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La Sega la Vecchia a Urbania


La "Sega la Vecchia" viene citata come una manifestazione tradizionale di vari centri abitati della Provincia di Pesaro e Urbino, tra cui Urbania, Urbino e Sant'Angelo in Vado.

(da www.massatrabaria.com): La “Sega la Vecchia” è un’antica rappresentazione di mezza quaresima del mondo contadino.
Un gruppo di attori improvvisati visitava le case del contado e inscenava una rappresentazione a carattere burlesco in cui un albero di quercia (la vecchia) viene simbolicamente abbattuto e segato da parte di due segantini, fino a risorgere tra danze, canti e altre manifestazioni di gioia.

Secondo la tradizione, l’origine di questa festa risalirebbe al Medio Evo quando una vecchia di dubbi costumi, colpevole di aver mangiato carne contravvenendo al digiuno quaresimale, fu condannata ad essere segata viva.

In realtà la Sega la Vecchia ha radici molto più lontane nel tempo e deriva da antichissimi riti mediterranei legati alla celebrazione del ciclo naturale vita morte e alle feste del mondo rurale. La Vecchia segata rappresenterebbe la fine dell’inverno e il ritorno della primavera carica di frutti e doni per gli uomini.
Nel variare del tempo e della società restano essenziali due fatti: la data di svolgimento situata in un punto critico delle stagioni e della vita campestre e la partecipazione popolare; un duplice momento in cui molta parte della popolazione consolida i propri legami e afferma la solidarietà con l'ambiente naturale che li circonda.
La terra quale madre sta alla base del mito e più esattamente la fertilità: fertile è ciò che si porta nel proprio ventre, ciò che produce. ciò che rende.
Il culto della Terra Madre è già presente nella civiltà neolitica, in quella del Bronzo a Creta, e, con continue variazioni del tema, fondamentale nella civiltà greca e romana.
Antropologi e ricercatori quali il Granet e il Frazer hanno trovato manifestazione del rito della fertilità nelle più diverse parti della terra e presso società che traggono tutte la loro sussistenza dalla terra, cioè società agricole.
La fertilità viene assunta simbolicamente come donna, valgono a mo' d'esempio le statuette dai larghi glutei scoperte nei santuari mesopotamici; ma anche nei miti giapponesi, indonesiani e oceanici la donna è legata alla fertilità o alla fecondità della terra.
Un mito della fertilità si struttura interamente come ciclo di vita - morte - vita.
Questo stretto processo del mondo agricolo è stato, in particolar modo, colto dalle popolazioni del bacino mediterraneo e si manifesta, all'origine, nel mito di Demetra, regina delle terre coltivate a grano e di sua figlia Persefone.
Demetra ebbe da Giove una figlia, Persefone, la quale conduceva una giovinezza serena fra le ninfe, poco desiderosa di sposarsi. Lo zio Ade, signore degli Inferi, la vide, se ne innamorò e la rapì.
La madre Demetra la ricercò inutilmente su tutta la terra, poi il Sole, il cui occhio vede tutto, le rivelò il ratto e il nome del rapitore. Demetra allora si astenne da ogni attività fecondatrice e la terra diventò sterile. Zeus ordinò ad Ade di restituire Persefone alla madre, ma la ragazza non poteva più sfuggire agli Inferi perché aveva mangiato un chicco di melograno. Si venne così ad un compromesso: Persefone avrebbe vissuto con Ade una metà o parte dell'anno e ad ogni primavera sarebbe tornata presso la madre Demetra, come dice l'omerico inno a lei dedicato: « fece subito spuntare il grano dai campi fecondi: la vasta terra tutta intera si caricò di foglie e di fiori ».
La morte viene simbolizzata dal soggiorno agli Inferi di Persefone: Demetra interrompe la vita vegetale, ma l'uomo dei campi ha la certezza della sua rinascita al ritorno sulla terra di Persefone.
Con questo mito i popoli dediti all'agricoltura superarono la contraddizione di morte e vita e instaurarono quello della periodicità: in autunno la vita appassisce e muore nell'inverno, ma rinasce a primavera e produce i suoi frutti nell'estate.
Il mito della Sega la Vecchia in questo contesto appare chiaro ed evidente: nella celebrazione del superamento dell’inverno e del ritorno della primavera (la vecchia bruciata o segata genera dal suo stesso seno nuovi frutti) c'è un vasto raduno di genti che produce l'incontro e la formazione di nuove coppie, in questo modo la fertilità agraria è intimamente legata alla fertilità umana.
Nella « Sega la Vecchia » si celebra, come dice il Frazer, il « Dio che muore » quello spirito della vegetazione, del demone del grano, incarnato, nella stessa Vecchia per cui la festa è fortemente influenzata da una concezione animistica della natura. Essa non va identificata nelle antiche feste agrarie romane, che pur sono da considerarsi variazioni dello stesso tema iniziale Terra-Madre. Esse avvenivano il 15 e il 19 aprile: la prima dedicata a Tellure, la seconda a Cerere.
Quelle rappresentano momenti successivi della Fertilità; nella prima la fecondazione è già avvenuta e si premia Tellure offrendole una vacca gravida, nella seconda si chiede a Cerere di far crescere i vegetali offrendole una scrofa gravida.

A proposito della Sega la Vecchia e del mito della fertilità, c'è da considerare l'intervento cristiano-medioevale che sposta in modo palese l'antica sostanza agraria e l'implicita connessione del processo di vita – morte - vita in un problema di tipo morale religioso, quello di peccato – pena -dannazione. La Vecchia spogliata del suo mito, è degradata a donna di dubbi costumi, che non ottempera alle disposizioni ecclesiali sul digiuno quaresimale; mangia, infatti, dei salsicciotti, e “per sì piccol peccato è condannata ad esser segata viva”.
La “dannatio capitis” quale elemento centrale del nuovo rito non ha l'aspetto gioioso della “fugarèna”, del fuoco datore di vita, ma si fa didattica rappresentazione del supplizio, che il Medio Evo vuole rito pubblico e insieme salutare calarsi.
Mentre il rito agrario esaltava il ritmo della natura e delle sue forze vitali, e ancora il valore della promessa e la speranza di un buon raccolto propiziandoli con il movimento di morte e vita, quello cristiano medioevale punisce la trasgressione alla regola. Alla rappresentazione della natura - madre, si sostituisce quella della natura dell’uomo, fragile, debole e peccaminoso. Questa intromissione snatura il valore del mito antico ma non riuscendo a eliminare la figura della Vecchia è costretto a concessioni, per cui risalta la contraddizione di Festa di mezza quaresima di esecuzione capitale; insomma si festeggia e si punisce. Il « Dio che muore » è immiserito a creatura umana con l'aggravante della magia della stregoneria e il frutto che essa porta in seno viene ucciso con lei.
Tale degradazione dovuta ad elementi colti, sia chierici che laici è continuata nei secoli, anche in quelli vicini a noi, quando la «Vecchia» fu identificata nella regina dei ladri, dei truffatori, degli zingari, come fece un certo abate Missirini che, nella sua mentalità razionalistica, considerava evidentemente ogni festa popolare uno spreco, una superstizione. Un atteggiamento pieno di ignoranza.

In questo ultimo secolo, a volte, la festa ha anche assunto il carattere della trasgressione e della mascherata, ma tali elementi sono rimasti complementari e non hanno intaccato a fondo il motto della fertilità che la sorregge. Infatti la maggior parte delle popolazioni hanno continuato a considerare la loro Vecchia come simbolo positivo e a volere la festa, sotto tutti i regimi, come ritorno della primavera ed esaltazione del rapporto natura e generazione.
Così, anche quando la Vecchia non ha più proiettato fuori dal seno i frutti, anticipazione e promessa di un buon raccolto futuro, sono ricorsi alle frutta secca delle bancarelle, e mangiare la frutta secca è diventato esso stesso rito augurale.
La Sega la Vecchia resta perciò, nonostante le incerte agglomerazioni e i tentativi di devianza, legata al ciclo della vegetazione, al ritmo del calendario agrario, alla alternanza delle generazioni e continua ad essere momento di scambio fra uomini e fra uomini e natura; fino a quando, ovviamente l' agricoltura non passerà sotto il controllo dell'industria e della genetica artificiale.

Alberto Aramini


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 27.12.2009
    Ultima modifica: 12.01.2011

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