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INDAGINE SULL'INQUINAMENTO LUMINOSO NELLA VALLE DEL METAURO (1998-2001), di Virgilio Dionisi


Di questo lavoro esiste solo la presente stesura digitale (2001).

Citazione bibliografica: DIONISI V., 2001 - Indagine sull'inquinamento luminoso nella valle del Metauro (1998-2001). In: "La Valle del Metauro - Banca dati sugli aspetti naturali e antropici del bacino del Metauro", http//www.lavalledelmetauro.it. Ed. Associazione Naturalistica Argonauta e Comune di Fano, Fano (PU).

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In città sta diventando sempre più difficile la visione del cielo notturno. Si calcola che il 30% dell'energia elettrica degli impianti d'illuminazione venga sprecata in quanto diretta verso il cielo. I raggi luminosi emessi dalle fonti di luce artificiali quali: i lampioni stradali, le insegne, ecc., se diretti verso l'alto, danno luogo all'inquinamento luminoso, un fenomeno che si estende ormai ben oltre i confini delle città e che produce la rottura dell'equilibrio naturale luce/buio. L'effetto più immediato è una minor osservabilità della volta celeste.
L'inquinamento luminoso è una piaga in continua crescita e sembra sia inarrestabile in ogni parte del mondo civile; anche se l'uomo moderno non può fare a meno delle fonti luminose, è necessaria una politica energetica e dell'illuminazione di nuova concezione che preveda una razionalizzazione degli impianti di illuminazione; ciò permetterebbe di restituire ai cittadini la visione della volta celeste oltre ad un notevole risparmio energetico. Occorre progettare le fonti luminose con l'attenzione e le tecnologie adeguate (scelta ottimale del tipo di lampade, schermatura delle lampade, illuminazione a raso dall'alto verso il basso delle zone artistiche dei centri storici) ed evitare la diffusione della luce verso l'alto.
Già alcune regioni (Veneto, Valle d'Aosta) hanno approvato delle leggi e diversi comuni italiani hanno adottato dei regolamenti per contenere l'inquinamento luminoso.

La presente indagine, svolta dal 1998 al 2001 con valore soltanto esemplificativo, ha individuato e valutato la qualità del cielo di alcuni siti del territorio della valle del Metauro già utilizzati per osservazioni astronomiche; ciò non significa che questi luoghi siano in assoluto i migliori dell'area di studio, tanto è vero che l'indagine ha preso in considerazione anche siti osservativi posti all'interno del territorio urbano di Fano (Casa Archilei) o nelle immediate vicinanze (Campo d'Aviazione).
La zona interessata dalla presente indagine riguarda il bacino del Metauro; sono stati presi in considerazione anche alcuni siti del territorio dei Comuni di S. Costanzo e Mondolfo posti all'esterno del bacino, ma a breve distanza.
Come siti di rilevamento sono state prese in considerazione le zone con le seguenti caratteristiche:
- aree pubbliche o aperte al pubblico;
- accessibili in auto;
- libere come visuale in tutti e quattro i punti cardinali;
- utilizzate per serate osservative organizzate da gruppi di astrofili o dalla stessa Associazione naturalistica Argonauta di Fano oppure spontaneamente utilizzate dai cittadini in occasione di particolari eventi astronomici (passaggi di comete, sciami meteorici delle Perseidi e delle Leonidi, eclissi, ecc.)
Per la misurazione dell'inquinamento luminoso si è utilizzato il metodo proposto dall'Unione Astrofili Italiani (SASSONE CORSI 1998), che si basa su semplici stime della magnitudine limite visuale fatte su campi di stelle di magnitudine nota. I rilevamenti sulla qualità del cielo sono stati compiuti, in assenza di luna, su costellazioni di facile identificazione (Orsa maggiore, Orsa minore, Cassiopea) collocate ad un'altezza di almeno 45° sull'orizzonte. Sono state altresì prese in considerazione le zone del cielo che si trovano basse sull'orizzonte perché permettono di evidenziare le principali sorgenti dell'inquinamento luminoso. Le osservazioni sono state eseguite con l'ausilio di cartine stellari e di una piccola torcia. Il rilevamento è consistito nel rilevare, dopo essere rimasti al buio almeno 15 minuti per potere abituare l'occhio alla situazione, le stelle visibili ad occhio nudo, iniziando da quelle più luminose (maggior brillanza) fino ad arrivare a quelle appena percettibili. I dati ottenuti sono stati confrontati tra le varie persone presenti all'osservazione. Per ciascuna delle stelle rilevate è stata stimata l'altezza in gradi sull'orizzonte, tenendo presente che un palmo di una mano completamente aperto ed un braccio completamente esteso fa descrivere un angolo che, dalla punta del pollice alla punta del mignolo, è di circa 20°; distanze minori si possono misurare con il pugno a braccio teso (10°) o con il pollice a braccio teso (2°).
La magnitudine limite è a metà strada fra quella della stella più debole che si riesce a scorgere e quella della stella più brillante che non si riesce a vedere. Nell'elaborare i dati raccolti il valore di ogni sito è stato riportato come intervallo di ampiezza pari ad una magnitudine. I dati sull'inquinamento luminoso ricavati sono stati eseguiti una sola volta per zona e non in maniera statistica. Anche se durante i rilevamenti non sono state misurate le condizioni meteorologiche e del seeing (qualità dell'immagine telescopica di una stella: deformazione dell'immagine e tremolio), sono state evitate le serate in cui le condizioni atmosferiche (turbolenza e trasparenza) erano cattive. Per meglio definire la qualità del cielo è stata anche indicata per ogni sito la visibilità della Via Lattea a occhio nudo.

Essendo il territorio del bacino del Metauro fortemente antropizzato, anche nei siti osservativi scelti (1998 - 2001) la magnitudine visuale massima riscontrata non raggiunge la magnitudine limite dell'occhio umano (6 mag).
Solo il cielo dei siti posti nei Monti della Cesana e nel territorio di Apecchio sembrano quasi del tutto esenti da fonti di inquinamento luminoso.
La qualità del cielo notturno dell'intera fascia costiera fanese è mediocre, ma un pò tutto il fondovalle del basso Metauro, fatta eccezione per alcuni brevi e isolati tratti, è fonte di un certo grado di emissione luminosa. Particolarmente invadenti, quanto inutili, si sono rivelati i cosidetti "fari rotanti" che, proiettando i fasci di luce verso il cielo, risultano visibili anche a grandi distanze.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.08.2001
    Ultima modifica: 21.11.2004

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