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La pasquèla nella zona di Fano

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Campo della fiera del bestiame di Porta San Leonardo

Mercati del bestiame nella bassa valle del Metauro (Fano e Mombaroccio)


Il Foro boario di Fano era situato presso Porta Cavour (o di S. Leonardo), come si vede in una cartina dei primi del '900 (SELVELLI, 1909). In seguito in quest'area fu costruita nel 1935 la Scuola elementare Filippo Corridoni e il foro boario venne spostato non lontano, in Via Gabrielli, in un'area ombreggiata da platani (vedi carta del 1948). Attualmente (2014) già da diversi anni è adibito principalmente a parcheggio per automobili.

(da: Celso Mei, 2014: C'era una volta la campagna - Valmetauro anni Trenta) Ogni sabato e nei giorni di fiera il foro boario di Fano brulicava di animali e di uomini (contadini, fattori, sensali, macellai, commercianti). Dall'affollato recinto si levavano grida, muggiti, ragli, belati, strida di maialini.
Il mercato era particolarmente vivace quando erano presenti mercanti venuti dalla Romagna che acquistavano bovini di razza romagnola. Uno contrattava gridando; un altro osservava la camminata di una bestia; un altro apriva la bocca a una vitella afferrandole la mandibola con una mano e sollevandole la mascella col pollice e l'indice dell'altra mano infilati nelle narici, per esaminarne la dentatura e valutarne l'età.
I sensali rincorrevano il venditore e il compratore, che scappavano in direzioni opposte come due duellanti, cercando di unirgli le mani per sugellare il contratto.
Entro il mercato si vendevano animali da stalla e da cortile di tutte le specie; e anche attrezzi agricoli, sementi, some di canne e di vinchi. Fuori, ai due lati della via, sostavano in attesa due lunghe file di muli alla stanga di carri bassi da bestiame, per fare il viaggio di ritorno dopo aver caricato altri animali e merci.
Le numerose osterie circostanti erano zeppe di contadini che, prima del ritorno a casa, facevano uno spuntino con un biscotto all'anice intinto in un bicchiere di vino rosso. Per festeggiare a casa la conclusione dell'affare passavano a ritirare dal macellaio qualche frattaglia bovina regalata dall'acquirente.

Celso Mei

Il principale mercato del bestiame avveniva a Fano, nel cosidetto Foro Boario. Ma ogni giovedì se ne svolgeva uno anche a Mombaroccio, più precisamente nel luogo in cui ora è situato il "campo di tamburello".
Riguardo alla localizzazione del mercato, fin dall'inizio nacque una "contesa" tra gli abitanti di Villagrande desiderosi che il mercato si svolgesse nella propria località e quelli di Mombaroccio che ne richiedevano il diritto come "capoluogo". Chissà, forse, è anche questo uno dei motivi all'origine di atteggiamenti non sempre ispirati "a viva cordialità" tra le due comunità. Sta di fatto, comunque, che allora la spuntò Mombaroccio.
Al mercato giungeva gente da vari paesi, come Saltara, Cartoceto, Montecciccardo… e facevano bella mostra di sé vitelli, mucche, tori.
Tre categorie di persone erano sempre presenti: i venditori, i compratori e i mediatori.
I venditori arrivavano con le loro bestie all'alba e, lì, le pulivano, le spazzolavano e a volte mettevano loro fiocchi rossi o campanacci per renderle più belle. Esse venivano comprate per essere allevate, non macellate.
Il mio bisnonno era un commerciante, comprava e vendeva. Lui, appena entrava alla fiera, in veste di acquirente adocchiava la bestia più bella e addirittura riusciva ad indovinare il suo peso ad occhio. Prima di acquistarla, osservava attentamente i denti e le corna per conoscerne l'età; "pizzicottava" la pelle per sentire se era grassa, ben in carne o magra; controllava gli zoccoli e le zampe per accertarsi che non avesse dolori reumatici.
Se un compratore e un venditore non riuscivano ad accordarsi sul prezzo di una mucca o di un altro animale, ecco che interveniva il mediatore. Egli cercava di accontentare tutti e due, agevolando con la sua opera la stipulazione del contratto. Se, per esempio, il commerciante diceva che l'animale costava 600 lire e il compratore gliene voleva dare 550, il mediatore proponeva 575 lire. Se tale prezzo stava bene alle due parti, si concludeva l'affare con una stretta di mano e qualche bicchiere di buon vino bevuto all'osteria del paese.

Scuola Media di Mombaroccio


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1993
    Ultima modifica: 08.10.2014

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