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Le superfici d'erosione nel bacino del Metauro


Le aree di spartiacque più elevate e alcune zone montane del bacino del Metauro presentano numerosi settori semipianeggianti o blandamente ondulati, attribuibili a lembi relitti di antiche superfici d'erosione.

La letteratura scientifica, già da alcuni decenni ha individuato la presenza di una "paleosuperficie" modellata nell'intervallo Pliocene superiore-Pleistocene inferiore, che è stata considerata come l'elemento geomorfologico più antico della regione marchigiana. In seguito, essa sarebbe stata raccordata tramite ampi valloni con le estese superfici d'erosione di età "villafranchiana" che il Demangeot descrisse per l'Appennino abruzzese. Successivamente, la "paleosuperficie" sarebbe stata smembrata da una intensa tettonica distensiva quaternaria che la avrebbe dislocata in senso verticale e laterale. In realtà, ferma restando la possibilità di una "paleosuperficie" iniziale, recenti indagini evidenziano che per l'area marchigiana è opportuno parlare non di un'unica superficie d'erosione, ma di una serie di superfici scalate. Fra queste, le più recenti rappresentano i termini di passaggio da forme iniziali tipicamente extravallive, a forme più recenti di carattere spiccatamente intravallivo, quindi ai terrazzi d'erosione che anche nel Bacino del Metauro caratterizzano le porzioni più elevate dei versanti vallivi.

Nel bacino del Metauro le tracce delle superfici d'erosione più antiche, a quote paragonabili a quelle dei massimi rilievi, sono molto rare e sempre di dubbia attribuzione e interpretazione. Scendendo a quote di 500-600 m, quindi molto al di sotto della sommità dei maggiori rilievi, si rinvengono invece numerose superfici semipianeggianti indipendenti dall'andamento degli strati (cioè non superfici litostrutturali), suddivisibili in più livelli (ordini) e ubicate per la maggior parte in posizione francamente extravalliva. Procedendo verso quote più basse, queste forme sfumano verso terrazzi d'erosione intravallivi. Nell'urbinate, le forme intravallive compaiono piuttosto precocemente, all'incirca in corrispondenza della quota 470: qui si osservano almeno tre distinte superfici d'erosione, alle quote rispettivamente di 420, 450, 470 m s.l.m. Analoghe suddivisioni sono possibili all'altezza di Fossombrone, in sinistra idrografica del Metauro.

Le superfici d'erosione sono sempre più o meno intensamente rimodellate e generalmente non compaiono su di esse depositi nè paleosuoli. Fanno eccezione le già citate superfici dell'urbinate, in corrispondenza delle quali alcune opere di sbancamento hanno messo in luce depositi anche di oltre 10 m di spessore di limo argilloso ricco in muscovite e con percentuali variabili di sabbia. L'esiguità degli affioramenti non ha consentito comunque sino ad oggi analisi sedimentologiche che ne permettano l'attribuzione a un determinato ambiente deposizionale. Nell'ipotesi che tali depositi possano riferirsi a facies fluviali fini o a facies lagunari, essi rappresenterebbero i depositi continentali più antichi delle Marche settentrionali.

I Piani di Marzo nei pressi di Fossombrone

Le aree semipianeggianti cui appartengono i Piani di Marzo si estendono a sud di Fossombrone, fra le quote di 400 e 470 m circa s.l.m., nelle aree comprese fra le sommità dei rilievi alle spalle del Colle dei Santi e Montalto Tarugo. Questi alti pianori, insieme alle "paleosuperfici" di Urbino, rappresentano probabilmente i resti più evidenti ed estesi delle antiche superfici di spianamento nelle aree non costiere del Bacino del Metauro. L'erosione successiva alla loro formazione, talvolta guidata dalla stratificazione blandamente inclinata del substrato roccioso, le ha profondamente smembrate e rimodellate, riducendole a lembi discontinui, generalmente abbassando la quota e alterando l'inclinazione dell'originaria superficie, che resta ben riconoscibile da lontano a colpo d'occhio e ricostruibile osservando serie di spaccati topografici. Proprio a causa del successivo rimodellamento erosivo, a differenza delle superfici dei dintorni d'Urbino, qui non sono stati rinvenuti sedimenti, paleosuoli o altro riferibili al tempo di formazione della paleosuperficie stessa.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 09.10.2004
    Ultima modifica: 23.11.2004

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