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Sant'Angelo in Vado: Chiesa e Convento di S. Maria degli Angeli


La Chiesa e il Convento di Santa Maria degli Angeli (o degli Angioli) si trovano lungo la strada che da Sant’Angelo in Vado porta verso Mercatello sul Metauro e presso il Cimitero, non molto distanti dall’abitato. La chiesa e il convento sono del XVI secolo, proprio del primo decennio del 1500.

Nel 1508 Elisabetta Feltria de Gonzaga, duchessa di Urbino, chiese la concessione del terreno comunale per erigervi un Convento dei Frati Zoccolanti, e il comune le donò il terreno previa autorizzazione del papa Giulio II.
La chiesa di Santa Maria degli Angeli, le cui fondamenta erano state poste il 25 ottobre del 1514, fu consacrata il 22 luglio 1610 da mons. Consalvo Durante, vescovo di Pennabilli.
La chiesa presenta sul davanti un bel porticato sul quale si aprono i due portali (sec. XVI) di entrata alla Chiesa stessa e al Convento, in pietra arenaria. Ancora nel porticato sono presenti due piccole e graziose nicchie che, una volta, contenevano statue di Santi Francescani.
Entrati nel luogo sacro attraverso una semplice e decorata bussola, a sinistra, c’è la Cappella cinquecentesca del Crocifisso fatta erigere dalla famiglia vadese dei conti Clavari, notai alla corte del Duca di Montefeltro. Si tratta appunto della cappella del Crocefisso che contiene anche un bellissimo altare (sec. XVII) fatto erigere dal vescovo Roberto Ventrucci e indorato da Tommaso Cantucci da Fossombrone. L’altare porta in ambo i lati lo stemma gentilizio della famiglia Venturucci, a colori (in alto una croce e figura di moro che indica una stella-cometa, al centro tre stelle e poi la parte inferiore con strisce trasversali); lo stemma stesso si trova nel chiostro del Convento di Santa Maria degli Angeli. Tutto il piccolo fabbricato si presenta in uno stile architettonico sobrio e suggestivo. Vi possiamo notare:
Una targa di rame sbalzato con una figura muliebre in atto di offrire una coppa di fiori, 1912, opera dell’architetto Mario Urbani già insegnante nella scuola d'arte applicata all’Industria "F.lli Zuccari" S. Angelo in Vado.
Lapide sepolcrale con scritta in latino, di Pietro Paolo Arcid. Bizzarri morto nel 1746 a 92 anni, con stemma di famiglia.
Lapide sepolcrale del Musicista valdese Nicola Matteucci violinista e direttore d’orchestra, morto il 14-4-1872.
Ai lati della porta due acquasantiere in marmo.
Osservando ancora più attentamente la Chiesa al suo interno, ciò che colpisce subito l’osservatore è il soffitto in robuste travi, opera di un lavoro di ristrutturazione a cui fu sottoposta tutta la Chiesa (nel periodo 1950-1960) dall'Amministrazione Comunale vadese.
A destra si osservano una monumentale costruzione lignea contenente una statua-reliquiario del XVI secolo raffigurante S. Pietro, un primo altare con una tela di S. Francesco e S. Antonio, un secondo altare con la statua del santo francescano S. Pasquale Baylon.
A sinistra un altare con un quadro raffigurante la Vergine e S. Elisabetta e un secondo altare con un quadro della Sacra Famiglia. Tutti e quattro gli altari hanno dei paliotti riccamente disegnati con motivi floreali e uccelli.
Una semplice balaustra (colonnine) di marmo bianco ci introduce nel presbiterio piccolo con i semplici e francescani stalli del coro ligneo sovrastato dal quadro che dà il titolo alla Chiesa stessa e che rappresenta appunto “La Madonna in gloria tra gli Angeli con l'Eterno Padre e il Bambino”. Si riteneva che fosse opera del pittore vadese Taddeo Zuccai; fu donato al Convento dal fratello Raffaele Zuccari che lo aveva portato da Roma. Recentemente il quadro è stato attribuito a Federico Zuccari, fratello di Taddeo.
Un portale d'ingresso ci introduce nell'ex Convento (sec. XVI), un edificio a due piani, oggi, purtroppo, ridotto in pessimo stato.
Nel chiostro, per tutta la sua lunghezza, si possono ammirare, almeno per quel poco che è rimasto, affreschi che riguardano la vita di S. Francesco con alcuni stemmi gentilizi di famiglie vadesi. Dal chiostro si possono ancora ammirare le piccole finestre delle celle dei frati. Sullo stesso piano del chiostro, nella zona più vicina al vicino cimitero, c’è una porta con sopra una scritta ormai praticamente illeggibile: si tratta sicuramente del refettorio dei frati con antistante cucina.
Sempre dal chiostro la suggestiva visione del Campanile, anche esso restaurato, che è del 1666, come si può leggere in un'iscrizione latina collocata nel chiostro stesso.
Per una semplice scaletta, in cima alla quale ancora si può leggere la scritta "Silentium", si accede al piano superiore del convento dove si possono notare gli ampi corridoi sui quali si aprono le caratteristiche celle francescane su alcune delle quali si leggono, ancora, delle iscrizioni. Il tutto è ridotto in uno stato precario per il passare del tempo, per l’incuria degli uomini ed anche per certi fatti capitati nel corso dei secoli come il terremoto del 1781.
Fatto il giro del piano superiore si ridiscende per un’altra scaletta e possiamo visitare la piccola sagrestia nel soffitto della quale sono disegnate a colori in tondi alcune figure francescani: S. Giacomo, S. Ludovico, S. Bonaventura, S. Bernardino, S. Pietro, S. Francescano, S. Antonio, S. Berardo; nel mezzo del soffitto il monogramma cristologico I.H.S.; graziosi anche alcuni ornamenti del lavabo.
I religiosi francescani furono sempre tenuti in grande considerazione dalla città vadese finché, dopo l'Unità d'Italia (1861) e dopo le leggi di soppressione del 1866, il Municipio entrò in possesso di tutto stabile e la stessa Amministrazione, nell'orto attiguo al Convento, pensò di fare l'attuale Cimitero che fu condotto a termine nel 1870.
L'ultimo frate che era rimasto a custodia della Chiesa, P. Luigi Pandolfi da S. Costanzo, abbandonò il convento tra il 1890 e il 1891.

La Chiesa e il Convento sono stati di recente (prima del 2005) restaurati.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 01.01.2001
    Ultima modifica: 06.04.2017

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