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Zone umide costiere lungo il litorale fanese dal 1600 a...

Zone umide costiere lungo il litorale fanese in epoca romana e medioevale


La morfologia costiera della costa fanese è profondamente cambiata nel corso dei secoli.

Precedentemente all'epoca romana, la linea di riva era più arretrata rispetto a quella attuale (Riva Flandriana, circa 6.000 anni fa), evidenziata da una ripa d'erosione. In epoca romana si formò una seconda ripa d'erosione (Riva Romana, circa 2.000 anni fa).

In epoca medievale la riva cominciò ad avanzare. Inoltre a causa del deflusso irregolare delle acque superficiali dovuto alla particolare conformazione del suolo (scanni o banconi di breccia costieri), presentava il ristagno delle acque, determinando una particolare concentrazione di acquitrini e zone "paludive" per tutta la fascia pianeggiante compresa tra il mare e i primi rilievi collinari (FALCIONI 1998).
In questi specchi d'acqua non ancora bonificati trovavano un favorevole ambiente naturale anatre selvatiche e altre specie di fauna avicola. Nelle selve acquitrinose poste presso il litorale si praticavano la caccia e la pesca (nel XV secolo il pescato di acqua dolce equivaleva a quello di mare). A queste aree paludose appartenevano anche le "pantiere", ossia dei laghi o stagni adibiti all'allevamente di pesce d'acqua dolce e alla cattura di anatre selvatiche mediante reti (FALCIONI 1997).
In questo periodo, anche se mancano dati archeologici e documenti cartacei sul luogo in cui poteva passare, la via marittima o litoranea tra Fano e Ancona era frequentemente soggetta a impaludamenti, tanto è vero che veniva spesso sostituita dalla più veloce ed economica navigazione di cabotaggio (IORIO 1997).

Attualmente (2010) l'unica esigua traccia di queste zone umide è rappresentata da un piccolo stagno situato in riva sinistra della foce del Cesano, nell'adiacente Comune di Mondolfo, oltretutto originatosi per una vecchia escavazione di ghiaia.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.1999
    Ultima modifica: 14.01.2010

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