ItinerariItinerari

Indietro

Da Piobbico al Monte di Montiego (itinerari - ESCURS)

Avanti

Il M. Petrano (itinerari - ESCURS)

Montiego: anelli dell'Orsaiola e del Monte del Picchio (ITINERARI - ESCURS)


ANELLO DELL’ORSAIOLA (sentieri CAI n.468, 463, 466 e 462) (Comune di Urbania)

Tempo di percorrenza: h 5,00 (percorso ad anello)
Lunghezza: 14 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

La valle dell’Orsaiola si trova nel versante orientale del gruppo del Montiego, affacciata sul Metauro, poco a sud di Urbania. Una valle con paesaggio rurale nella sua parte bassa e sterminati boschi in quella alta, dove predominano le proprietà demaniali. I toponimi di alcune aree fanno ipotizzare che in passato furono riserve di caccia dei nobili di Urbino.

Provenendo da Urbania, una volta presa la strada per Acqualagna, dopo circa un chilometro sulla destra un cartello indica “Orsaiola”: da quel punto, la strada asfaltata si addentra nella vallata per circa 5 chilometri, diviene per un chilometro una strada di breccia finché raggiunge la chiesa, dove si può parcheggiare.

Camminando torniamo indietro da dove siamo venuti fino al primo bivio, dove giriamo a destra, tra i campi e il fosso. Poco dopo una strana edicola sacra posta sulla scarpata (è un ex voto), sulla destra troviamo uno slargo e il sentiero che sale. La salita, le folte ginestre ed un solco piuttosto profondo provocato dal passaggio illegale delle moto rendono un po’ complicato il prologo. Poi il sentiero quasi spiana e si allarga ma è solo una tregua prima di una rampa breve ma ripida che ci proietta in una zona con poca vegetazione e alcuni calanchi. Un paesaggio con il suo fascino; uno dei tanti che attraverseremo in questo itinerario. I segnavia aiutano a trovare la via, che è comunque facilmente intuibile. Questa zona all’apparenza arida ci fa compagnia per un po’ ed è la prova di passati disboscamenti con cui questi territori erano stati sfruttati evidentemente oltre le loro possibilità. Quando il declivio si interrompe ritroviamo arbusti vigorosi e alberi, anche se molti di essi sono conifere piantate dal Demanio quando entrò in possesso di quest’area. Curiosa la presenza di Pino silvestre, generalmente poco utilizzato nei rimboschimenti che andarono avanti fino al 1970. La salita riprende inesorabile e per lunghezza e pendenza, quella che ora abbiamo davanti è la più importante della giornata. L’arrivo sulla cresta segna la fine della fatica più grossa e ci distrae con il panorama che si apre sulle zone sommitali del Montiego. Le rocce che emergono e i primi accenni di pascoli ci regalano l’ennesimo ambiente da vedere e apprezzare. La strada bianca nella quale si approda diviene a questo punto il nostro sentiero: sarà sufficiente andare a sinistra e seguirla per oltre venti minuti. Nella prima parte scende passando tra le ginestre e poi sotto i rami frondosi di grossi abeti greci. Raggiunta una sella erbosa si vede sulla sinistra una piccola struttura adibita a rifugio della Protezione Civile; dobbiamo proseguire e concludere la discesa, superare il bivio con la strada che sale dal fondovalle e iniziare la salita. Ora il bosco attorno è prevalentemente di latifoglie. Da quando ritroviamo i pini si va di nuovo in discesa, poi la strada spiana e all’incrocio successivo giriamo a sinistra fino al primo tornante, da dove si rientra sul sentiero e la salita torna ad essere importante. Dovremo più volte riavvicinarci e incrociare la strada, sempre nella pineta, fino a che, nei pressi del vecchio rifugio di Fontecorniale vedremo i grandi prati sommitali. Il nostro itinerario però da qui inizia la via del ritorno. All’esterno dell’ultimo tornante si prende il sentiero che taglia il versante, esce dal rimboschimento, passa in un bosco deciduo dove ci sono persino dei faggi e esce su una piccola bellissima sella in cui lo sguardo può spaziare verso sud, dalla valle del Candigliano al Monte Catria. Davanti a noi si staglia il bellissimo crinale di Cima Castiglioni, da percorrere tutto, fino a che, sull’altro lato, inizia la vera discesa, prima sul prato, poi con un passaggio orizzontale tra le ginestre, poi di nuovo prato scosceso e un lungo tratto su fondo sconnesso che ci riporta nel bosco, stavolta di latifoglie, anche molto bello nel finale. Raggiunto lo sterrato giriamo a sinistra e lo seguiamo a lungo, passando davanti ad una presa dell’acquedotto dopo la quale lo stradello diviene sempre più strada, anche se di breccia. In seguito troviamo alcune case e dopo una di esse, sulla sinistra, l’ultima importante deviazione. Prendendo come riferimento i pali della linea elettrica si sale su un dosso da cui possiamo osservare la boscosa valle del Rio dè Porrei che ci aspetta. Il sentiero è ampio fino al fosso mentre dopo il guado si restringe e taglia un versante acclive. Pochi minuti e uno stradello da esbosco ci fa camminare più comodi ma per fortuna poi riprende la mulattiera che passa affianco i ruderi di una misteriosa casa e scende nel fosso principale della vallata, il Fosso dell’Orsaiola, che si attraversa con un ponte di legno e ferro. Prima di ritrovare la strada passiamo dentro ad un noceto: sulla carreggiata non ci resta che andare a destra per terminare il giro.

ANELLO DEL MONTE DEL PICCHIO (sentieri CAI n.469, 463 e 461) (Comune di Urbania)

Tempo di percorrenza: h 4 30' (percorso ad anello)
Lunghezza: 12 km
Difficoltà: E
Ultima verifica dell'itinerario: 2023

Il Monte del Picchio raggiunge i 780 metri sul livello del mare ma la sua posizione geografica e la mancanza di altri rilievi nelle vicinanze, permette di godere di un panorama molto ampio. Ci troviamo all’estremità nord del gruppo del Montiego, tra le valli del Metauro e del Candigliano.

Ad Urbania, all’altezza del campo sportivo, ad un incrocio è ben evidente la segnaletica per il Bosco dei Folletti che prendiamo come riferimento. La strada esce dal centro abitato e entra nelle campagne di Santa Maria in Campolongo. Dall’asfalto si passa alla breccia e ci si addentra sempre più nella vallata: la strada finisce a San Martino, dove inizio il percorso.

Parcheggiata l’auto si passa a piedi di fianco alle recinzioni della fattoria didattica, poi davanti all’ostello. Il nostro itinerario inizia dove inizia il percorso del Bosco dei Folletti, con una discesa ripida che ci fa calare subito nell’atmosfera magica di questo luogo ideato da Nico Amatori. Alcune casette dei folletti e alla prima curva dobbiamo però lasciarli: li ritroveremo alla fine. Il nostro sentiero è comodo e quasi pianeggiante per un po’, salvo qualche breve rampa. Dalle latifoglie si passa ai cipressi e tenendo la destra si arriva ai piedi della prima vera salita di giornata. Davanti ad un prato con erba alta e roveti, il sentiero gira improvvisamente a sinistra e sale in un fitto ginestreto. Ritrovate le querce e superato un gradino naturale, siamo in un bosco di conifere elegante e quasi pianeggiante. Seguendo i segnavia lo si attraversa in diagonale per sbucare su una strada bianca, che va superata per entrare nello stradello che scarta a sinistra, per rientrare nel bosco, ora di latifoglie, che ci accompagna per tutta la valle in cui scorre il Fosso Isola. Il sentiero è largo e ben camminabile, persino in leggera discesa in alcuni punti. Il passaggio sul torrente è spettacolare: con o senza acqua, anche solo per pochi metri, cambia la vegetazione e l’atmosfera. La roccia un po’ scivolosa richiede attenzione ma ci sono anche felci e pungitopo da ammirare. Subito dopo il guado ecco la salita più ripida di tutte, resa ancora più impegnativa dal fondo ghiaioso. Dopo aver ritrovato una pendenza più accettabile il bosco si fa più interessante, dato che nel frattempo è mutato presentando anche aceri e faggi. L’uscita tra i ginepri per la prima volta ci permette di guardare più lontano e vedere in alto e destra la vetta a cui miriamo. Continuando a salire i ginepri si diradano e ci sono anche molte rose canine. La sella della Casella è il raccordo da cui ripasseremo anche più tardi: adesso dobbiamo andare a destra, in piano, fino alle pendici del rilievo: la vetta la affrontiamo tenendo la destra, così da attraversare i prati punteggiati di arbusti. Più si sale più si apre il panorama e già si vede Urbania in fondo alla vallata. Il sentiero ad un certo punto non è più neanche in salita e stiamo arrivando vicino alla cresta, che si scorge poco sopra di noi; passando tra i ginepri sparsi possiamo agevolmente raggiungerla. Ora è tutto prato fino alla croce. La discesa inizia poco sotto la cima, sulla sinistra rispetto a dove siamo arrivati. Una sottile mulattiera taglia il versante e ci porta su una piccola sella da dove, sulla sinistra, una traccia di solchi facile da individuare ci riporta in basso, verso la sella della Casella. Dal pianoro già conosciuto in precedenza prende il via il sentiero del ritorno e lo fa con una salita inaspettata, ma obbligata. Pochi minuti, ma impegnativi, che ci proiettano su un tratto molto bello, pianeggiante, in mezzo ad un bosco rado di aghifoglie e latifoglie. Un cancello da aprire e chiudere e in pochi minuti si arriva su una strada bianca. Teniamo la destra e salendo leggermente ci camminiamo per una ventina di minuti, fin quando si inizia a scendere e si trova, all’esterno di una curva, la deviazione che ci riporta nei sentieri. Da qui inizia la vera discesa. In certi punti è ripida e un po’ scivolosa, mentre il panorama ora è aperto in direzione nord-est. Sul crinale aperto bisogna fare attenzione a non perdersi la curva a gomito sulla sinistra. Dopo aver svoltato si rientra all’ombra degli alberi e dopo una fustaia di carpino nero in cui passiamo scendendo rapidamente, ci si ritrova su uno stradello secondario. Dobbiamo andare a sinistra, seguirlo per una decina di minuti e arrivare all’ultima deviazione. Anche in questo caso non bisogna sbagliare: l’ultimo pezzo del sentiero parte sulla sinistra, passa vicino alla Fonte dell’Orsa e diviene stretto e scomodo. Quando si riprende a camminare agevolmente significa che ci troviamo vicino alla conclusione: la conferma ci viene data dalle case dei folletti e dalle loro statuette in ceramica.


Dettaglio scheda
  • Data di redazione: 10.03.2024
    Ultima modifica: 28.03.2024

Nessun documento correlato.


Indietro

Da Piobbico al Monte di Montiego (itinerari - ESCURS)

Avanti

Il M. Petrano (itinerari - ESCURS)