamo, di tutti i fanesi, perché per i fanesi dai più vecchi ai più giovani esso è stato come un legame, un retaggio affettivo che faceva riconoscere il fanese anche se si fosse ritrovato nella più lontana contrada.
Oggi questo “ponte rosso” scompare, ma sicuramente anche quello nuovo, più bello, più ampio, forse per molto tempo verrà denominato “rosso”, anche se avrà i parapetti in cemento armato, anziché in legno rosso come quello che sta per essere demolito.
Crediamo infatti che l’origine del simpatico nomignolo “rosso” , sia derivato dal fatto che entrambi i parapetti erano dipinti in rosso e, così per distinguerlo dagli altri ponti i nostri avi associarono il colore alla parola “ponte”. Ma dirlo in italiano, assume tutto un altro significato, mentre detto in dialetto “el pont rosc” la località assumeva subito un senso di “fuori porta”, “scampagnata” o più modernamente “pic nic”. Infatti, sotto di esso scorre il canale Albani e le ripe del canale sono gli stessi viali Mazzini, meglio conosciuti come i famosi “passeggi”, località campestre, di svago e ricreazione.
Bisogna rifarsi naturalmente al tempo placido dei nostri nonni per inquadrare nella giusta luce l’importanza di quei “passeggi” meta preferita e apprezzata appunto da tutti i fanesi per lo svago domenicale, per la “merenda” al prato, per lo spuntino delle comitive giovanili, quando non c’erano né radio, ne cinema e i principali mezzi di trasporto erano le carrozzelle, i calessini, le “giardiniere” o qualche poco estetica bicicletta, e gli uomini portavano le ghette, i pantaloni attillati e avevano il bastoncino di bambù e la “paglietta” sulle “ventitré”.
Allora el “pont rosc” era in auge e assisteva felice alle spensierate sagre campestri, alle innocue balordie, agli allegri canti di quei fanesi che beatamente se la spassavano senza satelliti sopra di loro, e con la loro luna pura e intatta: era la tipica, caratteristica e placida vita dei tempi pacati e senza scosse dei nostri avi.
Poi successe il sovvertimento, venne la guerra, “i passeggi” sentirono il tagliente morso dell’ascia e il piccolo ponte fu praticamente distrutto. Passata la bufera, vennero rialberati i “passeggi” e ricostruito il “ponte rosso”, ma già qualcosa era venuto meno: erano cambiati i tempi, erano mutati i gusti e le esigenze, si sviluppava la febbre del rinnovamento, l’indifferenza per le cose paesane, e i giovani romantici erano rimasti in pochi. Il vecchio “ponte rosso” assisteva alla sua decadenza e si avviliva: sopra di lui un continuo scorrazzare di motori e di automezzi e i suoi piloni, conficcati nel canale, davano segni di insofferenza e scricchiolavano; il mondo va troppo in fretta per sopportarne il peso e così, i tecnici hanno decretato la sua fine.
E appunto, in questi giorni, “el pont rosc” sta per terminare la sua più che centenaria esistenza, dopo aver visto avvicendarsi generazioni e il completo rinnovarsi di tutto il contorno: e lui già si sentiva superato: non era possibile rimanere lì, vecchio e stanco, in mezzo al progresso, al nuovo, al motorizzato. E perciò scompare.
Ma anche se tra un mese o due, al suo posto ci sarà il nuovo possente ponte che potrà allegramente sostenere il carico di tonnellate, per molti anni ancora, i fanesi, quelli puri, quelli che sono nati in questa nostra città sarà impossibile dimenticarlo.
Enzo Amadei

Da: “Il Resto del Carlino” – mercoledì 21 Ottobre 1959

CORRIERE DI FANO - Collaudato e aperto al traffico il nuovo ponte sul canale Albani - E' stato usato un carico di milleduecento quintali

"Martedì mattina, 31 gennaio dopo una lunga, laboriosa opera di costruzione, durata per circa un anno e mezzo, è stato finalmente aperto al traffico il nuovo ponte in muratura sul canale Albani, che è andato a sostituire il vecchio e inadeguato "ponte rosso".

Dell'opera, essenziale per tutta una vasta zona industriale e urbanamente nuova - come i nostri lettori sanno - ci siamo spesso occupati per sollecitare i lavori e poi la ultimazione, e questa, con grande soddisfazione di tutta la città, è finalmente avvenuta e la circolazione è stata ora ripristinata.

Il nuovo ponte che poggia su una serie di piloni in cemento armato conficcati per otto metri nel letto del canale, ha una carreggiata di complessivi undici metri, comprensivi di metri 8,60 per gli automezzi e due passaggi pedonali ai lati, di un metro e venti ciascuno. Il costo totale dell'opera è risultato di circa sette milioni, di cui oltre tre a carico del Comune e gli altri a carico del Ministero del lavoro e della Previdenza sociale.

Il collaudo del nuovo ponte, che, come abbiamo detto, ha avuto luogo martedì mattina, è stato effettuato con un carico di milleduecento quintali e gli strumenti rilevatori hanno registrato un cedimento di appena un decimo.

Così, quando tutto è stato giudicato dai tecnici più che soddisfacente, si sono eliminate sbarre e transenne, e il "via libera" è stato dato; il nuovo ponte ha così cominciato a funzionare nuovamente assorbendo, come un polmone efficiente, il respiro del traffico da tempo interrotto."

Da "Il Resto del Carlino", 2 - 2 - 1961


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 16.01.2008

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