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Il T. Tarugo da Isola di Fano al Fosso delle Rave (itinerari - TUR)


Il T. Tarugo da Isola di Fano al Fosso delle Rave (2° tratto itinerario Torrente Tarugo)

Ultima verifica itinerario: 1996

Procedendo da Isola di Fano verso monte, si osservano lungo la strada degli affioramenti marnosi erosi dalle acque meteoriche.
Si può prendere dopo circa 3 Km dal paese, verso destra, una deviazione che sale verso S. Martino dei Muri per visitare il Mulino delle Ginestre.
Dopo 1,5 km si incontra un bivio al quale si deve girare a sinistra (l'altra strada porta a Montalto Tarugo): dopo 500 m si incontra una bella edicola con immagine di arenaria e dopo altri 500 m, a fianco della strada, si vede l'edificio del Mulino delle Ginestre sulla riva del Fosso Paghella, oggi (1998) ristrutturato ad uso abitativo. Prendeva l'acqua dalla zona di S. Martino dei Muri, piccolo nucleo abitato situato 1 km più a monte, attraverso una condotta che poi prosegue per alimentare l'acquedotto che serve Barchi, Orciano e Mondavio. Del Mulino sono rimaste le macine ed altri macchinari.

Ritornati sulla strada che costeggia il Tarugo, proseguiamo verso monte e dopo poco incontriamo alla nostra sinistra, in loc. Pian di Tarugo, una grande e bella casa sulla quale è riportata la data 1666, in origine un casino di villeggiatura.

Poco dopo giungiamo al nucleo abitato di Cartoceto di Pergola, che ha acquistato notorietà per la scoperta dei cosiddetti "bronzi dorati", rinvenuti nel 1946 nell'aia della casa colonica di Calamello, alle pendici del M. Fattore, mezzo chilometro in linea d'aria da qui. Testimonianze di un passato più antico compaiono sotto forma di svariati strumenti litici: punte di freccia, raschiatoi e teste d'ascia.
A Cartoceto di Pergola si trova il Mulino Brigidi, non più in uso.
Da qui in poi il torrente si fa più stretto e incassato, con pietre e rocce di marna grigiastra (Scaglia Cinerea) allo scoperto nell'alveo. Vi è presente il Granchio di fiume.

Proseguiamo prendendo la strada verso destra che fiancheggia il Tarugo (la strada principale si dirige verso Pergola) e dopo poco meno di 2 km troviamo la breve deviazione che porta a Torricella.
Prima però scendiamo ad osservare l'alveo del torrente, anche qui incassato tra le rocce, in corrispondenza di una casa accanto alla quale si trovava il Mulino di Torricella, crollato negli anni '60. Gli strati rocciosi di Scaglia Rossa presentano pieghe e faglie, l'acqua scorre limpida tra rocce levigate e cascatelle.

Saliamo ora a Torricella, antico nucleo abitato di recente restaurato, sormontato dai ruderi di una rocca.

Ritornati alla strada, attraversiamo un ponticello e proseguiamo verso monte. Il Tarugo è bordato da salici arbustivi e Pioppi neri, mentre in acqua si notano tane di Granchi di fiume, Gordiacei, Coleotteri (Gyrinus sp.) e Gerridi che si spostano sulla superficie dell'acqua.

Sulle pendici del M. Scatto, propaggine meridionale del M. Paganuccio, la carta topografica IGM riporta il curioso toponimo "Fosso del Gorgo Maledetto", pare derivato, a detta degli abitanti del luogo, dall'antica storia di una pastorella caduta in un "buco senza fondo" per recuperare degli armenti.

Dopo 2,5 km da Torricella si intravede sull'altra riva il Mulino Parasacco o di Tarugo, nel 1996 ancora funzionante seppure a regime ridotto (attualmente - 2012 - in disuso). Vi si arriva o valicando una passerella pedonale, oppure da una strada che inizia 700 m più a monte.

Giunti alle case di Tarugo, giriamo a destra salendo sulle pendici di M. Scatto (m 676), propaggine meridionale del M. Paganuccio, per visitare un altro mulino. La strada prosegue a mezza costa con varie curve e tornanti per circa 3,5 km, fino a incrociare la stretta valle del Fosso delle Rave (1) col quale ha origine il T. Tarugo. Si lascia qui l'auto e si scende lungo la destra idrografica per un sentiero poco evidente, in mezzo al bosco ceduo.
Dopo poco si arriva al Mulino detto Mulinello (o Mulinaccio), abbandonato e stretto dalla vegetazione. Notevole l'ultimo tratto del canale di alimentazione che è pensile, con alti muri di pietra. Si tratta di due edifici posti sul ciglio di un precipizio dal quale cadono le acque del Fosso. La gente del posto riferisce che nel 1931 il mulino crollò a seguito di una frana, causando la morte della moglie del mugnaio; poi venne ricostruito.

NOTE
(1) In MICHELINI TOCCI 1972 "rave" sono le sassaie alla base delle balze o nei fossi franosi.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 03.09.2012

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