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Bosco di Montevecchio (Fano)

I BOSCHI DEL COMUNE DI FANO, di Luciano Poggiani


Di questo lavoro esiste solo la presente stesura digitale (2011).

Citazione bibliografica: POGGIANI L., 2011 - I boschi del Comune di Fano. In: "La Valle del Metauro - Banca dati sugli aspetti naturali e antropici del bacino del Metauro", http//www.lavalledelmetauro.it. Ed. Associazione Naturalistica Argonauta e Comune di Fano, Fano (PU).

GENERALITA'

In base alle caratteristiche climatiche e geologiche della zona, si può affermare che il territorio del Comune di Fano, prima dell'epoca romana, era coperto da boschi, igrofili e mesofili nella pianura, mesofili e meso-xerofili nelle colline.
La pianura in riva sinistra del Metauro è stata coltivata in maniera massiccia sin dall'epoca romana, con tracce della centuriazione ancora individuabili nel reticolo regolare di strade campestri. La foresta planiziale e i terreni acquitrinosi che dovevano estendersi in quest'area sono stati del tutto cancellati; si può ipotizzare la presenza di due specie arboree oggi del tutto scomparse: la Farnia (Quercus robur) e il Frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa), tipiche di terreni umidi.
Le colline mantennero per più tempo i loro boschi, tanto che nel secolo XII si parlava ancora di fitte foreste nella zona di Caminate (BRANCHINI 1920). Nel XVII secolo vengono citati numerosi boschi (DELI 1989). Tra gli altri la "Selva grande" dei Martinozzi nella zona di Roncosambaccio (1), oggi scomparsa (nella carta IGM è riportato il toponimo Tomba Martinozzi); la selva presso il Ponte Metauro (a Tomba del Ponte "selva con 290 cerque grosse, 1400 cerque piccole"); una selva alla Tombaccia (sulle colline in riva destra del Metauro, verso il mare, sono riportati nella carta IGM i toponimi La Tombaccia, C. Selvetta Grande, C. Selvella Bassa e la Selvetta); la Selva delle Muracce a Caminate (di proprietà dei conti Marcolini) e vicino la "Selvaccia" con 90 querce e una "possessione" con altre 118 (di proprietà di S. Maria del Ponte Metauro).

Attualmente esistono sparsi per il territorio collinare una serie di lembi boschivi da mesofili a meso-xerofili, boscaglie, macchie e cespuglieti, più abbondanti nella zona collinare a N.O., Ovest e S.O. rispetto a Fano. In questi piccoli boschi, grandi al massimo alcuni ettari, si incontrano grandi alberi come la Roverella (Quercus pubescens), e altri di dimensioni minori come il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l'Orniello (Fraxinus ornus), il Sorbo comune (Sorbus domestica), l'Acero campestre (Acer campestre) e l'Olmo (Ulmus minor), che formano con le loro chiome la copertura del bosco; più rari il Carpino bianco (Carpinus betulus) e l'Acero napoletano (Acer opalus subsp. obtusatum), spontaneizzati il Ciliegio (Prunus avium) e l'Alloro (Laurus nobilis).
Al di sotto e soprattutto al bordo esterno (mantello) e nelle radure, quando l'uomo non è intervenuto a sfoltirlo, un insieme di cespugli: il Nocciolo (Corylus avellana), il Ligustro (Ligustrum vulgare), la Fusaggine o Berretta da prete (Euonymus europaeus), il Biancospino (Crataegus monogyna), il Sanguinello (Cornus sanguinea), il Dondolino (Emerus major), il Prugnolo (Prunus spinosa), la Colutea (Colutea arborescens), il Rovo comune (Rubus ulmifolius) e più raramente in Ginepro comune (Juniperus communis), il Corniolo (Cornus mas) e lo Scotano (Cotinus coggygria). Intrecciati agli arbusti, abbarbicati sui tronchi sino alle cime o pendenti a festoni dai rami, i rampicanti sfruttano anche loro tutta la luce disponibile. Si riconoscono la Vitalba (Clematis vitalba), l'Edera (Hedera helix), la Smilace (Smilax aspera) e la Robbia selvatica (Rubia peregrina).
Infine le piante del sottobosco (piccoli arbusti, erbe, felci e muschi) crescono ora fitte ora rade a seconda della luce tra il soffice e spesso strato di foglie cadute. Ricordo tra le tante il Pungitopo (Ruscus aculeatus), la Laurella (Daphne laureola), varie specie di Carici e di Orchidacee, la Primula (Primula vulgaris), le Violette (Viola sp. pl.), i Ciclamini (Cyclamen hederifolium, C. repandum), la Melica comune (Melica uniflora), l'Anemone trifogliata (Anemonoides trifolia), l'Anemone fegatella (Hepatica nobilis), il Colchico (Colchicum lusitanum), l'Euforbia amigdaloide (Euphorbia amygdaloides), la Fragola (Fragaria vesca), la Bocca di lupo (Melittis melissophyllum), le violette (Viola alba subsp. dehnhardtii, V. reichenbachiana) e la Consolida tuberosa (Symphytum tuberosum). In certi punti è la stessa Edera che tappezza il terreno con i suoi rami striscianti.

Mentre le piante sono sempre presenti al nostro sguardo, è più difficile osservare gli animali, almeno quelli di una certa taglia. Solo con appostamenti e dopo pazienti attese è possibile individuare i più sospettosi. Segno della presenza di Mammiferi sono le gallerie della Talpa (Talpa europaea) e nei recessi più nascosti la tana della Volpe (Vulpes vulpes) e del Tasso (Meles meles). Frequentano questi boschi anche la Donnola (Mustela nivalis), la Faina (Martes foina) e il Moscardino (Muscardinus avellanarius), piccolo roditore di colore bruno-rossiccio.
Tra gli Uccelli frequentano il bosco l'Assiolo o "Chiù" (Otus scops), piccolo Strigiforme dal verso monotono caratteristico, la Tortora (Streptopelia turtur), il Colombaccio o "Palomba" (Columba palumbus), l'Usignolo (Luscinia megarhynchos) ed il Cuculo o "Cucco" (Cuculus canorus), dai canti inconfondibili, poi le Cince o "Cilicchie" (Parus sp. pl.), il Codibugnolo (Aegithalos caudatus), il Merlo (Turdus merula), i Tordi (Turdus sp. pl.), il Fringuello (Fringilla coelebs), l'Upupa (Upupa epops), il Torcicollo (Jynx torquilla), lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes), il Pettirosso (Erithachus rubecula), la Capinera (Sylvia melanocephala) e il Rigogolo (Oriolus oriolus).
Tra i Rettili ricordo il Biacco (Coluber viridiflavus) e il Colubro di Esculapio (Zamenis longissimus); tra gli Anfibi la Rana agile (Rana dalmatina).

Nelle schede che seguono non sono stati considerati i boschi di minore estensione e le scarpate boscate poste lungo le strade campestri.
I boschi ripariali vengono descritti assieme ai relativi corsi d'acqua.
Tra le specie di piante considerate nei rilevamenti non sono comprese quelle ubiquitarie o più comuni in ambienti non boschivi.

ELENCO DEI BOSCHI
(I boschi con scheda descrittiva sono indicati con asterisco)

BACINO DEL T: ARZILLA
(*) Bosco di Montevecchio, (*) Bosco di Roncosambaccio, Bosco e boscaglia presso Case Il Vallone, Boscaglia e cespuglieto sulla falesia a S.E. di Fosso Sejore, (*) Boschetto di Brettino, Bosco, boscaglia e cespuglieto tra Casa Peroni e S. Anna, (*) Boschetti (2) presso S. Andrea in Villis, Bosco, boscaglia e cespuglieto del Fosso di Villanova, (*) Bosco di Severini, (*) Boschetti (2) a Nord di Valle Fiorita, (*) Cespuglieto e boscaglia di Valle Fiorita, Boschetto del Rio di S. Girolamo, (*) Bosco di Casa Carampana, Boschetto presso Magliano, (*) Boschetto del Rio della Gazza, (*) Bosco di Pagnoni, (*) Bosco di Case Rinalducci, (*) Bosco, boscaglia e cespuglieto di S. Cesareo, (*) Bosco di S. Elia, (*) Boschetto e cespuglieto di Fonte Caprile, (*) Bosco di Adanti, Boschi (2) e boscaglia lungo il Fosso Bevano.

BACINO DEL F. METAURO
(*) Bosco di Rosciano, (*) Bosco di Cuccurano, (*) Bosco, macchia e cespuglieto di S. Angelo in Ferriano, (*) Boscaglia, macchia e cespuglieto delle Ripe di Ferriano, (*) Bosco del Rio Gallera.

NOTE
(1) Questi boschi della zona litoranea collinare, pur di estensione modesta, venivano e vengono tuttora chiamati "selve", dal latino silvae.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 12.08.2012

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